Quella corsa all’indebitamento

di Mariano Maugeri e Giuseppe Oddo da “il Sole24Ore”, 26-11-2011

Sull’orlo del crack. Con 15 miliardi di debito, rate di mutuo per centinaia di milioni al mese, la sanità obbligata dal governo a un piano di rientro e le aziende di trasporto in dissesto l’amministrazione regionale della Campania sembra il Vesuvio in procinto di esplodere. C’è un dato che dà conto meglio degli altri della drammaticità della situazione: l’assoluta carenza di liquidità. Le casse della Regione sono all’asciutto, divorate dalle richieste fameliche delle aziende sanitarie e ospedaliere. La giunta di centro-sinistra presieduta da Antonio Bassolino (2000-2010), incurante dello sprofondo contabile aveva continuato a finanziare spese correnti con indebitamento violando l’articolo 119 della Costituzione che consente alle Regioni il ricorso al debito solo per spese di investimento. Poi nel 2009 Bassolino scelse deliberatamente di aggirare il patto di stabilità, forse pensando che il costo dello sforamento per l’amministrazione fosse più sostenibile del danno sociale per il mancato pagamento dei fornitori. La trasgressione delle leggi ha comportato una serie di sanzioni tra cui il divieto di contrarre nuovi debiti. Così nel 2010 la Campania è stata a un passo dal default. Gli ispettori del ministero dell’Economia che erano venuti a Napoli per passare al setaccio i conti dell’ente lo hanno scritto a chiare lettere nel loro rapporto. Il giudizio è stato ribadito dagli estensori del piano di stabilizzazione, consegnato in settembre al ministero dell’Economia. C’è stato un momento, lo scorso anno, in cui l’amministrazione non ha avuto più il denaro per pagare i dipendenti. «La Campania – spiega il deputato del Pd Umberto Del Basso De Caro, avvocato penalista di Benevento – dispone solo di fondi per competenza. Da questo punto di vista appariamo ricchi, ma non abbiamo un centesimo in cassa». La cronica assenza di liquidità non impedisce alla Regione di chiudere i bilanci con un risultato dell’esercizio finanziario positivo per svariati miliardi. Questo avanzo di amministrazione, nel 2010, è stato di poco inferiore a 7 miliardi, ma l’importo è virtuale. A compiere il miracolo sono i 24 miliardi di residui attivi (entrate accertate ma non riscosse) registrati lo scorso anno, a fronte di residui passivi (spese impegnate ma non pagate) che hanno superato i 18 miliardi. Nessuno sa, però, se questa massa di residui attivi – tra cui tributi mai incassati, fondi dello Stato mai pervenuti, fondi comunitari mai utilizzati – che è andata accumulandosi negli ultimi trent’anni sia costituita da crediti esigibili. Se per ipotesi un terzo di quei crediti non potesse essere riscosso, la Regione si troverebbe schiacciata da altri 9 miliardi di debito netto.
La situazione è così tesa che il presidente Stefano Caldoro, il successore di Bassolino che guida una coalizione di Centro-destra, ha voluto a capo del Bilancio Gaetano Giancane, generale della Guardia di Finanza, ex comandante del nucleo di polizia tributaria della Calabria. L’assessore, un po’ perché oberato dagli impegni, un po’ perché la situazione dei conti è vicina al punto di non ritorno, ha lasciato cadere la richiesta di un’intervista al Sole 24 Ore. A parlare è invece il procuratore delle Corte dei conti campana, Arturo Martucci di Scarfizzi, che all’inaugurazione dell’anno giudiziario ha denunciato scorrerie e irregolarità della pubblica amministrazione. Dice il procuratore: «Gli enti territoriali presentano deficit rilevantissimi, debiti fuori bilancio, ingenti e illegali forme di ricorso all’indebitamento».
Un quadro a tinte fosche, al quale cerca di porre rimedio Caldoro pur tra i conflitti che lo contrappongono alle altre “anime” della maggioranza: il coordinatore regionale del Pdl ed ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino e il sempreverde Ciriaco De Mita, riparato nell’Udc dopo essersi alleato con Bassolino, presente nell’attuale giunta attraverso il nipote, l’assessore al Turismo Giuseppe De Mita. Uscito rumorosamente dall’esecutivo a fine settembre, De Mita junior, che è anche vicepresidente della giunta, è rientrato di recente nei ranghi «dopo aver ricevuto rassicurazioni sul futuro degli ospedali di Bisaccia e Ariano Irpino», racconta Giuseppe Russo, capo-gruppo del Pd in consiglio regionale. Commissariata dal luglio 2009, la sanità, con i suoi 9,5 miliardi di spesa, alimenta appetiti insaziabili. I numeri sono eloquenti: 2,3 miliardi i costi per l’acquisto di beni e servizi a fine 2009, 3,3 miliardi quelli per il personale e 2 miliardi i costi per l’assistenza fornita da strutture private. La sanità, pubblica e privata,è la più grande industria di questa regione. Un esempio su tutti: la Asl1 di Napoli, con 13mila dipendenti, un bacino d’utenza di un milione d’abitanti e nove ospedali, è la più popolosa e indebitata d’Europa. «Circa l’80% dell’esposizione della sanità campana, che supera i 10 miliardi, è concentrata in questa struttura elefantiaca», sostiene Del Basso De Caro.
Nel ruolo di commissario straordinario della Asl 1 è stato nominato il generale dei Carabinieri Maurizio Scoppa. Un altro ufficiale dell’Arma, il colonnello Maurizio Bortoletti, è commissario della Asl di Salerno. Una militarizzazione tardiva ma non causale: nella sanità convergono interessi politico-affaristici-mafiosi. La vecchia Asl4, che raggruppava i paesi dell’area vesuviana e Pomigliano d’Arco, fu commissariata nel 2005 (prima in Italia) per infiltrazioni camorristiche. Caldoro ha voluto al suo fianco nel ruolo di consigliere per la sanità il senatore del Pdl Raffaele Calabrò, cardiologo, soprannumerario dell’Opus Dei ed ex assessore alla sanità ai tempi della giunta Rastrelli. Il senatore sta sulle sue e preferisce sorvolare sui disastri della gestione Bassolino. Dice: «Abbiamo fissato gli obiettivi per la riorganizzazione del sistema ospedaliero e il trasferimento di alcune funzioni dagli ospedali al territorio. A regime, fra un paio d’anni, contiamo di risparmiare 250 milioni».
Altro tecnico vicino al governatore è Salvatore Varriale, consulente per il Bilancio: «La Campania è l’unica Regione in linea con il piano di rientro. A fine 2011 il disavanzo sanitario si attesterà sui 177 milioni, contro i 429 del 2010 e i 773 del 2009, e nel 2012 chiuderemo a -55 milioni. C’è poi il debito: i 5 miliardi accumulati tra il 2001 e il 2006 sono già stati consolidati, mentre i 5,3 degli anni 2007-2011 risultano coperti solo per 3 miliardi da crediti del Tesoro. La quota restante, di circa 2,4 miliardi, è priva di copertura».
Appare compromessa anche la situazione dell’Eav, l’Ente Autonomo Volturno, la holding delle società regionali di trasporto, la creatura di Ennio Cascetta, per ben dieci anni assessore ai Trasporti della giunta Bassolino. Il gruppo, 4.200 dipendenti, è uno dei tanti stipendifici della Regione. Il 70% dei costi se ne vanno per il personale. Tra debiti verso fornitori e verso banche, l’esposizione complessiva ammonta a 500 milioni. Per abbatterne le perdite, la Regione ha sottoscritto un aumento di capitale da 37 milioni. La società ha in bilancio, per l’adeguamento dei canoni di concessione dei servizi, una massa di crediti mai riconosciuti dalla Regione «per i quali abbiamo avviato accantonamenti prudenziali», dice il direttore generale Valeria Casizzone. «L’obiettivo è la parità dei conti nel 2013».
L’elenco delle società e degli enti regionali in profondo rosso sarebbe interminabile. «È arrivato il momento che i campani conoscano la verità su come è stata gestita questa Regione», si lascia scappare l’assessore all’Ambiente, Giovanni Romano, dopo una lunga discussione sul piano regionale dei rifiuti, il primo dopo 17 anni, che ha ricevuto l’ok da Bruxelles. «Dal bilancio consolidato emergerà una situazione esplosiva». Parole in sintonia con quelle di Caldoro: «Per la Campania il rischio Grecia potrebbe essere alle porte».

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=5202&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=quella-corsa-all%25e2%2580%2599indebitamento

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