Da Rebibbia a Melfi, da Bologna a Catania, oltre 3000 detenuti in sciopero della fame con Pannella

Latronico, 27 maggio 2011

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani: 

Da 38 giorni Marco Pannella è in sciopero della fame. Ancora una volta, il leader radicale imbraccia le “armi” della nonviolenza per dialogare con le istituzioni, con il “Palazzo”, con quel regime che da sessant’anni ha fatto strane del dettato costituzionale, dello stato di diritto, in un paese che è sempre più una democrazia reale, così come un tempo si parlava di socialismo reale. Pannella non sciopera per avere uno strapuntino in un ente, ma per la democrazia, la legalità, la giustizia.

Sciopera per denunciare le incivili condizioni di detenzione nelle carceri. Ed è quel Marco Pannella che riferendosi alle carceri di questo paese ha affermato: non siamo disposti a tollerare quello che appare oggi come un consistente e allarmante nucleo dinuova Shoah. E del resto, nella mozione generale dell’ultimo congresso di Radicali Italiani si afferma “che occorre  interromperele vere e proprie tortureche subiscono quotidianamente detenuti e agenti penitenziari, già costretti in condizioni disumanea causa dell'ulteriore aumento della popolazione carceraria (68.527 detenuti su una capienza di 44.612 posti)”. Democrazia, Legalità, Giustizia, è questa la lotta nonviolente di Marco e dei Radicali.

Quel Marco Pannella che l’11 maggio dichiarava: “Siamo ad un punto terminale di una crisi che può essere quasi suicida per la non-democrazia italiana, per responsabilità unanime di tutta la partitocrazia, della sua maggioranza e delle sue opposizioni interne". Ed è ancora Marco Pannella, in un paese che sembra non voler ragionare e che vive di salotti dove trionfa il vuoto di una politica incapace di offrire soluzioni e completamente scollata dai problemi del Paese, che ha la forza di tornare a porre la questione dell’Amnistia, affermando: “Da più di trent'anni combattiamo per un’amnistia generalizzata che possa immediatamente salvare la giustizia e consentire ai magistrati italiani di rientrare nella legalità". L’amnistia radicale anche come antidoto a quella amnistia clandestina e di classe che ogni anno prende corpo con circa 200000 prescrizioni.

E siatene certi i reati che finiscono amnistiati non sono quelli dei vu cumprà o dei tanti poveracci che affollano le patrie galere, ma magari quelli dei baroni della finanza. Nel paese che da mesi si interroga con patologica morbosità sul giallo di Avetrana e sulla morte della povera Sara, gli obiettivi annunciati dello sciopero della fame di Marco Pannella sono sconosciuti e clandestini. Ma eccoli i temi dell’azione nonviolenta di Marco: l'istituzione di una commissione di inchiesta sullo stato della democrazia, composta da accademici (almeno 13 sulla falsariga dei 13 che non giurarono fedeltà al fascismo); la situazione della giustizia e delle carceri in Italia, e la possibilità di un'amnistia; una Mozione per le armi di "attrazione" di massa da usare in Libia e in Siria; l’invito rivolto al PD sulla questione, dal PD abbandonata, del sistema elettorale uninominale.

In queste ore, la comunità penitenziaria è tornata a stringersi attorno al leader radicale e sono oltre 3000 i detenuti che hanno scioperato con Marco, tra questi 126 ospiti del carcere di Melfi, o meglio del “carcere d’oro” di Melfi. In questa “Povera Patria”, per dirla con Battiato, c’è chi oppone le armi della nonviolenza alla violenza a volte automatica e inconsapevole di quello che Pier Paolo Pasolini chiama “Palazzo”. Parafrasando Leonardo Sciascia, si potrebbe dire che Marco Pannella è “Il Cavaliere” che si batte contro “la morte” del diritto, della legalità, della democrazia.

Fonte: http://lucania.ilcannocchiale.it/post/2651750.html

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