Un Paese alla canna. L’Italia prima in Europa per consumo di marijuana
di Roberto Carminati, da www.lettera43.it, 20-20-2011
In alto i nostri cuori poiché l’Italia non è soltanto il Paese delle escort prestate ai politici e alla politica, dei faccendieri, dello spread alle stelle e dei declassamenti su scala globale; né solamente degli incidenti sul lavoro (rigorosamente in nero), dei ministri indagati per mafia per tacere delle inchieste a carico del premier e della sua gang; né financo d’er Pelliccia.
Il 18 ottobre l’aggregatore di notizie finanziarie e di varia umanità Business insider ci ha forniti motivi di vanto e orgoglio piazzandoci in testa a una delle sue prestigiose graduatorie paneuropee nella fattispecie basata sui dati del Centro di monitoraggio continentale sull’uso e l’abuso di droghe.
PIZZA, MANDOLINO E CANNONI. La provenienza delle statistiche non deve allarmare. Non è che noi si sia dei tossiconi dediti al crack nei momenti lasciatici liberi dalla pratica olimpica del lancio dell’estintore, è che da brava contea gaudente stiamo agevolmente e con profitto sostituendo l’esercizio del mandolino dinanzi alla veduta del Vesuvio con quello del cannone, spinello, joint (o, sentito nella bergamasca: giunto) che dir si voglia.
E rolla oggi e rolla domani il peso della specializzazione unito probabilmente a una vocazione innata ha cominciato a farsi sentire permettendoci di conseguire con significativo scarto sulla concorrenza il titolo di campioni d’Europa di canna.
Il 32% della popolazione adulta ha rollato almeno una volta
Una manifestazione a Parigi per la legalizzazione della marijuana.
.Secondo l’osservatorio dell’Unione in Italia lo spliff, sia esso postprandiale o rilassante facente veci della valeriana o magari consumato «come aperitivo, prima di mangiare» è attrezzo che impegna il 32% della popolazione adulta; il 14% della quale vi avrebbe fatto regolarmente ricorso durante l’ultimo anno.
E tanto per dare un’idea del progresso tricolore nel campo, quei cugini spagnoli che in materia vantano una tradizione solida, arrancano solamente al terzo posto con uno zoccolo duro di consumatori pari al 27,3%, sopravanzati addirittura dai boemi col loro sensazionale 27,6%.
FRANCESI QUARTI COME AL MUNDIAL 1982. I francesi avranno pure una bella première dame – tra l’altro italiana – neo-mamma della delfina Dalia e più del 30% dei loro maggiorenni ha fumato; ma il fatto che solamente l’8,6% di essi abbia armeggiato con filtrini e cartine nell’ultimo anno li ha proiettati al quarto posto, come ai Mondiali di calcio del 1982.
Analogo risultato per i britannici, il cui scarso consumo nell’annata 2010-2011 (6,6%) li ha fatti posizionare alla sesta piazza, appena sopra gli irlandesi forse penalizzati dal rischio della bancarotta finanziaria.
Ma mentre ha un po’ sorpreso apprendere che in Lituania ha fumato cannabinoidi l’11,9% degli over-18, numeri stupefacenti sono giunti da nazioni giustamente riconosciute per la tolleranza e il realismo della legislazione.
GLI OLANDESI NON COLTIVANO IL VIZIO. La Danimarca, dove nello Stato libero di Christiania a Copenhagen la vendita di ganja e consimili è di fatto liberalizzata, è al decimo gradino del podio, roba da non entrare manco in Europa League coi preliminari, perché dei suoi adulti (che per il 32% e rotti hanno comunque conosciuto qualche green day) si è sballato recentemente solo il 5,4%.
E in Olanda, nella quale in attesa di nuove leggi restrittive gli specializzati coffee shop possono tenere in cambusa la miseria di soli 500 grammi al massimo di derivati dalla cannabis pronti all’uso, non va affatto meglio. I conterranei di Vincent Van Gogh e Marco Van Basten sono sdrucciolati all’11esimo posto, con la medesima incidenza di fumanti recenti della Danimarca e una vergognosa percentuale complessiva di conoscitori delle sostanze, ferma al 22,6%.
Pazza idea: la liberalizzazione diminuisce i consumi
Una canna.
.Insomma, sembrerebbe proprio che là dove le norme sull’utilizzo dell’erba e suoi derivati sono più lasche, la tendenza sia quella di sconvolgersi in misura più limitata, ma è meglio che la notizia non giunga alle orecchie di qualche politicante nostrano (astenersi perditempo e Pannella) prima che si faccia venire in mente qualche ottima idea psicotropa e in grado di portare ossigeno aromatizzato ai conti dello Stato.
Alla casta si consiglia invece la più rassicurante lettura dei numeri diffusi da Transparency international e transitati ancora per i canali di Business insider, relativi alle nazioni più corrotte d’Europa.
ITALIA 14ESIMA PER CORRUZIONE. Ebbene, sorprendentemente qui lo stivale è ruzzolato al 14esimo posto, precedendo sì la Macedonia e la Turchia, ma lasciandosi surclassare nell’ordine da Georgia, Montenegro, Romania, Bulgaria, Grecia, Serbia, Albania, Bosnia Erzegovina, Moldavia, Kosovo, Bielorussia, Ucraina e Russia.
Un posizionamento che lascia perplessi specie in virtù dell’impegno profuso dal Paese per guadagnarsi sul terreno il 67esimo scalino a livello mondiale e circa il quale siamo convinti si possa fare di più. Perché farsi, di più, è difficile.
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