CasaPound e la piazza forse negata, quando la cura è peggiore del male

di Fabrizio Ferrante, da www.espressonline.net, 13-11-2011

Questa rubrica tende normalmente a occuparsi di vicende a rilevanza nazionale. Oggi però riteniamo giusto soffermarci sulla realtà napoletana, quella in cui viviamo quotidianamente. Negli ultimi giorni il sindaco de Magistris si sta distinguendo per alcuni atti o dichiarazioni tendenti a rendere particolarmente arduo l’esercizio dei diritti contemplati dall’articolo 21 della Costituzione circa la libertà di manifestazione del pensiero.

Sarà una coincidenza, ma nell’ultima settimana, prima è stata repressa una manifestazione politica dei radicali napoletani, ritenuta dalla Municipale una pubblicità abusiva di prodotti in commercio, poi il sindaco ha espresso parere negativo circa una manifestazione di CasaPound. Se nel caso dei radicali esiste la fondata possibilità che possa essersi trattato di un malinteso, come spiegato ai nostri taccuini da Rodolfo Viviani (clicca qui) merita senz’altro una riflessione il caso del “veto” (la decisione spetta al prefetto, il parere del primo cittadino è di natura prettamente politica e non vincolante, ndR) del sindaco a CasaPound. La motivazione addotta da de Magistris è stata la natura antifascista di Napoli, le quattro giornate e tutta la retorica antifascista del caso.

Dunque CasaPound non può scendere in piazza perchè – a parere del sindaco – non ne avrebbe diritto. L’Italia tuttavia è ancora uno stato di diritto e nonostante il dictat del “generale”, l’ultima parola spetterà al questore. Eppure i padri costituenti avevano previsto, a margine dello scioglimento del partito fascista, il divieto relativo a soli cinque anni per tutte le manifestazioni in qualche modo riconducibili ai valori del ventennio. Essi avevano evidentemente (mal)riposto la loro nobile fiducia negli anticorpi che una normale democrazia riesce solitamente a darsi al fine di evitare degenerazioni autoritarie, senza massacrare intere identità politiche.

L’effetto che si ottiene con tali politiche repressive nel corso degli anni è stato unicamente quello di rilanciare quelle idee che si cercava di ghettizzare. Correva l’anno 1981 quando ogniqualvolta Almirante prendeva la parola in Parlamento, lo faceva dinanzi ai soli radicali mentre gli altri abbandonavano gli scranni. Gli esempi dell’ascesa della destra degli ex picchiatori, oltre che la rivalutazione anche da parte di intellettuali insospettabili dello stesso Almirante, sono la dimostrazione del paradossale effetto positivo che in pochi lustri ha investito la destra postfascista, almeno in termini elettorali.

CasaPound non potrebbe manifestare, secondo molti, per le sue bandiere, i suoi slogan e quant’altro e se caso mai non avessero intenzione di spaccare vetrine o bruciare auto non importa, la pensano in modo diverso e vanno chiusi nella botola dell’oblio. Eppure forse il modo migliore per rendere tali rigurgiti inoffensivi, sarebbe proprio quello di dargli lo spazio per essere giudicati e anche criticati da un popolo pensante. Ovviamente poco importa che spesso in giro per l’Italia si siano verificati morti, scontri e incidenti sotto l’insegna della falce e martello, piuttosto che in nome dell’indignazione della “parte buona” dell’Italia, quella che sputa in faccia all’unico uomo politico degno di sfilare in mezzo a loro. Ma tanto in questi casi la colpa è dei black bloc e tutti in massa pronti a lavarsi la coscienza e prendere le distanza in modo spesso ipocrita o quanto meno poco convincente.

Probabilmente, ragionando per paradosso, visti i danni fatti dai manifestanti buoni e di sinistra e il no a prescindere ai “fascisti” di CasaPound, gli unici che potrebbero manifestare in questo paese sarebbero forse proprio i radicali, nonviolenti e antifascisti. Ma a Napoli – sempre confidando nel malinteso – anche questa certezza rischia di venire meno. Ma proprio perchè antifascisti, ci sembra qui decisamente più fascista il veto del sindaco, la condanna preventiva e la censura verso CasaPound, rispetto a quanto non siano effettivamente fascisti i “camerati” sbattuti come mostri in prima pagina.

Pur non condividendo nulla delle istanze di CasaPaund, difendere in questa sede il loro corteo è un ripudio verso ogni forma di censura preventiva e ghetto culturale, dove tramite atteggiamenti autenticamente fascisti perpetrati in nome dell’antifascismo, rischia di essere confinato chiunque rifugga dal pensiero unico dominante. La democrazia si differenzia dalla dittatura perchè dovrebbe aprire le piazze, non certo vietarle. W la libertà, per tutti, come in ogni democrazia che si rispetti.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=4982&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=casapound-e-la-piazza-forse-negata-quando-la-cura-e-peggiore-del-male

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