Meno auto e tagli a treni e bus: due scelte politiche incompatibili
di Marcello Martinez, da “Il Corriere del Mezzogiorno”, 17-09-2011
Il sistema dei trasporti e della mobilità della regione Campania sta attraversando un momento di fortissima tensione: addirittura il 20 settembre prossimo nel consiglio regionale l’opposizione presenterà una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore regionale Vetrella. Le ferrovie regionali (Sepsa, Circumvesuviana, Metrocampania) e le aziende di autobus (Anm, Ctp, Cstp) vengono accusate di inefficienze e sprechi, numerosi posti di lavoro potrebbero perdersi e per la prima volta si parla di ammortizzatori sociali per i lavoratori. Quel che è certo è che le aziende non possono più offrire gli stessi servizi e riducono le corse, anche all’improvviso, con grave disagi per chi non riesce più a raggiungere gli uffici, le scuole, l’università con i mezzi pubblici. Tutta la rete della mobilità infatti dipende dalla Regione e dalle sue risorse finanziarie che sono poi trasferite alle Province e ai Comuni e infine alle aziende. Tuttavia tali fondi sono stati significativamente ridotti dal governo nazionale, da 741 milioni del 2009 si è passati a 607 milioni nel 2011 e ulteriori tagli sono previsti per i prossimi anni. Sembra quasi che muoversi con autobus e ferrovie sia un «lusso» che, per complicati motivi, i cittadini della Campania non possono più permettersi. Contemporaneamente, però, il neoassessore alla Mobilità del Comune di Napoli, Anna Donati, presenta un rivoluzionario disegno per la città: significativi ampliamenti delle zone a traffico limitato, corsie preferenziali, rigorosi controlli ai varchi di accesso, nuove tariffe per la sosta e niente deroghe per nessuno. Chiunque abbia visitato un’altra città in Italia o in Europa capisce perfettamente che limitare l’uso dell’automobile è finanche a Napoli l’unica soluzione possibile per ridurre le polveri sottili (una sorta di spazzatura invisibile che ci avvelena in silenzio) e per rendere vivibile la città con i suoi negozi, i suoi giardini e i suoi musei. Si tratta di due politiche della mobilità assolutamente diverse ma che, se attuate contemporaneamente, producono effetti per i cittadini assolutamente «schizofrenici»: come abbandonare l’automobile se diminuiscono i treni e gli autobus? Sicuramente le responsabilità amministrative della giunta de Magistris non possono che limitarsi al Comune di Napoli con i suoi circa 960.000 abitanti, ma è altresì evidente che questi confini non hanno alcun significato per una popolazione di circa 3,5 milioni che si è insediata senza soluzione di continuità su un’area che va da Caserta fino a Salerno ma che entra e esce ogni giorno da Napoli. Come accade in tutta Europa, anche nella «Grande Napoli» si abita lontano da dove si lavora, si studia o si fa shopping. Nuovi poli di attrazione (centri commerciali, facoltà universitarie, musei, poli industriali e di servizi) emergono velocemente e modificano il senso di città. Un tempo, chi abitava al Vomero «scendeva giù Napoli» con la funicolare, oggi con l’alta velocità addirittura si vive in Campania e si lavora a Roma. Per questa mobilità occorre un’unica visione integrata del sistema di trasporti. Gli strumenti amministrativi per stabilire priorità e perseguire ai diversi livelli una razionalizzazione dei servizi coerente anche con le nuove tratte della metropolitana sono già individuati nella legge regionale numero 3 del 2002 e devono essere messi in atto, anche tramite gli enti e di pianificazione controllo già operativi (agenzia regionale e consulta per la mobilità, consorzio per l’integrazione tariffaria) e le tanto annunciate holding regionali e comunali dei trasporti. Se si perde di vista il disegno complessivo e ci si limita a considerare solo gli esuberi di personale o i debiti delle singole aziende, si rischia di fare lo stesso errore di chi, in una famosa storiella, guardava il dito invece che la luna.
CondividiFonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=4370
- Login to post comments