Lo spazio della società civile

Pubblichiamo da facebook la nota di Giacomo Nardone, iscritto all’associazione radicale “Per la Grande Napoli”

La premessa, che certamente tutti condivideranno, è che viviamo in pieno regime. Con la malapolitica che ci opprime o ci rende distanti non solo dai centri di potere, ma addirittura dalla semplice capacità di espressione. Rendendo vacuo il concetto stesso di “opinione pubblica” che ormai viene scientificamente formata attraverso i mass media, televisione in testa.

Con un vincolo, che possiamo certamente trasformare in risorsa per costruire un reale cambiamento: il malessere quotidiano che prova la maggior parte di cittadini italiani, e volendo approfondire anche molti altri in Europa e nel mondo. 

La televisione ci immerge nella paura per il delitto familiare, amicale, di relazione, esaltando e martellando in modo parossistico su casi giudiziari selezionati a puntino fin dalle prime battute, nascondendo statistiche reali su morti accidentali e omicidi ben più gravi della cinquina di nomi di ragazze che verrebbero in mente a tutti. E nascondendoci il fatto che oltre il 90% di omicidi furti e rapine in Italia rimane impunito. 

Poi ci si parla di crisi economica, non tanto per confrontare il nostro reddito con la capacità di spesa o con l’abnorme tassazione subita, ma per dirci che le banche sono spaventate dall’insolvenza del debito sovrano, il debito pubblico, che forse gli stati potrebbero non rispettare.

Quindi tutto per garantire il pagamento di cambiali emesse dai governi (BOT, CCT ecc.ra) per procurarsi il denaro che garantisce privilegi incommensurabili e tangenti multimilionarie. E invece di opporsi allo scempio del furto, agire definitivamente su questi crimini, la scelta consigliata dalla BCE, l’associazione delle banche “nazionali”, come la Banca d’Italia, è quella di garantire il pagamento del debito per due vie semplici: diminuire servizi e prestazioni pubbliche e aumentare la tassazione. Per esempio diminuire la copertura pubblica pensionistica o svendere opere d’arte ed edifici pubblici, patrimonio, utilizzato una tantum senza creare cambiamenti strutturali nel paese. 

Non dimenticando che la Banca d’Italia è di proprietà delle banche private e delle assicurazioni: 30% Intesa San Paolo, 22% Unicredit, 6,3% Assicurazioni Generali, 6,2% Cassa di Risparmio in Bologna (?!?), 5% INPS.

(fonte: Banca d’Italia http://www.bancaditalia.it/bancaditalia/funzgov/gov/partecipanti/Partecipanti.pdf

Mentre ballano delitti e cifre noi però viviamo il malessere quotidiano della mancanza di chance occupazionali, di mobilità nel lavoro, di redditi che non si adeguano al costo della vita, di servizi carenti nella sanità o nella pubblica amministrazione in generale: in una catena di disservizi che parte dal governo centrale e si dirama via via fino alle lacune dei gestori locali. 

In un sistema di potere che si autofinanzia, nonostante il referendum in cui gli italiani per esempio annullavano (vanamente) il finanziamento pubblico dei partiti. 

Viene voglia di mandarli a casa. Ma come fare se ormai appare palese che sono tutti d’accordo tra loro? Senza programmi reali, senza leader alternativi, senza che nessuno si opponga seriamente. Come fare se la maggior parte degli italiani vive di ignavia governata dalla televisione e dai sermoni parrocchiali? 

L’unica vera opzione è la mobilitazione della società civile. 

Ma la tragedia è che questa mobilitazione viene sistematicamente inglobata ed assorbita dalla strutturazione del regime stesso, che crea contenitori gerarchici i cui capi vengono poi comprati, corrotti, dal potere medesimo del regime. 

In modo poi da annichilire il movimento, l’organizzazione stessa, facendola lentamente scomparire dal sistema mediatico. Cosa ben organizzata perché in fondo,molto in fondo, ciascuno si sente gratificato dalla sensazione di aver “fatto parte di qualcosa” ma pronto a prendere di nuovo reale coscienza quando ci si sente internamente distrutti dalla consapevolezza di essere ritornati velocemente alla nullità rispetto alla possibilità concreta di aver inciso sul futuro del paese. 

Qualche esempio? Il primo segnale dell’annichilimento della protesta venne dal movimento studentesco della “Pantera”. Dopo il ’68 e il ’77, dopo i duri anni di piombo e delle proteste violente stradali, il movimento fu applaudito da tutti gli schieramenti e i media come “utile segnale” e quindi al motto di “bravi, bravi ragazzi!” fu sedata per anni la protesta studentesca (e dei professori) portando agli scempi odierni in cui la formazione è veramente una chimera. 

Ancora? In tempi più recenti abbiamo assistito a fenomeni lampanti di assorbimento e annichilimento della protesta, che hanno solo creato frustrazione nei pochi che speravano di “fare qualcosa”. Vediamoli. 

I Movimenti: protesta di estrema sinistra e popolare, che grazie spesso alla risposta violenta a cui erano costrette le forze dell’ordine (costrette da chi le comandava) portarono ai famosi disordini del G8 di Genova, luglio 2001. Ad assorbire e sedare i movimenti ci pensò Fausto Bertinotti, che dopo aver inserito personaggi come Caruso in Parlamento, importante capo ed esponente napoletano della “rivolta”, ha provveduto a perdere le elezioni con Rifondazione Comunista, dopo aver passato gran parte della propria vita tra talk show di regime, onnipresente in televisione. Prova prima dell’accordo compiuto: non vai in televisione se non sei completamente allineato al potere, infatti scompare. Avrebbe dovuto vincere, aumentare i propri voti, no? 

Beppe Grillo: il personaggio televisivo con redditi da diverse DECINE DI MILIONI di euro di reddito personale ha da sempre rappresentato una serie di scandalose e gravissime istanze, che ha reso pubbliche con i suoi spettacoli (a pagamento), con i suoi libri (a pagamento) e con il suo blog (un immane spot pubblicitario). Il borghese medio, target primario della sua iniziativa, viene così soddisfatto per transfert dalle sue urla, dal “coraggio” con cui dice le cose, e l’appagamento si trasforma poi in delega: bravo, pensaci tu. Da qui il nulla. Non accade infatti proprio nulla dopo l’azione di quello che amiamo chiamare “tampax borghese”, se non l’annullamento di ogni energia di protesta per il tramite dell’orgasmo interiore che l’azione di Grillo produce, rendendo esausti.

 Elezioni della Camera 1994 – fonte Wikipedia – per ingrandire http://it.wikipedia.org/wiki/File:Elezioni_Camera_1994.png 

IDV e Antonio Di Pietro: chi ha reso famoso il poliziotto magistrato? Non sono forse stati i media già dal tempo dell’operazione “tangentopoli”-“Mani Pulite”? Quello che accade a partire dal ’92, con l’uccisione di Salvo Lima (marzo ’92)  prima e dei giudici Falcone (maggio ’92) e Borsellino (luglio ’92) poi, è perfettamente connesso alla vicenda di Mario Chiesa, il politico del PSI che viene preso “con le mani nel sacco” il 17 febbraio del 1992. Bella sequenza temporale, vero? 

Storie antiche di omicidi e “carte” che vengono fatte uscire fuori al momento giusto, storie di ricatti, minacce, poi manifestati. 

La sequenza si “chiude”, per così dire con gli attentati a Via dei Georgofili del maggio ’93 e con l’attentato alle chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro a Roma e a via Palestro a Milano nel luglio ’93. Da allora in poi si parla di patto Mafia-Stato che produce anche parte degli esiti delle elezioni del marzo 1994. 

Che cosa c’entra Di Pietro? Dopo le elezioni del 1994 ci sono colloqui intensi tra Silvio Berlusconi e Antonio Di Pietro, a cui viene offerto di diventare Ministro di Grazia e Giustizia, fino al no definitivo nel maggio ’94. Come è possibile? E’ evidente che tutto il futuro giustizialismo di Di Pietro e le aggressioni a Berlusconi fanno parte di un piano di “assorbimento e annichilimento” proprio di questa altra parte di opinione pubblica, poiché Di Pietro mentre fa proclami (sempre echeggiati dalle televisioni che lo scelgono come “opposizione” da mostrare) si allea con strani personaggi in Calabria, frequenta mafiosi Bulgari e candida (udite! udite!) il direttore de l’Avanti (giornale socialista controllato da Craxi in esilio ad Hammamet) nelle proprie liste. E mai, mai, mai ha fatto nulla per discutere concretamente in parlamento del famoso conflitto di interessi. Appare ciò che ci fanno vedere in televisione, ma atti e fatti dimostrano che si tratta di uno di quegli “alleati segreti” che si muovono secondo trame ordite dal potere. 

E via via potete enumerare girotondini, popoli dei fax, popoli viola e, perché no?, anche popoli delle libertà strutturati dal regime berlusconiano in realtà territoriali, autobus organizzati, manifestazioni affollate. 

Con un panorama immutevole di cattocomunisti e clericofascisti, di democristiani e massoneria papalina che si muove trasversalmente cassando ogni istanza socialista, liberale, innovativa sia progressista sia conservatrice. Cassando sia le istanze proletarie che quelle cristiane, francescane vorrei poter dire. Trasformando persino il volontariato in strumento di esercizio del potere.  

Niente da fare. Ci si ritrova sempre annichiliti, obnubilati dal regime partitocratico che da 60 anni appesta l’Italia, erede del regime fascista non inteso come dittatura di Benito Mussolini ma come dittatura ferrea e inviolabile della Burocrazia e del trasformismo giolittiano, finanziato poi nel dopoguerra dal muro virtuale, come quello berlinese fisico, dei denari russi e americani. Niente di “lecito”. 

E allora come poter porre freno a questo scempio della democrazia?

Vi è una sola alternativa:costruire o partecipare ad una associazione radicale. 

I Radicali sono l’unico luogo in cui è possibile realmente portare avanti le proprie istanze, scalare la vetta del governo dell’associazione fino a divenire dirigente e compiere la propria missione politica. E’ l’unico luogo in cui la parola al militante non solo è garantita ma gradita. 

Le associazioni sono piccole, locali o nazionali e internazionali. I temi sono quelli di cui parliamo ciascuno di noi ogni giorno: la libertà, la salute, il denaro, i diritti. 

Solo che non ve lo fanno sapere. 

Andando sul sito di Radicali Italiani http://www.radicali.it si trovano i progetti, le idee, le vittorie, le istanze radicali su cui la maggior parte di voi è inconsapevolmente d’accordo. Insieme all’elenco delle associazioni territoriali o tematiche: la galassia radicale. 

Provare a conoscere per poi deliberare costa poco. Agire costa poco, partecipare costa l’iscrizione: un gesto materiale concreto e dovuto, l’unico obbligo per partecipare attivamente alla vita delle organizzazioni, che non godono di finanziamenti né pubblici e né occulti. 

Da 60 anni il Partito Radicale è lì, a disposizione: uno strumento da usare. Che cosa aspettate? Dopo tante bugie e delusioni, non vi viene voglia di provarci? 

La mia speranza è quella di vedere nuove generazioni, meno “incazzate” e più comunicative prendere in mano i Radicali e le loro organizzazioni per creare attraverso internet una nuova, forte rete capace di autogovernarsi nell’ambito delle regole utili a raggiungere risultati. Piccoli passi o grandi salti che siano. 

Gioca con noi il gioco della libertà. 

Io rimango a disposizione di chiunque abbia perplessità.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=4587

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