L’economia napoletana ha smesso di crescere
di Mariano D’Antonio da “Repubblica Napoli”, 24-07-2011
L’economia napoletana ha smesso di crescere. Almeno non cresce, anzi arretra quella parte dell’economia locale che compare nelle statistiche ufficiali. Dopo la crisi degli anni 2008 e 2009, quando il prodotto per abitante statisticamente registrato è caduto in Campania dapprima del 3 percento e poi ancor più, per oltre il 5 per cento, l’anno scorso e in questi primi mesi del 2011 non si avvertono segni di ripresa. Ristagno dunque dopo la batosta subita.
Diverso è il quadro dell’economia clandestina, quella fatta di lavoro a nero, di evasione fiscale, di violazione della sicurezza. In quest’area buia o grigia le cose sono andate meglio. La gente s’industria come può. I commercianti tengono a freno i prezzi quando non svendono le merci pur di alleggerire il magazzino. Non battono lo scontrino per rifarsi col fisco dei minori guadagni. Gli artigiani fanno larghi sconti alla clientela e dimenticano di rilasciare la ricevuta fiscale. I piccoli imprenditori, specie quelli che lavorano nel settore delle costruzioni, ristrutturano, tinteggiano, ammodernano gli appartamenti a costi stracciati fatturando, se necessario, metà della spesa poi si vedono negozi ben arredati ma sistematicamente vuoti: sono lavanderie di denaro sporco a servizio di camorristi che devono riciclare l’incasso di attività sporche, dai guadagni derivanti dallo spaccio di droga alle estorsioni. Una stima prudente vuole che l’economia clandestina inclusa quella criminale movimenta più di un quarto di tutto il giro d’affari, dando lavoro e reddito ad almeno un terzo della popolazione. Le attività sommerse e illegali sono una componente anticiclica dell’economia emersa e regolare: quando quest’ultima arretra, il settore nero e sporco cresce. Ma non è detto che valga il contrario. Se c’è ripresa dell’economia regolare, non sempre si riduce l’economia irregolare che rimane stabile e vischiosa, perché assicura reddito e lavoro a quanti, dotati di scarse qualifiche e competenze professionali povere, difficilmente troverebbero un impiego in un’azienda o in un ufficio attivi alla luce del sole.
Un duro colpo all’economia di Napoli e della Campania è stato inferto in quest’ultimo anno dalla crisi della finanza degli enti pubblici territoriali, Comune, Provincia Regione. Si è ridotta la spesa pubblica nazionale e locale, gli stipendi del pubblico impiego sono da tempo fermi, commesse, convenzioni, affidamenti all’esterno sono bloccati, le fatture di servizi resi da privati alle amministrazioni pubbliche si accumulano in attesa d’essere liquidate, le banche non sono disposte a scontarle. Il ceto professionale, avvocati, architetti, fornitori delle aziende sanitarie, sono rimasti all’ asciutto e sono stati costretti a ridimensionare dipendenti e collaboratori. La spirale dell’illiquidità degli enti pubblici si è trasmessa alla spirale del!’ insolvenza di molti fornitori privati. Per un’economia come quella napoletana rachitica nella sua componente manifatturiera e sovradimensionata come economia di servizi, non sarà facile uscire dalla crisi e riprendere la marcia fuori del pantano del sommerso e del crimine. Per rimettere in moto le attività produttive regolari, saranno necessari due fattori interdipendenti. Il primo è un impulso esterno. Il secondo è un progressivo ma sistematico contrasto di tutti i fenomeni d’illegalità diffusa. L’impulso esterno è un’iniezione di potere d’acquisto che deve provenire da altri territori, che sia la spesa di turisti italiani e stranieri oppure un aumento delle esportazioni delle imprese locali oppure ancora investimenti d’imprese che decidono di localizzare nell’area napoletana impianti e uffici. Ma tutto ciò richiede un territorio attrattivo, sicuro, abitato da gente affidabile e dunque una strenua battaglia, un’opposizione forte a tutti i fenomeni d’irregolarità, devianza, crimine micro o massimo, che affiggono l’area napoletana. Non basta rimuovere i rifiuti urbani che si accumulano periodicamente per le strade di Napoli. Ci sono altri rifiuti, altre scorie di carattere sociale da ripulire energicamente se si vuol dare respiro alla produzione e al lavoro
Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=4027
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