Grande frana al Parco dei Camaldoli
NAPOLI – Il terreno nudo in mezzo agli alberi è percorso da un taglio netto, come se una gigantesca lama l’avesse colpito con forza: sono i segni della violenza della natura che si ribella al degrado e mostra il suo immenso potere distruttivo.
Parco del Camaldoli, la stessa area per la quale nel mese di febbraio il nostro giornale lanciò il primo allarme, la stessa furia degli elementi: una gigantesca frana si è mossa dalla collina e stava per provocare una disgrazia: «Ero proprio sul sentiero che adesso non esiste più – spiega Antonio Varriale – ho sentito rumore di pietre che cadevano, mi è sembrato che gli alberi si muovessero.
Ho pensato che mi girasse la testa, poi ho capito cosa stava accadendo e ho cominciato a correre a perdifiato, senza voltarmi indietro, nonostante il boato che mi inseguiva. Mi sono voltato solo dopo aver percorso tanta strada, ho visto quel che era successo e ho ringraziato il Signore per avermi dato la forza di scappare». Antonio è un ex carabiniere con la passione per il jogging. Ogni mattina corre nel parco dei Camaldoli, lo conosce come le sue tasche e, siccome l’appartenenza all’Arma non si cancella con la pensione, mentre corre si guarda intorno, scruta, vigila, si prende cura di quel parco che sente un po’ come casa sua.
Dopo essere riuscito a scappare, Varriale ha spiegato l’accaduto ai custodi che hanno attivato le procedure d’ufficio. Qualcuno è venuto a controllare, sicuramente non l’ha fatto l’ufficio del Comune preposto alle verifiche. Si tratta della stessa struttura che, nel mese di febbraio, dopo aver letto sul Mattino che c’era stata una frana, mandò uno squadrone di addetti per stabilire che era tutto sotto controllo. L’altro giorno, dallo stesso ufficio, contattato per annunciare l’evento, è arrivata una risposta precisa e determinata: «Noi interveniamo solo su segnalazione ufficiale». Significa che un segnalazione ufficiale non è ancora arrivata.
«È per questo che ho chiesto il sostegno del Mattino – spiega Antonio Varriale – io da dieci giorni mi chiedo perché non viene lanciato l’allarme e ogni giorno che passa penso che le case a valle sono sempre più in pericolo».
A sostenere la battaglia in favore del parco dei Camaldoli c’è anche il capogruppo di Fli al Comune di Napoli, Andrea Santoro. Fu lui a lanciare il poderoso allarme di febbraio ed è lui, oggi, ad allargare le braccia davanti al disastro: «Mi sembra assurdo, incredibile. Io ero presente al sopralluogo dello scorso inverno quando i tecnici dissero che non c’era nulla da temere. Ricordo precisamente che, passando nel punto dove oggi s’è verificata la nuova frana, notammo che c’era acqua che sgorgava. Dissero che era una banalità. Oggi per via di quella banalità poteva scapparci il morto».
Secondo il racconto di chi conosce la vita del parco, la nuova gigantesca frana sarebbe il risultato di una serie di eventi concatenati, ma tutti evitabili. Il fiume di acqua che ha portato giù la grossa fetta del parco, infatti, nascerebbe durante i giorni di pioggia in cima alla collina, precisamente allo stazionamento dei bus che si trova nei pressi dell’Eremo. Quell’acqua si infila lungo il viale privato Rai e dovrebbe essere intercettata dalle caditoie che, però, sono tutte occluse. Così il fiume diventa sempre più impetuoso man mano che scivola verso il basso, poi si infila nei terreni privati e, infine, va a sbattere contro la vegetazione che per un po’ resiste, poi crolla inesorabilmente verso il basso.
Attualmente la porzione di parco dove si è verificata la frana è vietata al pubblico. Le speranze di recuperare i sentieri distrutti sono minime: si trovavano ai margini di un burrone e adesso si trovano sul fondo. Pensare di ripristinare un camminamento in quel punto sarebbe una follia. «Ma quello non è l’unico punto a rischio – spiega il consigliere Andrea Santoro – bisogna effettuare al più presto una verifica completa dell’intero parco. Non possiamo consentire che i visitatori corrano rischi per colpa dell’incuria di chi dovrebbe amministrarlo correttamente».
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