Giustizia, il Guardasigilli ascolti Pannella

di Pietro Mancini pubblicato su L’Avanti, il 06/10/11

Detenuto in una cella del superaffollato carcere di Poggioreale dallo scorso mese di luglio, per effetto dei voti “manettari” della Lega – garantista, invece, con il ministro Romano e con il tremontiano Milanese -, il deputato del Pdl, Alfonso Papa, dovrà scegliersi, adesso, un nuovo avvocato.

I suoi legali, infatti, hanno deciso di rinunciare alla difesa del magistrato in aspettativa – dopo che il gip ha rigettato la loro ennesima istanza di scarcerazione – ritenendo impossibile trasportare nella vecchia e fatiscente prigione di Napoli 20mila pagine di atti, per esaminarli con il loro assistito. E il gip si è persino rifiutato di acquisire, dall’infermeria del carcere, la cartella clinica del detenuto: per gli ex avvocati di Papa, si tratta di un-omissione inaccettabile, che dimostra disinteresse per la salute del recluso”. Pertanto, il parlamentare, accusato di far parte della loggia “P4″ il cui presunto capo, Gigi Bisignani, è agli arresti domiciliari, nel suo villone romano – resta in cella: dimagrito, depresso, sofferente di insonnia, deve essere sistematicamente sedato. Non ha ancora commesso gesti disperati, ma i due penalisti partenopei, D’Alise e Di Casola,ex magistrato, non si sentono di escluderli per le prossime settimane.

Ormai, anche non pochi garantisti del centrosinistra – seppur silenziosi come, peraltro, molti colleghi di don Alfonso – dovrebbero aver ben compreso l’uso, che si intende fare del disco verde, dato dalla maggioranza della Camera all’arresto di Papa. L’indagato è stato interrogato e poi rinviato a giudizio, il rito immediato è stato fissato per il 26 ottobre. Non ci sarebbe alcuna ragione per non disporre l’apertura della sua angusta cella. In realtà, gli ex colleghi non “amano” Papa per vecchi contrasti, risalenti al periodo in cui don Alfonso sostenne la discussa gestione dell’allora capo della Procura di Napoli, Agostino Cordova, coraggioso e con un carattere spigoloso, più noto come “lo sceriffo di Palmi”.

Sono tante le storture di questo caso del detenuto Papa Alfonso, per il quale la qualifica di parlamentare sta diventando, paradossalmente, un’aggravante. Dal legittimo contrasto della magistratura e dalla fondata avversione dei cittadini nei confronti dei privilegi, le ruberie, gli sprechi della pletorica e famelica, soprattutto nel Sud, “Casta”, non si può passare a forme, che possano adombrare l’esistenza di persecuzioni giudiziarie. Esse vanno bocciate, in quanto incompatibili con lo Stato di diritto e con le garanzie, da assicurare a tutti, di processi giusti, che non siano preceduti da lunghi periodi di detenzione, somiglianti a forme coercitive di odiosa tortura psicologica.

Sui complessi problemi della giustizia e delle carceri, sollevati, quasi esclusivamente, dai radicali di Marco Pannella, è auspicabile che il nuovo Guardasigilli, il magistrato in aspettativa Francesco Nitto Palma (Pdl), presenti, presto, delle proposte incisive e convincenti, da anni vanamente attese.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=4607

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