La percezione delirante sul migrante. Razzismo e malattia mentale. Intervista a M. Fagioli

 di FLORE MURARD-YOVANOVITCH Professor Fagioli, gli ultimi episodi di violenza razzista a Torino e Firenze sono il segnale di un ritorno del razzismo in Italia? Prima di tutto rifiuterei la parola "ritorno", perché il razzismo è sempre esistito in modo latente nella Storia. E nella destra, che sia "fascista", "nazista" o "leghista", c'è strutturalmente un pensiero fatto "a categorie". Perché essa riduce la realtà umana a realtà fisica e s'inventa, su semplici differenze fisiche, la stupidità delle razze, che in realtà sono inesistenti. Negli ultimi delitti efferati di Breivik a Oslo e di Casseri a Firenze, la recrudescenza del razzismo raggiunge livelli particolari. È una violenza lucida che va oltre il sadismo, che annulla la realtà umana dell'altro. Casseri uccide due senegalesi come si farebbe coi fagiani ad una "caccia": è il sintomo di un annullamento totale dell'umano. Purtroppo, nell'odierna analisi del razzismo è ancora difficile portare una nuova sapienza e parlare di malattia mentale; vogliono credere alla favola dei "buoni e dei cattivi", senza vedere che si tratta di sani o malati. Il razzismo è negazione, percezione delirante o "pulsione di annullamento"? Si può cercare di portare fenomeni sociali, storici, a un linguaggio psichiatrico, a un livello più profondo, che in generale nessuno coglie o vuole vedere. I termini che lei ricorda della mia Teoria non sono nuovi ma lo è il loro significato, perché si tratta di intuire, sentire la realtà invisibile, psichica, senza coscienza. Di recente, il suicidio di Lucio Magri ha riportato al cuore del dibattito la ricerca sulla depressione, se sia normale tristezza o malattia. In quel caso la diagnosi è difficile, essendo il comportamento della persona con la realtà cosciente pressoché perfetto. Ma nel caso di Casseri, non era semplice abbassamento dell'umore, è depressione che ha in sé il delirio. Ho fatto questo nesso, perché il pazzo solitario è espressione della cultura che c'è dietro. Nella vignetta di Staino, "Bobo" di fronte alla fanciulla che gli chiede se Casseri è un pazzo, le risponde "ha studiato da ‘pazzo' in una tranquilla scuola nazista". La malattia mentale viene costantemente cancellata, sarebbe un modo di essere; e nella cultura di sinistra in particolare, la realtà umana è sempre stata pensata come normale pazzia, semplice scelta, libertà (vedi le terrificanti parole di Rossana Rossanda sulla scelta "coerente e libera" di Magri). Bisogna invece vedere la cultura di morte che si nasconde dietro gli anni 60 e l'esistenzialismo: la natura umana è pensata come naturalmente per la morte e per la distruzione. Ecco il contesto culturale in cui cresce la violenza. Me ne può dare una definizione chiara: per lo psichiatria che cos'è il razzismo? Il razzismo è legato alla visione superficiale dell'essere umano, come realtà percepibile solo nella veglia. In realtà queste cosiddette diversità di natura fisica (pelle, altezze, capelli e nasi tutti diversi) non costituiscono una "differenza": siamo tutti uguali, perché c'è un'immagine fondamentale dell'identità umana data alla nascita. L'unica "differenza" che esiste tra gli esseri umani sta nella struttura del pensiero interno, non cosciente: nella realtà umana interna. Il cardine della differenza assoluta essendo il rapporto uomo-donna, dove il desiderio non nasce dalla carenza (come si dice spesso), bensì dalla diversità e dal rapporto-interesse-visione dell'altro. Per il resto, nel modo di essere coscienti, siamo tutti uguali: nel rapporto sociale deve esistere l'uguaglianza assoluta. Perché il pensiero come razionalità, come scrive nel volume "Left 2008", fallisce nel riuscire "veramente a comprendere che gli esseri umani nascono tutti uguali"? Perché non c'è mai stato "il coraggio di guardare l'irrazionale umano"? Oltre le interpretazioni dei politologi, ho anche scritto che "invisibile, nella paura degli zingari, romeni, omosessuali, immigrati, carcerati, ci sia l'angoscia della parola Irrazionale, di ciò che non è ragione cosciente". Nel Logos occidentale da Platone alla Bibbia, esiste una storica distorsione del significato della parola irrazionale, erroneamente vista come il "pericoloso", "distruttivo", "violento"; persino ancora oggi, per la religione cristiana, come il "Male assoluto". Invece, il criminale come Breivik o Casseri, è proprio colui il cui irrazionale si è ammalato. Un irrazionale sano ci dà Picasso, Caravaggio, l'artista: la creatività che è solo degli esseri umani; un'identità non verbale che spesso solo gli artisti riescono a conservare... Ma questa è una verità sulla realtà umana che è vietato dire e pensare. Ai nostri confini avviene una quotidiana strage dei migranti che attraversano il Mediterraneo. Dietro quel lasciar naufragare... non c'è un lasciar "eliminare"? Il migrante non sarebbe ancora visto oggi in Occidente, con tutte le precauzioni dovute, come una specie di "essere inferiore"? Sì, c'è una violenza in atto che non è direttamente sadica, non distrugge, ma tende a voler "rendere inesistente". Mi viene in mente l'immagine dei desaparecidos nella dittatura argentina di Videla, quei dissidenti gettati dagli aerei nell'oceano proprio per farli "sparire" (e nella Storia il nazismo è stato il culmine di questo fare "sparire"). Per fortuna non credo che siamo a quel livello di violenza. Ci sono correnti aperte di sinistra e nella società che cercano con i migranti rapporti diversi da quelli della Lega. Come mai la storia umana è la lunga storia di un istinto di morte? Ma perché non è mai stato conosciuto l'"istinto di morte"! Finché si è ridotta la "pulsione" alla fame e alla sete, all'organicismo, e non si è scoperto che è "pulsione" di una strana particolare violenza interumana, non poteva esistere la conoscenza e la cura della malattia. La "pulsione di annullamento" non esiste alla nascita, dove c'è la vitalità, ma si sviluppa nei rapporti. Bisogna conoscere l'inizio della vita umana, per poter fare un rifiuto dell'istinto di morte. In questo, la religione cristiana ha una gravissima responsabilità, professando che la vita umana inizia con lo zigote ed è solo biologica. Nel ridurre l'uomo a mera realtà fisica, il cristianesimo è la vera matrice culturale e storica del razzismo. Non dimentichiamo che nella città di dio i cristiani si pensavano come "razza privilegiata", ammazzavano i non cristiani o li respingevano nei ghetti. E' una lunga tragedia storica. Ma se persino un genio come Shakespeare inventa il nefando personaggio di Shylock nel "Mercante di Venezia", bisogna immaginare il resto della nostra cultura cristiana che pervade tutto: il razzismo viene di conseguenza. Ma è un fatto che nessuno ha il coraggio di denunciare. È possibile una società di rapporti interumani nonviolenti? Certo, io ci provo, con la Teoria della Nascita. Bisogna scoprire la verità dell'identità umana. È nella verità dell'identità umana che c'è l'eliminazione di ogni razzismo e la sua cura; perché si riconosce la nascita uguale per tutti. www.agenziaradicale.it/

Fonte: http://radicaligenova.iobloggo.com/442/la-percezione-delirante-sul-migrante-razzismo-e-malattia-mentale-intervista-a-m-fagioli

Sostieni i Radicali Italiani con almeno 1 € - Inserisci l'importo » €