Come sarà la giunta?
di Paolo Macry da il Corriere del Mezzogiorno, 05-06-2011
Con o senza bandana, de Magistris ha sorpreso molti osservatori. Prima con la decisione di candidarsi sindaco a dispetto dei santi. Poi con la lezione inflitta al Pd e con il rifiuto di ogni apparentamento. Infine con il plebiscito del ballottaggio. C’e da augurarsi che continui a soprendere, oggi che è chiamato a un passo cruciale com’è la scelta della squadra. Forte di una maggioranza ampiamente svincolata dai partiti e dunque libero dagli equilibrismi che in genere caratterizzano il parto di una giunta, il sindaco può esercitarsi piuttosto nel ruolo del talent scout. Essendo consapevole che Napoli non manca di idee da mettere in campo. E che ha numerosi talenti. Tullio Iappelli, Pasquale Persico, Marco Esposito, Luciano Stella, Valeria Parrella — tanto per fare alcuni dei nomi circolati in questi giorni — sono professionisti di provata competenza, assai stimati nei rispettivi ambiti, sperimentati per aver promosso iniziative di successo. Con o senza radici politiche, si fanno apprezzare per un approccio pragmatico alle cose. Appaiono inseriti nel contesto locale e tuttavia godono di reti a scala internazionale. Potrebbero rendere meno mediatica e più operativa la stagione che l’ambizioso inquilino di Palazzo San Giacomo intende aprire. Diversamente dal Bassolino del 1993, del resto, de Magistris opera in un contesto da lui stesso definito post-ideologico e la sua sfida non è fondare una nuova sinistra municipale, ma ricostruire la comunità urbana e mobilitarla per uscire dalla crisi. Il che significa, anzitutto, selezionare una nuova classe dirigente, che dia al profilo cesaristico del leader le opportune radici sociali, economiche e culturali. Ma il percorso non sarà agevole. Più che con le pressioni di partiti ormai debolissimi, il sindaco dovrà vedersela con altri e insidiosi condizionamenti, che potrebbero venire dai salotti di un’antiquata élite umanistica, dai notabili di università cittadine talvolta attardate ai margini dell’Europa, dagli intoccabili Grandi Vecchi che di Napoli pretendono di rappresentare un’astratta identità etica. Per non dire dei cascami di una sinistra ideologica e conservatrice in odore di revanche o degli storici oppositori del bassolinismo, che oggi appaiono come i reduci stanchi di una guerra ormai vinta. Sono questi segmenti di politica e di società che, magari nobilissimi, ingombrano la città, le impediscono di ripensarsi in modo innovativo, la chiudono in un conformismo politicamente corretto che, nell’ultimo ventennio, ha prodotto poco di buono. Soprattutto, sono il tappo che impedisce ad altre e giovani energie di affermarsi per i propri meriti. C’è da sperare che de Magistris non si faccia condizionare dalle «quote» generazionali o sessuali, ma neppure dal fascino discreto della (solita) borghesia immobile o dal richiamo della (contigua) foresta massimalista. Vecchie e nuove volpi non farebbero bene a Napoli. Oggi più che mai, la città ha bisogno di amministratori lontani dall’elitarismo e dal populismo, dall’ideologia dello spreco e dall’immobilismo burocratico, dai rigorismi dottrinari e dal socialismo clientelare. Il compito di un sindaco eletto dal 70 per cento dei giovani non è di pescare nei sopravvissuti delle trascorse stagioni. La scommessa, per quanto molto rischiosa, è dar vita a una nuova classe dirigente. Ci sorprenda ancora, signor sindaco.
CondividiFonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=3595
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