Campania: Tre su cinque senza lavoro, più aziende insolventi con le banche

di Antonio Vastarelli, da “il Mattino”, 10-11-2011

L’occupazione in Campania è in calo da 15 trimestri consecutivi, ma si tratta di un calo che rallenta: è, questa, una delle osservazioni presenti nell’analisi congiunturale sull’economia regionale nel primo semestre del 2011 diffusa ieri dalla Banca d’Italia. Un’espressione, quella del «calo che rallenta», che è un po’ come dire che, quando non ci sarà più un occupato, la disoccupazione smetterà di crescere. Le intenzioni del Rapporto, però, non sono quelle di minimizzare la situazione economica della regione, che si conferma drammatica, ma di cercare, tra i dati negativi, qualche spiraglio di luce che possa far intravedere l’uscita dal tunnel del primo decennio del terzo millennio, definito come «il peggiore dal dopoguerra»: la Campania fa registrare performance costantemente al di sotto della media nazionale (soprattutto nelle province di Napoli e Caserta e, in parte, nell’Avellinese).

E, a fame le spese, sarebbe anche l’economia sommersa, che avrebbe avuto una flessione addirittura superiore a quella legale. Impietosi i dati presentati ieri dal direttore responsabile di Bankitalia Napoli, Giuseppe Boccuzzi, e da Giovanni luzzolino, responsabile Area ricerche della sede partenopea dell’istituto. Il prodotto interno lordo regionale, calato nel biennio 2008-2009 del 2,7% e del 5,2% (contro il -1,3 e -5% a livello nazionale), ha continuato a diminuire anche nel 2010 dello 0,6%, malgrado una crescita complessiva del Paese dell’1,3%. L’analisi prevedeva, per il 2011, un 0,1% ( 0,7% a livello nazionale): pochissimo, ma comunque sarebbe stato un motivo di speranza, se non fosse che i dati non tengono conto delle recenti turbolenze finanziarie, che quasi certamente porteranno il Pil regionale in territorio negativo per il quarto anno consecutivo: una stagnazione che arriva al termine di una serie recessiva. Con le imprese sempre più a rischio collasso, come dimostra l’aumento del numero di quelle che hanno difficoltà a rimborsare i prestiti bancari: si passa dal 23% del 2007 al 27,6% del 2011. In crisi soprattutto quelle dell’edilizia, per carenza di finanziamenti per le opere pubbliche, e in generale quelle che lavorano per la pubblica amministrazione, azzoppate dai ritardati pagamenti di Stato ed enti locali. Dal tasso di occupazione, inoltre, si evince che a lavorare, in Campania, sono ormai poco più di un terzo dei cittadini: dal bassissimo 43,5% del 2007, si è arrivati al 39,5% del I semestre 2011, rispetto ad una media nazionale passata dal 58,4% al 57%. Ancora più chiara la situazione se si contano le unità: su 350mila posti di lavoro persi in Italia dal 2007 al 2010, ben 135mila sono venuti meno in Campania (quasi il 40% del totale). E se, quello di quest’anno, in Italia si registra un saldo positivo di 101mila nuovi occupati, la regione fa segnare un’ulteriore perdita di 12mila posti di lavoro. Bisogna, poi, considerare che, nel numero di occupati, si contano anche le migliaia di lavoratori che sono in cassa integrazione (molti dei quali a zero ore). A completare il quadro, il fatto che, secondo la Banca d’Italia, sarebbero 400mila le famiglie campane (sulle 1,5 milioni residenti nelle regione) che non hanno nemmeno un componente che lavora. E, a chi pensa che il sommerso possa aver in qualche misura attenuato questa emorragia occupazionale, luzzolino ricorda che il tasso di irregolarità misurato dall’Istat era del 23% all’inizio del decennio scorso e del 15% nel 2009: in pratica, sarà la crisi, sarà la concorrenza sui costi di produzione da parte delle imprese dell’Estremo Oriente, l’economia sommersa ha avuto una contrazione dell’attività superiore a quella legale. Secondo Boccuzzi, una boccata di ossigeno (oltre che dal turismo, soprattutto se legato a grandi eventi come Coppa America e Forum delle culture) potrebbe arrivare dalla Fiat e dal suo indotto, con l’imminente avvio della produzione della nuova Panda. Oltre al riassorbimento di migliaia di lavoratori in cassa integrazione, se il modello dovesse avere successo sul mercato, si potrebbe determinare un miglioramento dell’immagine della regione e, di conseguenza, un aumento del valore aggiunto dei beni e servizi made in Campania. Un effetto traino per l’export che si conferma come unica possibilità di espansione, nei prossimi mesi, visto che le politiche pubbliche restrittive, secondo Bankitalia, impediranno una ripresa del mercato interno.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=4994&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=campania-tre-su-cinque-senza-lavoro-piu-aziende-insolventi-con-le-banche

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