Messico: morte e narcos
di ANDREA SPINELLI BARRILE, da www.agenziaradicale.com 02-09-2011.
Non accenna a placarsi l’insostenibile situazione di efferate violenze dei cartelli della droga messicani, che seminano morte in tutto il paese, ormai dilaniato dai continui spargimenti di sangue.
Questa mattina, da Città del Messico, la notizia del ritrovamento dei cadaveri di Marcela Yarce e Rocio Gonzales Trapaga in un parco della capitale, è solo l’ultima di una interminabile serie: le due giornaliste, amiche da tempo, fanno salire ad 83 il numero dei cronisti morti ammazzati in Messico negli ultimi 11 anni.
L’ultimo delitto efferato era avvenuto solo una settimana fa nello stato di Sinaloa: Humberto Salazar, direttore di un quotidiano on-line.
Gli investigatori non sanno se attribuire questi delitti ai narcos, ma poco cambia nell’ottica del clima che si respira nel grande stato centroamericano: lo scorso 25 agosto il Casino Royale di Monterrey è stato teatro di una vera e propria mattanza che, se non fosse per i corpi bruciati, sarebbe adattabile ad un soggetto cinematografico per il regista Rodriguez: una ventina di uomini armati si è presentata su quattro SUV davanti all’ingresso del Casinò dello stato di Nuevo Leon, ha sparso carburante sugli arredi e sulle macchine da gioco, ed ha dato fuoco: 52 morti carbonizzati.
Un secondo attentato al Casinò, dopo quello del 25 maggio scorso a colpi d’arma da fuoco, senza vittime, uno dei più sanguinosi compiuti nel paese dal 2006, cioè dall’inizio della campagna anti-narcos del Presidente Calderòn.
Il teatro della lotta tra cartelli ormai non coinvolge più solo gli appartenenti alle organizzazioni criminali: il Casinò Royale, già vittima di estorsione da parte del Cartello del Golfo, non intendeva pagare altre 130mila pesos alla settimana (7200 euro) ai Los Zetas, che hanno risposto con il fuoco ai “no” della proprietà.
La situazione nel paese non è più sostenibile, tanto che è sono stati stanziati 1.6 milioni di euro come ricompensa per chi possa, o intenda, aiutare le autorità ad individuare i responsabili. Ogni giorno avvengono in ogni angolo del paese macabre scoperte di teste senza corpi, estrema punizione che i cartelli infliggono a coloro i quali si mettono contro i loro affari.
Ma non è solo il Messico a affogare in fiumi di sangue dei suoi figli morti ammazzati: in Guatemala il rapporto di omicidi per abitanti è doppio rispetto a quello messicano, 46 ogni 100mila abitanti.
I sodalizi tra Zetas, Sinaloa e Golfo con i cartelli della droga guatemaltechi non sono un segreto per le autorità: proprio dal Guatemala, ogni anno, si stima che transitino 350 tonnellate di cocaina, una quota che non può non fare gola alle organizzazioni di narcotrafficanti: fino a 10 anni fa i paesi più a sud del Messico erano “arretrati” sui traffici di droga, mentre ora qui si gestisce il triplo delle quote di cocaina di Messico e Caraibi messi insieme.
Farsi un’idea della potenza economica dei narcos è relativamente semplice: secondo la rivista Forbes, il 41esimo uomo più ricco del mondo è Joaquìn “el Chapo” Guzman, capo (latitante) del cartello di Sinaloa; grazie al controllo del traffico di cocaina dalla Colombia agli Usa, el Chapo ha un patrimonio personale stimato in oltre 1 miliardo di dollari.
CondividiFonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=4177
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