Caso Magri: la difesa di una scelta

La vicenda Magri ha riacceso il dibattito sul fine vita anche in questo periodo in cui la crisi economica e l’annunciata e temuta recessione sembrano risucchiare completamente l’attenzione dell’esecutivo e dei media. Riportiamo di seguito un “riassunto” di prese di posizione Radicali, convinti che il rinnovamento e la crescita del nostro paese passino sempre e comunque attraverso le conquiste dei legittimi diritti civili.

Emma Bonino: scelta da rispettare
“Penso che la morte fa parte della vita e ci appartiene. Ognuno è libero di fare scelte che vanno rispettate, compreso questa”. Così Emma Bonino, esponente radicale e vicepresidente del Senato, risponde a chi le chiede se voglia commentare la decisione presa da Lucio Magri. E poi, sulla scelta di Magri, aggiunge: “E fa riflettere che uno la possa esercitare in Svizzera e non altrove, ivi compreso casa sua”. (AGI)

Farina Coscioni: morale ipocrita, senza misericordia, si “fa, ma non si dice”. Fenomeno di massa e clandestino
“Spero, voglio sperare che la vicenda umanissima di Lucio Magri, che ha deciso di non soffrire più, e ha posto fine al suo dolore, sia di ammonimento e insegnamento.
Magri riteneva intollerabile vivere, preda di una depressione che lo faceva scivolare inesorabilmente in un “buio” provocato da ragioni pubbliche e private che sono insondabili e non vanno giudicate. Per porre fine al suo dolore, ha però dovuto “emigrare”, un viaggio con un biglietto di sola andata, in Svizzera. Questo perché viviamo in un paese dove vige una regola ipocrita, quella del “si fa ma non si deve dire”: la regola dove la maggioranza dei medici e degli infermieri quando vengono interpellati, ammettono che sì, a volte la morte può essere preferibile a un residuo di vita fatta di dolore insopportabile e inutile; dove l’eutanasia si pratica al di là di ogni regola e controllo, perché la mano pietosa di un medico e di un infermiere compie quell’estremo gesto di misericordia che la legge e una “morale” immorale vieta; dove o lo si fa clandestinamente, oppure si è costretti a emigrare come Magri, o si devono compiere gesti di “rivolta” estrema come Mario Monicelli. Dovremmo sapere quanti anziani che si tolgono la vita in modo tragico, gettandosi da una finestra, da un ponte, o impiccandosi, lo fanno perché malati incurabili e vittime di atroci dolori, perché non hanno la possibilità di una morte pietosa e dignitosa che vorrebbero, e viene loro negata. Ma perfino un’indagine conoscitiva del fenomeno, è stata negata.
Rendo omaggio a Lucio Magri, come già lo resi a Mario Monicelli, vittime e martiri di questa morale assurda e ipocrita come lo furono Luca Coscioni, Piergiorgio Welby e Giovanni Nuvoli e i tanti di cui non conosciamo neppure il nome.
Continuerò, con le mie compagne e i miei compagni radicali la lotta per la dignità della vita e del morire, così come la chiedeva, anzi la ESIGEVA Indro Montanelli e tanti con lui. Perché non si sia più costretti a gesti estremi come Monicelli, a viaggi solo di andata, come Magri.

Mina Welby: rispettare sempre la volontà dell’individuo
Se Lucio Magri, fondatore del Manifesto e storico leader della sinistra, ha scelto di morire in Svizzera “vuol dire che era assolutamente determinato, che considerava la sua depressione senza via d’uscita. Era la sua volontà, e la scelta dell’individuo è l’unica cosa che conta”. Così Mina Welby, moglie di Piergiorgio, che scelse di morire nel 2006 assistito dal suo medico dopo anni di malattia, commenta il suicidio di Magri. “La scelta di uscire dalla vita – spiega Welby all’Agi – compete alla persona, non ci sono critiche da fare, solo massimo rispetto. E in queste strutture in Svizzera non è così facile morire, i medici valutano attentamente le condizioni psicofisiche del paziente e se ci sono margini di recupero per evitare la scelta più drastica.
Evidentemente quella di Magri è stata una scelta molto ponderata, che noi non possiamo giudicare. La coscienza è individuale, chi crede poi risponderà delle sue scelte davanti a Dio, altrimenti davanti alla propria coscienza”.

Silvio Viale: “In difesa di Lucio Magri, le scuse dei medici italiani”
“Un grande grazie a Lucio Magri per avere combattuto fino alla morte e nella morte. Sono certo che il medico svizzero che ha compilato la ricetta mortale abbia scrupolosamente valutato il quadro clinico. Così anche coloro che lo hanno materialmente assistito in questo ultimo gesto d’amore, d’amore per se e per gli altri. Comprendo lo sconforto degli amici per la perdita di una persona cara, ma nessuno rimane per sempre quello che noi pensiamo che lui debba essere per sempre. Nella vita si invecchia, ci si ammala e si vede la fine. Lucio Magri ha certamente combattuto contro la sua malattia, ma ha deciso di morire, dopo una vita pienamente vissuta, come noi vogliamo che diventi un nostro diritto. In Svizzera un fascicolo giudiziario è stato aperto ed è stato chiuso. In Italia, ora, è possibile che si apra un fascicolo per perseguitare chi potrebbe averlo aiutato. Grazie a Lucio Magri che ci fa parlare della sua morte e della morte inesorabile di tutti noi. Da medico, in ideale rappresentanza dei medici italiani, porgo le scuse e il rimpianto di non averlo potuto aiutare e di averlo costretto a morire in esilio, con la speranza che non sia lontano il giorno in cui uno come me possa fare in Italia, quello che possono fare i medici svizzeri, olandesi, belgi e lussemburghesi. Ancora un grande Grazie a Lucio Magri.”

Beppino Englaro: vale il principio della coscienza personale
Usa esclusivamente una breve frase Peppino Englaro, padre di Eluana, per commentare la morte ‘voluta’ in Svizzera dal fondatore de “Il Manifesto”, Lucio Magri: “Vale solo e sempre un principio ed è quello del primato della coscienza personale”. Englaro, confessa di “non sapere e di non essere stato al corrente del decesso” del giornalista e politico ferrarese. “Comunque – aggiunge – io sono sempre del parere che vale un solo principio ed è quello che ho detto: il primato della coscienza e della libertà personale”.
Secondo Englaro “nessuno può entrare nella coscienza di una qualsiasi persona. Questo signore evidentemente ha esercitato il primato della sua coscienza. E’ tutto lì. E tutto si riassume in queste parole, nel primato della coscienza personale, che non può essere messo in discussione da nessuno sulla faccia della terra”. Poi aggiunge: “La decisione di questo signore non è che io la debba condividere, io la rispetto, proprio perché rispetto questo primato che è di tutti. Quindi, non è che io debba condividere niente, io ho rispetto assoluto della coscienza di questa persona. Anche perché tra l’altro – spiega – io non so tutte le sue motivazioni e non ho nessuna ragione di andarle a scoprirle e quindi rimane solamente quella cosa del primato della coscienza personale di qualsiasi individuo. Lui questo primato l’ha esercitato e basta, chiuso. Come si fa del resto a giudicare una coscienza di un’altra persona? Non si può entrare né nella mente né tantomeno nella sua coscienza. Si può solo rispettarla. Tutto qui. Io altro non ho da dire”.

Fonte: http://beta.radicalimarche.org/2011/11/30/caso-magri-la-difesa-di-una-scelta/

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