Interpellanza radicale su interruzione volontaria di gravidanza e aborti clandestini
17/08/2011 - S.2/00379
Al Ministro della salute – Premesso che:
il giorno 4 agosto 2011 il Ministro in indirizzo ha presentato al Parlamento la relazione del Ministro della salute sulla attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza (legge n. 194 del 1978);
la relazione contiene i dati preliminari 2010 e i dati definitivi 2009; in realtà, è quasi tutta basata su dati risalenti al 2009;
l’art. 16 della legge n. 194 del 1978 impone al Ministro di presentare la relazione in Parlamento entro il mese di febbraio di ogni anno;
nella presentazione della relazione si legge: “Si ribadisce (…) la pratica impossibilità da parte delle Regioni di recuperare, controllare ed elaborare tutte le informazioni da inviare agli Organi Centrali per la predisposizione della relazione ministeriale nei tempi indicati dalla legge”;
a pag. 3 della presentazione, si legge: “Nel 2008 si è provveduto a fornire una stima aggiornata degli aborti clandestini, dopo gli ultimi calcoli effettuati per il 2001. La stima, pari a 15.000 aborti clandestini, la maggior parte dei quali si riferiscono all’Italia meridionale, è relativa all’anno 2005 (ultimo anno per il quale sono disponibili tutti i dati per calcolare gli indici riproduttivi necessari per l’applicazione del modello stesso). Si ricorda che questo dato riguarda solo le donne italiane, in quanto non si dispone di stime affidabili degli indici riproduttivi per le donne straniere”;
sempre a pag. 3 della presentazione, si legge: “l’isterosuzione, in particolare la metodica secondo Karman, rappresenta la tecnica più utilizzata (84.9 per cento), comportando rischi minori di complicanza per la salute della donna”;
a pag. 4 della presentazione, si legge, a proposito dei dati inerenti all’aborto farmacologico: “i dati raccolti con la scheda D12/Istat edizione 2010 saranno disponibili solo nel 2012 (…) L’uso è avvenuto in tutte le regioni tranne Abruzzo, Calabria e Sardegna”;
sempre a pag. 4, si legge: “Nel 2009 si evince una stabilizzazione generale dell’obiezione di coscienza tra i ginecologi e gli anestesisti, dopo un notevole aumento negli ultimi anni. Infatti, a livello nazionale, per i ginecologi si è passati dal 58,7 per cento del 2005 al 69,2 per cento del 2006, al 70,5 per cento del 2007, al 71,5 per cento del 2008 e al 70,7 per cento nel 2009; per gli anestesisti, negli stessi anni, dal 45.7 per cento al 51.7 per cento. Per il personale non medico si è osservato un ulteriore incremento, con valori che sono passati dal 38.6 per cento nel 2005 al 44.4 per cento nel 2009. La tendenza, negli stessi anni, alla diminuzione dei tempi di attesa tra il rilascio della certificazione e l’intervento, sembra però indicare che il livello dell’obiezione di coscienza non ha una diretta incidenza nel ricorso all’IVG”;
a pag. 5 si legge: “Altri paesi (come Francia, Gran Bretagna e Svezia, ad esempio) hanno tassi di abortività più elevati a fronte di una contraccezione chimica più diffusa, e di un’attenzione accentuata verso l’educazione alla procreazione responsabile”;
l’amministrazione Obama, attraverso l’Health and human services department, ha esteso la copertura assicurativa obbligatoria per tutto ciò che concerne il controllo delle nascite. La legge, che di fatto elimina il copay, una sorta di ticket sanitario a carico dell’utente, riguarda la maggior parte dei piani assicurativi e fa parte di un vasto piano di espansione della copertura preventiva delle donne. Anche la cosiddetta pillola del giorno dopo, negli USA acquistabile in farmacia senza ricetta, sarà coperta dalle assicurazioni, senza alcun costo per il paziente;
considerato che dai dati dellarRelazione emerge un continuo aumento della percentuale di donne straniere che si sottopongono alle IVG, a norma di legge; è del tutto ragionevole pensare che le donne straniere costituiscano una grande porzione, la maggiore, anche del fenomeno dell’aborto clandestino e “di classe”, esistente ancora nel nostro Paese,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda richiedere alle Regioni una maggiore tempestività nel recupero, controllo ed elaborazione dei dati, nella consapevolezza che si tratta delle stesse Regioni che sono riuscite a fornire al sottosegretario Giovanardi tutti i dati relativi all’anno 2010 per la presentazione al Parlamento della relazione sullo stato delle tossicodipendenze in Italia (avvenuta il 28 giugno 2011, ben un mese prima della relazione sulla legge n. 194 del 1978);
se intenda inserire nella relazione del 2012 uno studio aggiornato sul fenomeno e sulla consistenza degli aborti clandestini, estendendo l’indagine anche alle donne straniere;
quali ostacoli, a quanto risulta al Ministro, abbiano costretto il 55,1 per cento delle donne sarde, il 45,9 per cento delle donne calabresi e il 32,2 per cento delle donne abruzzesi (si veda la tabella 25 della relazione) a sottoporsi al raschiamento e non ad altre metodiche meno pericolose ed invasive;
se risultino i motivi che hanno impedito di inserire nella relazione dati analitici, regione per regione, sull’utilizzo dell’aborto farmacologico, nonché per quale motivo, a 20 mesi dalla sua legalizzazione, tale pratica medica sia ancora negata alle donne residenti in Abruzzo, Calabria e Sardegna;
se intenda esprimere una valutazione sull’unico dato certo sull’aborto farmacologico emergente dalla relazione, il totale degli interventi effettuati con tale metodica nel 2010: 3.775 (pag. 32 della relazione) e se non ritenga che il fatto che non vi siano state particolari complicanze faccia giustizia della vera e propria campagna terroristica contro la kill-pill portata avanti a suo tempo dal Sottosegretario di Stato Eugenia Roccella, ultimamente, a giudizio degli interpellanti, stranamente silenziosa;
se non ritenga opportuno esprimere valutazioni più ampie e approfondite sul fenomeno dell’obiezione di coscienza, magari partendo dalla riflessione sul caso della Basilicata, la regione con il più alto tasso di ginecologi obiettori (85,2 – tabella 28 della relazione) è anche quella in cui ben 265 donne residenti su 964 si sono recate fuori regioni per l’IVG; se, a giudizio del Ministro, non vi sia alcuna correlazione fra i due dati;
se intenda esprimere una valutazione sulla proposta radicale, formalizzata nel progetto di legge n. 276 dell’on. Farina Coscioni, di prevedere in ogni reparto di ginecologia ed ostetricia la presenza di almeno il 50 per cento di personale non obiettore;
se, a giudizio del Ministro, le parole a pag. 5 della relazione non denotino una connotazione negativa sia della contraccezione (definita “chimica” allo stesso modo di come il sottosegretario Roccella aveva definito “aborto chimico” quello conosciuto a livello internazionale come “aborto medico” o, al limite, farmacologico; si veda ad esempio l’articolo pubblicato su “Il Tempo” il 1° agosto 2009) sia dell’educazione alla procreazione responsabile o se, invece, ritenga la prima parte integrante della seconda, entrambe da promuovere. A tale proposito, se il Ministro intenda finalmente abolire l’obbligo di ricetta medica esistente nei confronti della cosiddetta pillola del giorno dopo.
CondividiFonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=4171
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