Lettera aperta a Domenico Scilipoti

Onorevole Scilipoti,

vorrei ricordarle le parole che lei stesso ha pronunciato qualche giorno fa al Primo Congresso del Movimento di Responsabilità Nazionale. Stava parlando di famiglia e, infervorandosi di fronte ad una spaventevole platea applaudente, ha detto: “Come si può parlare di famiglia e vedere in televisione un uomo che parla di famiglia e dice pubblicamente di convivere con un altro uomo? Qual è la spiegazione che io posso dare a mio figlio per dire che quello è il punto di riferimento della famiglia? Come posso spiegare io a mio figlio come fa a procreare una coppia di fatto? Mi devono spiegare come faccio a sostenere la famiglia dicendo che il mio compagno è un uomo. Ma questo non per creare confusione o per parlare male di qualcuno. Io faccio delle riflessioni e dico che chi parla di famiglia deve capire che la famiglia è composta da un uomo e una donna. Poi le coppie di fatto possono fare ciò che vogliono. Ma non puoi dire a mio figlio che quella è una famiglia. Perché mio figlio non capirebbe, non riesce a capire di che cosa sto parlando”.
Perché le ricordo queste sue parole? In primo luogo perché non è mai carino dare pubblicamente dello “stupido” al proprio figlio. Poi per il fatto che il suo concetto di famiglia è assai riduttivo. Per lei non è l’amore, il calore, l’affetto a formare una famiglia, ma il semplice dato materiale dell’essere uomo e donna.

Sa, caro onorevole, conoscevo una coppia – uomo e donna, come dice lei – che si è sposata in chiesa. Dopo qualche anno di matrimonio, con il mutuo da pagare ed un figlio da mantenere, il marito ha perso il lavoro ed essendo ormai più che cinquantenne non è riuscito a trovarne un altro. Lentamente ha iniziato a bere alcool; prima saltuariamente, poi ininterrottamente. Le cose nella coppia hanno iniziato a degenerare. Una volta proprio quell’uomo ha picchiato la sua donna. Ecco, per lei questo è più “famiglia” di una coppia omosessuale? Dopotutto qui sussiste il dato oggettivo da lei proposto per il predetto termine: c’è un uomo e c’è una donna. Null’altro. La forma prima della sostanza.

Vede, caro Onorevole, lei tra le altre cose si chiede come poter spiegare a suo figlio come fanno a procreare due uomini (o due donne, aggiungo io). Forse basterebbe che gli dicesse che due persone dello stesso sesso non possono procreare come una coppia eterosessuale fertile, ma utilizzando altri percorsi d’amore come l’inseminazione artificiale o l’adozione. Insomma, si comportano come tantissime coppie eterosessuali non fertili.

Per concludere, personalmente credo che i bambini non abbiano pregiudizi omofobi, bensì credo che siano le famiglie o le amicizie, nella maggior parte dei casi, ad inculcare la paura nel “diverso da te”. Detto questo, immagino che lei sia un buon padre, quindi se suo figlio le fa queste domande lo prenda in braccio e gli dica che una famiglia sta in quel rapporto che c’è tra voi. E che il genere dei conviventi non influisce sulla profondità e la qualità della famiglia.

ARTICOLO DI MATTEO MAINARDI PUBBLICATO SU NOTIZIE RADICALI

Fonte: http://beta.radicalimarche.org/2011/10/27/lettera-aperta-a-domenico-scilipoti/

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