Intervento di Valentina Giannicchi: Che cos’è la politica?
Relazione II Congresso Associazione Radicale “Pier Paolo Pasolini” della Provincia di Frosinone.
In un’ottica prospettica che si basa su un principio evoluzionistico non necessariamente positivistico, cambierei, come insegna Wittgenstein, la “visione del cosa è” in quella del “come è la politica”, passando dunque da uno stato ontologico ad uno funzionale e tecnico che meglio si adatti allo spirito della nostra epoca.
Notoriamente il termine politica deriva dal greco polis che significa appunto città, agglomerato urbano, ovvero una serie di persone che dall’origine della storia nelle prime dimore di caverne si uniscono in complessi che acquistano le diverse forme di villaggio, paese, città, metropoli. Risalendo subito ad Aristotele e alla sua citazione per cui l’Uomo è un animale politico risulta dunque l’uomo quell’essente, per parlare con Heidegger, che ricerca appunto la polis, e nella polis, il confronto, il dialogo, la parola, lo scambio, la sussistenza, l’intrattenimento, la collaborazione che sono elementi primi di garanzia per l’istinto alla conservazione della specie.
E qui avrei detto tutto. Avendo infatti impostato la domanda in “a cosa serve la politica?”.
Ma continuo saltando alla nostra Associazione Culturale il cui motto è: La Politica è Cultura. Un motto decisamente Crociano, nell’accezione in cui appunto l’uomo non è nient’altro che la sua storia. Conoscere la storia è infatti punto fondamentale per la “politica di coscienza”, ovvero dei nostri tempi in cui l’intelletto, in alcuni casi, mira a competere o addirittura ignorare l’istinto.
L’angelo della storia di Walter Benjamin che cammina andando avanti ma con la testa rivolta indietro può essere l’immagine suggestiva per la politica come cultura, per la cultura come storia, per la storia come conoscenza.
Alla domanda dove dobbiamo andare? Penso che la domanda sia “pericolosa”.
La domanda è: “quale è la via?” Su quale strada camminare. E questo è il problema.
A mio parere la via da seguire in tempo di personale spiritualità, è quella che pronunciata nelle Sacre Scritture che conduce a Dio, ovvero all’amore e alla pace ed è sempre quella della Giustizia e del Diritto.
Per non cadere nella trappola del fanatismo etico ricordiamo infatti che Dio ci ha voluto liberi e che come scrive J.Stuart Mill: facoltà umane quali la percezione, il giudizio, il discernimento, l’attività mentale e perfino la preferenza morale, si esercitano soltanto nelle scelte. (da On Liberty).
Al 150° anno dell’unità d’Italia i concetti della fratellanza da proporre in più rispetto a quelli della Giovine Italia che erano appunto libertà, eguaglianza, indipendenza, unità e umanità, sono adesso quelli di pace, civiltà e tolleranza.
Per una cultura come amore rispetto a questi concetti si cita infatti la massima di Sant’Agostino per cui ama e fai ciò che vuoi.
Rispetto dunque alla conservazione della specie la politica diventa anche un chiedersi del cittadino civile di cosa può fare il cittadino per lo Stato e non solo cosa lo Stato può fare per il cittadino come disse Kennedy.
Entra qui la dimensione del sacrificio che nel momento di “crisi”, ovvero momento in cui si discerne, si critica e si rivaluta che c’è da rileggere il primo articolo della nostra Res Publica. Bisogna credere che sia reale, che la repubblica funzioni e che da democrazia non si trasformi in oclocrazia. Bisogna mantenere quell’atteggiamento reale, che intrinsecamente nasconde il termine di regale per cui ci sia una nobiltà d’animo dei rappresentanti politici rispetto alle Istituzioni democratiche.
Sempre da Mill chi sceglie la vita esercita tutte le sue facoltà.
E la politica è la vita.
E noi siamo la sua vita.
La politica siamo noi, inteso come popolo tutto, quando camminiamo nella via dell’umiltà di fronte al genere umano con la responsabilità deve esistere un futuro per tutti.
La politica diventa dunque luce della coscienza e senza luce diventiamo schiavi della corruzione o peggio della dittatura.
Cosa si deve chiedere oggi alla politica? Quale è il suo senso?
Personalmente dal basso io proporrei lo sforzo, lo sforzo di credere che ce la possiamo fare, e che l’istinto primordiale alla conservazione della specie risorge sempre nel cuore di crede nella Civiltà.
Politica oggi deve essere Amore per il genere umano prima di tutto perché la politica è un istinto razionale. E concludo con la mia tesi per cui la politica è il primo istinto di un uomo civile.
Valentina Giannicchi, 2 Dicembre 2011

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