La sfida è lanciata

di Paolo Macry da il Corriere del Mezzogiorno, 12-06-2011

Fedele al personaggio, Luigi de Magistris sta mettendo assieme una giunta senza se e senza ma. A dispetto di ogni polemica, non rinuncia alle proprie scelte e ai propri uomini. Ci mette la faccia, come suol dirsi. Quella che circola nei gossip di palazzo sarà comunque la sua squadra, e sarà lui personalmente a ricavarne vantaggi politici o una precoce débacle. La sfida è lanciata. Due nomi — quelli di Giuseppe Narducci e di Sergio D’Angelo — dicono chiaramente come de Magistris non abbia intenzione di andare troppo per il sottile. Sulla presenza in giunta del pm dell’inchiesta Cosentino hanno dato parere negativo perfino l’Associazione magistrati e il vicepresidente del Csm. Ma altrettanto clamorosa sarebbe la scelta di affidare le politiche sociali proprio al grande capo delle cooperative del terzo settore. Il doppio conflitto d’interessi, l’uno etico, l’altro materiale, non sembra però turbare il sindaco. Anche gli altri nomi dei quali si parla, d’altronde, mostrano che il sindaco non ha paura di rischiare. Mentre nel 1993 Bassolino aveva chiamato personalità di caratura nazionale come Nicolini, Becchi, Barbieri, De Lucia, il nuovo sindaco sembra puntare su tecnici meno conosciuti, più giovani, con credenziali più acerbe. Il che, in un paese gerontocratico, non è sbagliato. Ora tuttavia bisognerà capire se i quarantenni saranno in grado di non farci rimpiangere i rottamati. Se cioè Antonella Di Nocera, che ha ben lavorato all’Arcimovie di Ponticelli, saprà gestire il complesso marchingegno della città dell’arte. Se il giornalista Marco Esposito riuscirà a barcamenarsi in un arcipelago produttivo tra i più malmessi d’Italia. Se il giurista Alberto Lucarelli affronterà con efficacia la selva dantesca delle municipalizzate.
Ma il punto più delicato della strategia del sindaco è un altro ancora. Giovani o meno giovani, gli assessori in pectore disegnano un profilo politico preciso, netto, perfino uniforme. Diversamente dalla giunta del 1993, dove convivevano mercatisti e statalisti, socialdemocratici e liberali, la squadra dei Realfonzo, dei Sodano, dei De Falco, dei Tuccillo appare segnata — senza sfumatura alcuna — da ideologie postcomuniste, ambientaliste, dipietriste. La sua cultura politica è compattamente proibizionista, giustizialista, conservazionista. I suoi referenti sono Italia Nostra, le vecchie Assise di Palazzo Marigliano, il Cidi. Il che significa una filiera di no: no al termovalorizzatore, no ai privati nei servizi, no alle esternalizzazioni, no alla flessibilità urbanistica. Le scelte di de Magistris sembrano molto chiare e la chiarezza, s’intende, è una qualità. Ora, però, l’opinione pubblica potrà misurare fino a che punto questi uomini e queste ideologie siano in grado di costruire il ciclo dei rifiuti, gestire senza clientelismi il mercato del lavoro, attirare investimenti e turismo, indire concorsi meritocratici e appalti senza trucchi, accrescere le performance della macchina comunale. Ed è inutile aggiungere che una città stanca, impoverita e arrabbiata sarà pronta a glorificare l’ennesimo deus ex machina, se le cose andranno bene, ma non farà sconti, in caso contrario. Né parliamo di bilanci di fine sindacatura. La nuova giunta verrà giudicata in tempi molto stretti, perché molto stretta è la via nella quale Napoli è finita ultimamente.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=3708

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