Intervista a Luigi Compagna. Senatore Pdl in prima fila per l’amnistia
di Fabrizio Ferrante, da www.epressonline.net, 18-12-2011
Prima dell’inizio dell’assemblea cittadina sull’amnistia, abbiamo sentito il Senatore Luigi Compagna. Membro del Pdl e da ieri iscritto all’assocazione radicale Per la grande Napoli, è ad oggi l’unico firmatario di una proposta di legge volta a chiedere esplicitamente l’amnistia. Con lui abbiamo parlato dei problemi che, a suo parere, affliggono il pianeta giustizia in Italia.
Senatore Compagna, si torna a parlare di “svuota carceri”. Qual è la sua opinione?
“Abbastanza simile a quella di Pannella. Troppo poco e troppo tardi, tuttavia sempre meglio di niente. Quello che mi sento dire è che con l’iniziativa della Severino la storia torni alle origini”.
In che senso?
“Già agli albori dell’ultimo governo Berlusconi, Alfano si fece promotore di un’iniziativa molto simile, che raccolse anche il parere favorevole di Rita Bernardini, che la definì “significativa”. Ricordo che in Commissione fu raggiunto l’accordo per una corsia preferenziale che ne permettesse la rapida approvazione, ma poi ci fu l’intoppo”.
A che si riferisce?
“Donatella Ferranti del Pd si tirò indietro, il suo partito fece mancare il sostegno all’iniziativa – che prevedeva pene comminate o residue inferiori ai 12 mesi, da scontarsi automaticamente ai domiciliari – e i democratici si arroccarono su posizioni giustizialiste, in scia a Di Pietro. In virtù di questo, come direbbe Massimo Bordin, “lo svuota carceri svuotò solo se stesso”. Fu per questo motivo che decisi di presentare la proposta di legge per chiedere esplicitamente l’amnistia, visto che a distanza di tre anni, come prevedibile in assenza di interventi, il bubbone nelle carceri è esploso”.
Quali prospettive per l’amnistia?
“Partiamo da un dato non negativo, ovvero l’ultima dichiarazione della Severino, che si è detta non pregiudizialmente contraria, lasciando la decisione all’iniziativa parlamentare. Occorrerà senso di responsabilità da parte di tutti, specialmente del Pd, che su iniziative di questo tipo, iniziative “radicali”, rappresenta il vero problema politico da risolvere. Troppe volte, quando si parla di giustizia, i democratici rispondono alla chiamata con toni giustizialisti, anteponendo la propaganda antiberlusconiana all’interesse generale. Lei ricorderà le ire suscitate a sinistra, dalla posizione di Pannella che avrebbe visto di buon grado anche un salvacondotto per Berlusconi nell’ambito dell’amnistia. Coerentemente, disse Pannella, se clemenza dev’essere, che sia anche per Silvio”.
A parte il Pd, quali sono le altre criticità da superare?
“Innanzitutto il fatto che, per approvare un’amnistia, occorra una maggioranza qualificata. Siamo passati da epoche non lontane, in cui si concedevano amnistie in ogni legislatura, allorquando bastava la maggioranza semplice, a vent’anni in cui non si è mai concessa. Se il dato era eccessivo prima, lo è ancor di più oggi, sebbene in senso opposto. Anche questo secondo me, ha fomentato il clima “tangentopolitano”.
Venendo al concreto, cosa chiedete al Governo?
“Ribadendo sempre che il pacchetto Severino non risolve tutto, ma è già qualcosa, esso da un lato pone dei problemi, ma dall’altro anche delle opportunità. Positivo il riferimento fatto dal ministro alle camere di sicurezza, per le quali chiediamo di estendere il potere di sindacato ispettivo, ad oggi esercitabile dai parlamentari nelle carceri. L’amnistia dovrebbe arrivare come punto terminale di una serie di riforme, ma in assenza di un progetto riformatore, essa può rappresentare anche un punto di partenza. La Giustizia in questo paese va costituzionalizzata, partire da un’amnistia, in grado anche di sgombrare i tavoli dei magistrati sempre più stracolmi di fascicoli, consentirebbe anche un miglior esercizio della funzione. Ad esempio si ridurrebbero le prescrizioni – 200 mila all’anno – quella si, come dice Pannella, “amnistia illegale e di classe”.
Secondo lei cosa ha determinato o contribuito a determinare questo stato di cose?
“L’obbligatorietà dell’azione penale, così come concepita anche con l’uso eccessivo della carcerazione preventiva, è più aberrante di quanto possa esserlo un’amnistia. Ma la cosa più aberrante è sempre il dato enorme delle prescrizioni. Anche l’atteggiamento di un certo tipo di antimafia mi lascia perplesso e glielo dico anche da grande amico di Nicola Cosentino. Ritengo l’antimafia che concepisce il “concorso esterno” inammissibile in uno stato di diritto. Mi piacerebbe sentire in merito il parere di Maurizio Turco”.
In conclusione Senatore, cosa attendersi per il futuro della lotta radicale per amnistia e giustizia?
“La cosa più evidente è che, se l’iniziativa della Severino avrà futuro, la lotta pannelliana per l’amnistia uscirà dal ghetto radicale. Mi pare già un primo, significativo, passo avanti anche se ne serviranno tanti altri”.
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