Nel 2010 ventimila “clandestini” processati per essersi sottratti all’espulsione
Da “Italia Oggi”, 12-09-2011
Nel 2010 sono stati 19.031 i procedimenti penali avviati nei confronti di cittadini extracomunitari non in regola coi documenti. I delitti loro contestati sono stati quelli legati al mancato ottemperamento agli obblighi di espulsione in violazione degli articoli 13 e 14 del decreto legislativo 25 luglio 1998 così come innovati dalla legge Bossi-Fini sulla immigrazione del 2002.
Sempre nel 2010 20.223 sono stati gli immigrati andati a finire sotto processo per questi reati. Nell’83,6% dei casi il giudice ha convalidato l’arresto, il quale era previsto come obbligatorio.
Ciò vuol dire che 16.906 extracomunitari sono passati, seppur per pochi giorni, nelle 207 prigioni italiane per essersi sottratti alla esecuzione del decreto di espulsione. Nel 77,6% dei casi in questione gli stranieri sono stati condannati. Nel 22,4% dei casi è vi è stata assoluzione.
Presidente nazionale dell’Associazione Antigone.
Nei quattro anni precedenti, secondo le statistiche rese pubbliche nei giorni scorsi dal ministero della giustizia, i numeri erano più o meno paragonabili. Eppure risaliva al 2008 la direttiva comunitaria sui rimpatri, che l’Italia aveva solo parzialmente adempiuto e mai per la parte di cui stiamo qui trattando, che imponeva la depenalizzazione di tutti quei crimini definiti tali artificiosamente dalla legge italiana sulla immigrazione e che avevano a che fare con lo status di soggetto non regolarmente soggiornante in Italia. Secondo il legislatore europeo bisognava facilitare i rimpatri volontari e escludere ogni forma di ingresso carcerario per gli irregolari in via di allontanamento. Come sappiamo, la Corte di giustizia dell’Unione europea, dopo un lungo braccio di ferro tra le autorità italiane e quelle europee e dopo interpretazioni contraddittorie da parte delle procure sul territorio, lo scorso 28 aprile ha sentenziato l’illegittimità, per incompatibilità con la normativa europea, di quelle disposizioni (articoli 13 e 14 del Testo unico sull’immigrazione) che avevano prodotto circa 20 mila procedimenti penali illegittimi e circa 16 mila carcerazioni. Da quel 28 aprile quindi il flusso di ingresso di detenuti stranieri nelle carceri italiane è lentamente diminuito così agevolando una condizione di sovraffollamento oramai difficilissima da gestire. I detenuti stranieri sono al 31 agosto 2011 24.155 di cui 1.173 donne. Un anno fa, di questi tempi, erano 25.164 ossia 1.000 circa in più rispetto a oggi. Se al momento rappresentano il 36% della popolazione reclusa in Italia, alla fine del 2010 erano oltre il 37%. Nei precedenti dieci anni erano sempre cresciuti in termini percentuali e assoluti. Per la prima volta il dato è in controtendenza.
Un dato, però, che continua a essere ben superiore rispetto alla media europea. Le nazionalità più rappresentate continuano a essere quella rumena, quella tunisina, quella marocchina e quella albanese. Nei prossimi mesi vedremo se quei 20 mila procedimenti penali in meno e quelle 16 mila carcerazioni in meno saranno compensate da altre fattispecie delittuose. Dell’impianto repressivo originario presente nella legge sulla immigrazione è rimasto ben poco. Oltre al già citato intervento della Corte di giustizia Ue vi sono state le sentenze plurime della Corte costituzionale, tra cui quella che ha cancellato la norma che prevedeva la circostanza aggravante di clandestinità.
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