Il Partito Pirata italiano vuole cancellare la SIAE - Digitale e Potere - Rassegna stampa del 23 settembre
Diritto d'autore
Il Partito Pirata italiano vuole cancellare la SIAE Tom's Hardware
"Il Partito Pirata italiano esiste, manca di fondi ma ha idee chiare che sarebbero condivise da una buona parte degli utenti online. Il problema come sempre è che tra il dire e il fare c'è di mezzo l'Italia. "Il Partito pirata italiano non è ancora decollato per via della legge elettorale. Pensa che in Svezia basta andare all'anagrafe in quattro per registrarsi come partito e poi avere spazi e visibilità", ha confidato il segretario Alessandro Bottoni al quotidiano La Repubblica. "Qui da noi devi raccogliere prima 50 mila firme per presentarti come partito". E dire che di tentativi ne sono stati fatti. Il presidente Athos Gualazzi ha giocato la carta della lista civica (Più democrazia per Rovereto) alle Comunali del 2010; Bottoni invece si è presentato alle europee come indipendente di Sinistra e Libertà senza essere eletto. In ogni caso non è escluso che alle prossime elezioni facciano una sorpresa agli italiani; nel frattempo cercano finanziamenti perché "senza è difficile affermarsi". Ma quali sono i temi, per cosa si battono i "pirati italiani"? "In Germania il Partito Pirata è stato visto come elemento di forte innovazione del panorama politico, ma il nostro progetto politico è più raffinato di quello dei tedeschi e ci pone inevitabilmente a sinistra", ha dichiarato Bottoni. "È difficile mettersi a destra se difendi i diritti dei consumatori, degli immigrati e dei giovani precari". E per quanto riguarda le posizioni estreme? "Intanto noi non vogliamo l'abolizione del copyright ma una riforma radicale di copyright, brevetti e trademark, elementi di forte rigidità del mercato che é diventato anche un problema di democrazia", continua Bottoni. "La cosiddetta proprietà intellettuale è centrale, ma noi vogliamo maggiore attenzione all'innovazione tecnologica, al lavoro e al sapere, perciò non vogliamo l'abolizione del diritto d'autore che sarebbe un passo indietro rispetto ai diritti dei lavoratori della conoscenza, vogliamo che gli autori controllino le loro opere e guadagnino il giusto senza la mediazione di enti parassiti come la SIAE [...] Ma questo vale per tutti, giornalisti, grafici, informatici". Il sogno è comunque quello di trasformare Internet in un diritto. "Internet è un'infrastruttura fondamentale, come le strade e gli acquedotti, un bene pubblico da garantire, come la raccolta dei rifiuti e il pronto soccorso"."
I costi del copyright UE ITespresso.it
"In un periodo di crisi economica, l’Europa estende il copyright accollandosi un miliardo di euro di costi. Il calcolo è stato fatto da Martin Kretschmer dell’Università di Bournemouth. Forse Belgio, Svezia e Olanda, che, a differenza dell’Italia, avevano opposto ostruzione alla norma Cliff, vi aveva visto giusto: l’80% dei proventi dai diritti d’autore finisce nelle tasche delle Major e soltanto il 28% a favore degli artisti, ma l’allungamento mette una seria ipoteca sul mercato dei mash-up e sulla creatività digitale. Queste sono le decisioni che hanno portato il Partito Pirata tedesco al 9% nelle recenti elezioni tedesche. Ma soprattutto queste sono le decisioni che dimostrano come la UE non creda nel “tagliando digitale”: l’effetto Internet non distrugge posti di lavoro, ma li crea. Il Rapporto McKinsey, presentato in occasione dell’e-G8, afferma che a livello globale la Rete vale 1.600 miliardi di dollari e Internet crea 5 nuovi posti di lavoro ogni due cancellati dai business online. Il mercato digitale fa impennare il Pil, anche nella musica online, senza dover imbrigliare la creatività con leggi anacronistiche come l’estensione UE del copyright."
http://www.itespresso.it/i-costi-del-copyright-ue-53913.html
Il Far Web di Calabrò l'Espresso pag. 125
"Corrado Calabrò, presidente dell'Authority per le Comunicazioni, ha definito un <<buffetto>> le disposizioni che la stessa Agcom sta varando su Internet per porre fine a quello che Calabrò medesimo ha chiamato <<il Far Web>>. Lo "schema di regolamento" stabilisce che se qualcuno ritiene violata la sua proprietà intellettuale in Rete può rivolgersi all'autorità, la quale - in mancanza di rimozione volontaria da parte del presunto trasgressore - potrà decidere se oscurare i contenuti contestati dopo <<un trasparente contraddittorio>>, a meno che una delle due parti non decide di ricorrere alla magistratura. In concreto, se un blogger (che tragga anche un minuscolo introito grazie al suo sito, magari grazie agli adsense di Google) pubblica nel suo sito uno spezzone di un articolo di giornale, di una trasmissione tv o di un brano musicale, rischia di dover scegliere tra una lunga e costosa controversia da dirimere davanti all'Agcom o, semplicemente, l'autocensura. Il risultato pratico, anche per la scarsa nitidezza con cui è formulata la norma, saranno <<decine se non centinaia di migliaia di nuovi contenziosi>> (parole di Nicola D'Angelo, commissario della stessa autorità) in cui a prevalere sarà tendenzialmente chi è in grado di sostenere le cause stesse, mentre i soggetti deboli cercheranno solo di togliersi di torno la grana attraverso l'autoscuramento. Una bella lezione educativa, insomma, ai ragazzi che vivono in Rete: si insegna loro che on line vince sempre più il più forte. Proprio quel Far Web di cui parla Calabrò."
Politica digitale transnazionale
I pirati in Parlamento. Germania, i corsari del web all'assalto della politica la Repubblica pag. 45
"Piratenpartei, partito dei pirati, è scritto all'ingresso del piccolo ufficio al pianterreno. Berlino, autunno 2011: il partito di protesta vincente qui non grida <<fuori gli stranieri>> nè <<meno tasse>>, non invita alla guerriglia urbana né alla secessione. <<Non fidarti degli slogan, elettore, informati>>, è stato il loro appello vincente, quasi l'invito a far politica con i motori di ricerca. Ieri erano seguaci degli hacker, oggi sognano una nuova sinistra libertaria, vogliono rivitalizzare la democrazia con la rete, e cominciano a vincere."
E-government
Il primo censimento di bit Massimo Mantellini
"A partire dal 9 ottobre prossimo, il 15° Censimento Generale, sarà compilabile per la prima volta anche online."
Privacy e trattamento dei dati personali
Internet, la privacy è a rischio e il 92% degli utenti lo sa Europa pag. 7
"Il tema della privacy è al centro dell'attenzione degli internauti italiani: il 92%, infatti, è consapevole delle possibili criticità. Ben il 51% ritiene che sia a rischio sia nella vita online che in quella offline, contro un 35% che considera invece la rete un ambiente sicuro. Sono alcuni dei dati emersi dall'indagine Instant Poll sull'Online Privacy presentata ieri al convegno "Tutela del consumatore e sviluppo delle nuove tecnologie".
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