Rifiuti, processo Resit: Bassolino in aula “Sul termovalorizzatore quanti ostacoli”
Manuela Galletta, da “Cronache di Napoli”, 22-10-2011
E’ stato seduto per quasi due ore dinanzi ai giudici della quinta sezione della Cotte d’Assise di Napoli (presidente Adriana Pangia). Due ore durante le quali ha ripercorso la storia della gestione dei rifiuti in Campania fino al 2004, soffermandosi in modo particolare sui problemi relativi alle discariche e sulle difficoltà politiche che hanno accompagnato la nascita del termovalorizzatore di Acerra. Ieri mattina l’ex Governatore della Regione Antonio Bassolino è stato il protagonista assoluto dell’ultima udienza nel processo di primo grado per disastro ambientale in cui sono imputati, tra gli altri, l’ex subcomissario Giulio Facchi e l’avvocato Cipriano Chianese, imprenditore attivo nel settore delle discariche e ritenuto dagli inquirenti legato ai Casalesi.
Bassolino, che all’epoca dei fatti contestati era alla guida del Commissariato straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania, era stato citato dal pubblico ministero antimafia Alessandro Milita, titolare dell’inchiesta sulla “Resit”, per approfondire l’operato di Giulio Facchi, il quale, secondo l’impostazione accusatoria, concesse a Chianese, tra il 2001 ed il 2003, di ampliare del venti per cento le volumetrie della “Resit” per portarvi rifiuti speciali con la conseguenza che negli invasi già congestionati si mescolassero i rifiuti pericolosi con quelli urbani. Già, perché come sostiene la procura, nella discarica “Resit” sarebbero state sotterrate 341 mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, a cominciare dai fanghi dell’Acna di Cengio; 160 mila e 500 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi; 305 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani. E gli sversamenti sarebbero continuati fino al 2008, anche se il sito era stato posto sotto sequestro quattro anni prima. Bassolino è partito, anzitutto, da una premessa: in quegli anni delegò a Giulio Facchi e a Raffaele Vanoli (non imputato) la gestione del commissariato straordinario, lasciando a sé il solo onere di firmare ogni tipo di provvedimento che la sua squadra decideva di adottare per cercare di fronteggiare l’emergenza rifiuti. “La situazione era critica, le strade erano stracolme di spazzatura e bisognava agire con velocità – ha spiegato l’illustre teste della procura – Io mi fidavo della mia squadra di tecnici, ecco perché non rallentavo le procedure rivisitando le loro scelte e mi limitavo a firmare laddove ce ne fosse bisogno”. Poi Bassolino si è soffermato sulla questione della costruzione del termovalorizzatore. Facchi e Vanoli, ha ricordato l’ex Governatore, avevano sull’argomento posizioni divergenti: il primo era contrario, mentre il secondo era favorevole. Di qui la scelta di Bassolino di nominare un altro sub commissario, Massimo Paolucci, affinché questi procedesse ad una sintesi delle due opinioni. E la proposta di Paolucci fu quella di realizzare un termovalorizzatore ad Acerra e a Santa Maria La Fossa. Proposta che non fu facile attuare a causa degli attacchi che arrivavano tanto dal centrosinistra quanto dal centrodestra. Bassolino si è, infatti, soffermato a lungo sulle problematiche politiche che hanno accompagnato questo processo. «Il mio stesso partito, il Pd era spaccato. Prodi diede il suo consenso, mentre Rifondazione Comunista e Italia dei Valori iniziarono una dura campagna di contrasto – ha aggiunto Bassolino – Dal Pdl invece ricevemmo molto più appoggio, ho trovato un grande sostegno da parte degli allora ministri Matteoli e Pisano, mentre l’oggi sindaco Alemanno ci attaccò duramente». A ciò si aggiunse poi anche la dura presa di posizione del vescovo di Acerra, monsignor Giovanni Riboldi, che dipinse alla popolazione il termovalorizzatore come se fosse il demonio, rifiutandosi, in occasione dell’apertura dell’impianto, di benedirlo. La posta in ballo era alta, e Bassolino l’ha spiegato in maniera semplice: la scelta di aprire il termovalorizzatore non era semplice, perché avrebbe spaccato la popolazione e questo avrebbe significato rischiare voti e consensi in occasioni delle elezioni più vicine. Alla fine pero il termovalorizzatore di Acena ha aperto i battenti. Le discussioni, invece, si spensero quasi subito attorno alla realizzazione di un impianto analogo a Santa Maria la Fossa: “Qui tutti i politici erano contrari”, e così non se ne fece niente. Infine Antonio Bassolino ha parlato del contratto stipulato con la “Fibe”, alla quale spettò la gestione degli impianti: “Ho semplicemente convalidato un contratto che era stato predisposto dal mio precedessore Rastrelli”.
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