Lucio Magri e la borghesia di classe

di Silvio Pergameno, da www.agenziaradicale.com, 30-11-2011

La scomparsa di Lucio Magri, uno dei cardini della secessione del “Manifesto”, non può fornire un alibi per lasciar progressivamente cadere nell’oblio la storia di una posizione politica di rilievo, rispetto alla quale la cultura liberale ha sempre mantenuto ferma la sua lontananza, anzi alterità, anche se soltanto in alcune sue espressioni ha, quanto meno, intravisto una strada diversa per ridare slancio e fiducia in Italia e in Europa alla liberaldemocrazia; un argomento che, naturalmente, merita un approfondimento, che non può certo esaurirsi in una nota di agenzia..

Il “Manifesto” ha rappresentato la più significativa eresia dal tessuto del Partito Comunista Italiano, eresia perché ha voluto esprimere e organizzare il proprio dissenso mantenendosi nell’ambito della cultura marxista, senza peraltro riuscire ad essere proletario e finendo con il rimanere costretto in una circoscritta dimensione intellettuale, in Lucio Magri legata all’incancellabile impronta delle origini e convalidata nella dolorosa vicenda dell’ultima parte della sua vita, dopo il crollo del comunismo.

Nel secolo ventesimo il grosso degli intellettuali (e tanta borghesia colta) ha cercato di trovare uno sbocco al proprio disagio esistenziale, alle proprie frustrazioni, ai propri sensi di colpa nella militanza, o anche solo nella vicinanza, al Partito comunista, che indicava nel capitalismo l’origine i tutti i mali e forniva una spiegazione classista dell’affermarsi del fascismo (e trovava – perigliose – affinità nel sottofondo pauperista del mondo cattolico); la tradizione liberale restava confinata nel campo avverso.

Si trattava, e si tratta, invece, di riflettere sul fatto, che come il liberalismo nel nostro paese ha rischiato di morire prima di nascere con la Carboneria che rivendicava ordinamenti liberali nei singoli piccoli stati, così la crisi della liberaldemocrazia che si avvia in Europa nella seconda metà dell’ottocento è la manifestazione più clamorosa degli assurdi conflitti tra gli stati che porteranno alle due terribili catastrofi belliche della prima metà del novecento, con il massacro che subiranno l’idea di nazione e l’internazionalismo (delle sinistre delle origini), che poi significava sintonia tra i popoli europei in Europa e con quelli trasferiti nel nuovo mondo.

Si è rivelato molto superficiale quel luogo comune per il quale la differenza tra destra e sinistra starebbe nel fatto che la prima sarebbe legata soprattutto al principio di libertà e la seconda soprattutto a quello di eguaglianza, in particolare uguaglianza sostanziale, con i borghesi che, per tacitare le crisi di coscienza, si iscrivevano al PCI, senza peraltro consolidare alcun risultato. In questo sta la tragedia di Magri.

La crisi della democrazia europea è invece legata alla statizzazione del liberalismo e la storia europea degli ultimi due secoli va riletta in questa chiave: dal 1945 in poi,invece, si è beatamente ripresa e completata la ricostruzione degli, ormai piccoli, stati: ma il dibattito politico è degradato, le nazioni languono. E’ un discorso che riguarda la destra, non soltanto italiana, non meno della sinistra e che torna di drammatica, attualità proprio in questo momento politico, nel quale il nostro paese, ma non meno gli altri paesi europei, attraversano una grave crisi che si vuole finanziaria più che economica, ma che, invece, a non voler fermare la riflessione a un livello epidermico, rivela la sua natura profondamente politico-istituzionale.

Tanto per fare un esempio: è fin troppo chiaro che la BCE teme di assumere quel ruolo di prestatore di ultima istanza per assicurare il pagamento dei debiti degli stati (che dovrebbe risolvere tutti i niostri probelmi), perché dietro non ha un governo europeo che la garantisca e la sostenga con la sua politica; si ritrova invece con i governi degli stati affidati a partiti che hanno paura di perdere le elezioni perché le formiche non vogliono pagare i debiti delle cicale, come i leghisti…

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=5233&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=lucio-magri-e-la-borghesia-di-classe

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