Acquasola - rassegna stampa



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Acquasola, il muro del pianto 9-12-2011
Genova - Una cortina di ferro, come quella che troncava le due Europe, fronte invalicabile tra due luoghi lontani anni luce eppure distanti solo un passo. Gravità diverse, eppure è lo stesso mondo: un pezzo dovrà guarire da un decubito lungo vent’anni, ma, la prossima primavera, con l’inizio della ristrutturazione progettata dagli architetti del Comune, tornerà a muovere qualche passo. Forse allora ci sarà di nuovo un parco, sulla spianata dell’Acquasola, ma è una ferita che non potrà guarire, perché l’altro pezzo resterà intrappolato, chissà per quanto, in imprevedibili catene burocratico-giudiziarie. Una terra inaccessibile, quest’ultima, perché, ha sentenziato la Cassazione, messa giustamente sotto sequestro.
Questa è la storia a due velocità che è anche la condanna non scritta e senza tempo del baluardo verde, più grande, tra quelli che il centro ha risparmiato dal cemento. La storia di 22.650 metri quadrati di verde dove - adesso sembra incredibile - ma una volta nuotavano i cigni e giocavano frotte di bambini genovesi. L’emblema comatoso di una pubblica amministrazione stritolata nelle spire delle sue stesse regole e degenerazioni. E il simbolo della frammentazione giudiziaria, che può portare un cantiere ad essere ammazzato e resuscitato un numero infinito di volte.
Qualcosa però è cambiato, e a far sussultare il malato che nessuno osava toccare davvero, il 29 settembre scorso, è arrivata la Cassazione. I supremi giudici hanno detto non soltanto che il sequestro disposto dalla procura di Genova - che ha indagato il costruttore ipotizzando l’abuso edilizio e la violazione della legge del 2004 che tutela beni culturali e paesaggio - è pienamente legittimo. Ma ha anche messo per iscritto che, per legge, un bene storico come l’Acquasola non può essere distrutto o danneggiato.
Forse la pietra tombale per il progetto del park interrato. Sicuramente un’iniezione fiducia per il Comune, che, da circa tre anni, dice di non volere il parcheggio interrato dell’Acquasola eppure, con lo stop definitivo alle ruspe - che questo arrivi da Tursi o da un tribunale - teme di andare incontro a un contraccolpo economico insostenibile.
«La sentenza della Cassazione - osserva il vicesindaco, Paolo Pissarello - non è di merito. Però, anche per come è formulata, è una decisione pesante. Tuttavia, resta un pezzo dell’Acquasola legato a una vicenda giudiziaria ancora in corso, dagli sviluppi che non conosciamo. Una circostanza di cui non si può non tenere conto».
Due velocità, appunto. «Il progetto preliminare per la sistemazione dell’Acquasola è pronto, mi è stato presentato in questi giorni», assicura l’assessore comunale al Verde, Pinuccia Montanari. Per Palazzo Tursi non ci sono più dubbi: l’Acquasola tornerà presto a essere un parco pubblico. Almeno, tornerà a esserlo la sua parte che non è compresa tra quello che, a intermittenza, è stato un cantiere in attività, e ora è un’area cristallizzata, delimitata dai sigilli imposti dalla magistratura penale.Staccionate e sacchi di sabbia abbandonati da una parte, alberi, panchin e e piante dall’altra. «In primavera, nella zona di Corvetto, termineranno i lavori per la costruzione della metropolitana. A quel punto - anticipa Paolo Pissarello - si potrà iniziare la sistemazione, partendo con il fronte di bastioni che si affacciano su via Carcassi e via Santi Giacomo e Filippo».
Per farlo, il Comune ha riservato una cifra che supera di poco i 300 mila euro. In tutto la sistemazione studiata dall’architetto Ines Marasso (dipendente del Comune) riguarderà un po’ meno della metà della superficie della spianata. «In un primo momento - aggiunge Montanari - avevamo pensato e messo a punto un progetto che prevedeva interventi soltanto nella parte non sotto sequestro. Però, crediamo ci siano le condizioni per pensare di lavorare sul parco nel suo complesso. Tra poco sarà pronto il progetto definitivo».
Nel frattempo prosegue il lavoro di approfondimento di Procura e Corte dei conti. Alla ricerca di quella definizione che genovesi, ambientalisti, Comune e impresa costruttrice cercano da anni. Per scrivere finalmente la parola “fine” in questa grottesca odissea cominciata nel lontano 1990, quando la giunta Campart, con la benedizione del consiglio comunale, affidò alla Sistema Parcheggi - che allora aveva un management che non è quello di oggi - la “costruzione di una serie di parcheggi a corona del centro cittadino”.
http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2011/12/09/AOpHSwTB-acquasola_pianto_muro.shtml
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OMA AMBIENTALISTI CRITICI, VIA LIBERA DALLA SOPRINTENDENZA
Botticelle, la scuderia a Villa Borghese «Scempio nel parco»
Per 80 cavalli. Il Comune: tutto ok I box e l' edificio Il progetto costa 500 mila euro. I vetturini: «Ai cavalli per le strade non rinunceremo mai»
ROMA - Pavimentazione in calcestruzzo su fondamenta di ferro e breccia, 141 box in legno e lamiera, un edificio di guardiania: con tali obiettivi edilizi si sta sbancando un ettaro di collina nel cuore di Villa Borghese, vicino al Pincio, destinato dal Comune di Roma ad accogliere le nuove scuderie per i cavalli delle carrozze turistiche capitoline, meglio note come botticelle. «Non c' è nulla da eccepire, il progetto è stato autorizzato sia dalla soprintendenza locale che da quella nazionale - dice Fabrizio Ghera, assessore ai Lavori Pubblici -. Costa appena 500mila euro». Umberto Broccoli, sovrintendente ai Beni Culturali del Comune di Roma, conferma: «Pareri tecnici contro chiacchiere da bar. L' iter di questo lavoro è lungo; architetti, storici dell' arte, archeologi l' hanno giudicato sostenibile. Io ho firmato solo alla fine». Oggetto di inesauste contestazioni da parte di associazioni e cittadini che ne chiedono la dismissione a seguito di incidenti mortali occorsi ai cavalli, sofferenti nel traffico della città odierna, il servizio è prerogativa di 42 vetturini che si tramandano le licenze di padre in figlio. L' ex Mattatoio di Testaccio, che da tempo occupano irregolarmente, è reclamato per altri progetti. Così, quartier generale dei postiglioni sarà quel tratto di parco che da viale delle Magnolie, fra alberi secolari e busti marmorei, scende fino al Muro Torto, confinando col viale del Galoppatoio che si estende oltre la strada. Villa storica, sede di sette musei, Sic (sito di interesse comunitario), tutelata dall' Unesco, Villa Borghese volge in condizioni di degrado che destano allarme sempre maggiore. «Il Fai si oppone a qualunque intervento snaturi la vocazione di un' area di cui va rispettata la rilevanza naturalistica, storica e architettonica, e auspica che le istituzioni competenti impediscano opere improprie» dice il presidente Ilaria Borletti Buitoni. Carlo Ripa di Meana, presidente della sezione romana di Italia Nostra, ricorda: «Il 29 settembre 2011, con sentenza esemplare, la Corte di Cassazione ha confermato a Genova il sequestro di un cantiere sotto il parco storico dell' Acquasola che avrebbe compromesso l' integrità del luogo. Il codice dei Beni Culturali e Paesaggistici prevale dunque su decisioni del Tar, del Consiglio di Stato e delle amministrazioni locali. L' illegittimità dell' intervento a Villa Borghese è evidente». Tuttavia, fra i nulla osta per la mega scuderia che accoglierà 80 cavalli, carrozze e presumibilmente una letamaia di adeguate proporzioni, c' è pure quello della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Roma, mentre la Soprintendenza del Ministero per i Beni Culturali ha siglato una concessione temporanea di suolo pubblico, perché «la concessione definitiva non potrà che avvenire se non al termine dei lavori di riqualificazione del Galoppatoio». «Aspettiamo che il Comune ci chiami, forse ci trasferiamo a gennaio», dice Patrizio Paoli, portavoce dei vetturini. «Seguiteremo a lavorare per le vie dell' Urbe e le carrozze saranno fornite di motori elettroassistiti. Ai cavalli non rinunceremo mai». «L' operazione non è in difesa degli animali, che continueranno a patire» commenta Claudio Locuratolo, presidente dell' Enpa-Ente nazionale protezione animali di Roma. «Premesso che lo stupro del parco resta inammissibile, l' operazione avrebbe avuto un senso se l' attività fosse stata ristretta alla Villa, ma così non è. Sembra piuttosto un modo per garantire a oltranza questo sfruttamento dei cavalli che indigna l' opinione pubblica». Margherita d' Amico
(26 novembre 2011) - Corriere della Sera
Fonte: http://radicaligenova.iobloggo.com/417/acquasola---rassegna-stampa
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