La Regione Marche boicotta la pillola RU486 per l’aborto farmacologico
Secondo i dati forniti dalla Nordic Pharma – distributrice unica di RU486 in Italia -, nella Regione Marche la pillola nel 2011 non è stata mai utilizzata. A bloccarne l’utilizzo l’alto tasso di “obiettori di coscienza”, la scarsa informazione sulle sue proprietà, motivazioni politiche, connivenze clericali e forse imprenditoriali. Tra le proprietà della RU486 la più importante è l’esclusione di tecniche abortive più invasive e pericolose come l’aborto chirurgico, meno rispettoso dell’integrità fisica e psichica delle donne e sicuramente più pericoloso dell’utilizzo della pillola RU486.
Ricordando che proibire la RU486 significa incentivare gli aborti chirurgici con l’aggravante che, se nel caso della pillola è l’embrione a venire espulso, nel caso dell’aborto chirurgico è il feto a venire meno.
Preso atto che una nostra precedente lettera del 25 giugno 2011, indirizzata ai Direttori Generali delle tre aziende sanitarie e ospedaliere delle Marche e all’Assessore regionale alla Sanità sul mancato utilizzo della RU486, non ha ricevuto risposta, considerando che in un anno nelle Marche ci sono circa 2000 interruzioni volontarie di gravidanza (secondo il rapporto al Parlamento del ministro della Salute del 6 agosto 2010, nelle Marche ci sono stati 2448 IVG nel 2009 e 2520 nel 2008), chiediamo di valutare e di tenere conto anche del risparmio che si avrebbe per il Servizio Sanitario della Regione Marche con l’utilizzo della pillola abortiva RU486, poiché il costo dell’aborto farmacologico è sicuramente minore di quello chirurgico.
In ogni caso, noi crediamo che nel rispetto della legge 194 del 1978 sull’interruzione volontaria della gravidanza, le donne hanno il diritto di scegliere tra le varie possibilità, anche l’aborto farmacologico con la pillola RU486 e chiediamo che questo diritto sia rispettato.
Renato Biondini
Associazione Radicali Marche
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