Carceri sovraffollate, questa non è giustizia

Ringraziamo il direttore de “Il Mattino” di Napoli che oggi ha scelto di rispondere ai lettori sulla iniziativa di Marco Pannella per l’amnistia e la giustizia. Invitiamo tutti a continuare a scrivere a letterealdirettore@ilmattino.it per denunciare le condizioni delle carceri della nostra città. La battaglia di Pannella e dei radicali è sacrosanta e non vogliamo, come ritiene probabile Cusenza, che rimanga “lettera morta”.

Di seguito la risposta del direttore Virman Cusenza pubblicata su “Il Mattino” del 29-06-2011

Caro direttore
in questi giorni ho letto con attenzione l’accorata lettera del nostro Presidente Napolitano a Marco Pannella, nella quale, tra l’altro, gli chiede di sospendere lo sciopero della fame contro il sovraffollamento delle carceri e contro le atrocità con cui vengono trattati i carcerati nella maggior parte degli istituti di pena italiani.
Spero che il nostro battagliero Pannella, a cui va tutto il mio plauso per la tutela dei diritti umani, ascolti l’appello di Napolitano I numeri sono eloquenti e impressionanti: la capienza delle carceri è di circa 45.000 posti, i numeri reali sfiorano i 70.000. Le condizioni igienico-sanitarie dei detenuti sono vergognose, spazi asfissianti, servizi deplorevoli, per non parlare della loro distruzione fisica, morale e mentale: quasi un «cupio dissolvi». Questo sistema carcerario, per me, è una pena vendicativa, non riabilitativa. Penso al post detenzione di questi «rifiuti umani»: molti saranno dei criminali incalliti. L’attuale governo smetta di avere gli occhi foderati di prosciutto. Bisogna puntare, hic et nunc, al recupero di questi nostri fratelli sfortunati e riaccreditarli alla vita: umanamente, moralmente e socialmente. Solo così possiamo definirci una società civile e democratica. Diversamente, non facciamo altro che sottoporre questi poveri cristi ad una pena accessoria che gli è stata inflitta.

Franco Petraglia – CERVINARA (AV)

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Carlo Petraglia
la battaglia di Pannella è sacrosanta ma temo rimarrà inascoltata. I nostri politici addurrano a giustificazione del mancato intervento per l’esplosiva situazione delle carceri la mancanza di fondi, specie adesso che la manovra Tremonti sta raschiando il fondo del barile. Napoli, poi, è la piaga nella piaga: il sovraffollamento raggiunge punte di dodici detenuti a cella, condizioni proibitive anche dal punto di vista igienico oltre che per la dignità delle persone.
Sono sempre stato dell’idea che, se uno Stato non può sostenere nemmeno i costi della detenzione in cella di coloro che ha ritenuto criminali, con sentenza o in attesa di giudizio, dovrebbe almeno provvedere a pene alternative che diano un senso a molte vite bruciate (quelle degli autori dei reati) e beneficio alla collettività svolgendo servizi sociali.
Altrimenti siamo nel campo della vendetta e in questo caso non è nemmeno giustizia retributiva, come nel diritto anglosassone viene interpretata anche la pena di morte

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=3873

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