La fame e la sete di verità di Marco Pannella
Di Francesco Pullia, da Notizie Radicali, 23-06-2011
Dal 20 aprile Marco Pannella, 81 anni, nel vergognoso silenzio, fino a ieri pressoché totale e “assordante”, della stampa, cioè della più ricattata e ricattatrice corporazione italiana, ha intrapreso un ennesimo sciopero della fame cui, dalla mezzanotte di domenica, si è aggiunto quello, ancora più grave e pericoloso, considerata l’età avanzata del leader radicale, della sete.
In molti, assuefatti alla metastasi dell’antidemocrazia radicatasi ormai in ogni ganglio della nostra società, diranno che tanto non si tratta affatto di una novità e che, anzi, fa più notizia sapere che Pannella mangia anziché digiuna.
Per non parlare, poi, di coloro che, sprofondati nella disgregazione della propria coscienza e assumendo probabilmente se stessi a unico metro di paragone, ridicolizzano o mettono in discussione l’estremo strumento di lotta cui, da nonviolento, Pannella è costretto a ricorrere per restituire a questo paese, che si vuole corrotto e malavitoso, un’oncia di legalità.
Eppure dovrebbe fare riflettere e destare allarme proprio che lo sciopero della fame e della sete possa diventare, per chi crede in una visione liberale della politica, una consuetudine. In un paese civile, infatti, l’eccezione non può essere la regola. Se ciò accade significa che qualcosa, più di qualcosa, non funziona e, quindi, c’è da preoccuparsi, e seriamente.
Il nostro paese vive nell’oscurità, è fuggiasco, continuamente in fuga com’è dalla verità. Maledetto è il paese in cui la verità è bestemmia, in cui si dà credito soltanto alle esigenze del basso ventre e non a ciò che scaturisce dalla ragionevolezza e dal cuore.
Chi afferma che in Italia non c’è la pena di morte mente ben sapendo di mentire. Si analizzi attentamente la situazione delle carceri e si leggano, con animo scevro dalla goebbelsiana concezione leghista e dipietrista della giustizia, i dati inconfutabili riguardanti l’elevato numero di morti, suicidi o no, dietro le sbarre.
E’, allora, eccessivo Pannella quando parla di sacche o derive di shoah? Si rischia di essere parossistici se si afferma che il degrado cui è giunta la giustizia in Italia è tale da fare impallidire i gerarchi del tragico ventennio? Aveva ragione o no Pier Paolo Pasolini quando, in un suo celeberrimo articolo del 1975, partendo dal pretesto della scomparsa delle lucciole e dell’avvento della “modernizzazione”, sosteneva non la contiguità ma, si badi bene, la continuità tra “il fascismo fascista e il fascismo radicalmente, totalmente, imprevedibilmente nuovo” incarnato da chi, all’indomani della caduta del regime mussoliniano, aveva reso carta straccia la stessa Costituzione che aveva varato? Comunque, con la vita non si scherza. Lo si tenga bene a mente: non è solo Pannella a rischiare in queste ore la vita ma la stessa possibilità di consegnare finalmente il paese dal totalitarismo partitocratico alla democrazia.
CondividiFonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=3857
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