Salerno: progetto reinserimento sex-offenders; la Garante Tocco contro ministro Carfagna
La Città di Salerno, 8 maggio 2011
Adriana Tocco, garante dei detenuti per la Regione Campania interviene in un articolo su Repubblica sul progetto presentato dal Comune di Castelnuovo Cilento che coinvolge i detenuti del carcere di Vallo della Lucania rispondendo al ministro Mara Carfagna.
Nei giorni scorsi, infatti, il ministero delle Pari opportunità è intervenuto in merito all’iniziativa promossa dal Comune di Castelnuovo e dalla direttrice dell’istituto penitenziario di Vallo della Lucania. L’iniziativa prevede che dieci detenuti dell’istituto di Vallo, che accoglie persone condannate per reati sessuali, si adoperino alla pulizia delle strade e dei giardini di Castelnuovo. Già tempo fa parte degli abitanti si era manifestata contraria e ora Tocco riferisce che il ministro Carfagna voglia appoggiare questa parte della popolazione con una lettera in cui, facendo erroneamente riferimento all’impiego di 40 detenuti, invita il sindaco a lasciar perdere “pur riconoscendo l’importanza di reintegrare”.
Tocco continua dicendo: “È però davvero singolare che proprio il ministero delle Pari opportunità mostri volutamente di ignorare l’esistenza del principio rieducativo della pena, ignori l’esistenza delle regole penitenziarie europee che ribadiscono tale principio, ignori, in particolare, la sentenza 313 del 1990 della Corte costituzionale che definisce il principio della rieducazione qualità essenziale della pena, affermazioni e principi cogenti, non mere formule di cortesia”. La garante conclude: “Venga anche Lei, ministro Carfagna; la sua presenza darà ulteriore dignità all’iniziativa”.
Carfagna: passo falso sui detenuti da rieducare, di Adriana Tocco (La Repubblica)
Il ministero delle Pari opportunità interviene, senza averne peraltro alcuna titolarità, in merito a una iniziativa meritevole e in linea con tutte le indicazioni nazionali e internazionali, presa dalla direttrice dell’Istituto penitenziario di Vallo della Lucania (che accoglie persone condannate per reati sessuali) e dal sindaco di Castelnuovo Cilento.
L’iniziativa prevede che dieci detenuti, in concreta applicazione del principio di giustizia riparativa e dell’intento rieducativo della pena, puliscano e tengano in ordine strade e giardini di quel centro. Parte degli abitanti, forse mal informati e in base, spiace evidenziarlo, a una serie di intuibili pregiudizi e, forse, di rivalità di natura politica, si sono manifestati contrari, sono insorte le associazioni antipedofilia, convocate anche da altre parti d’Italia. Infine, ultima chicca, giunge la cortese (in apparenza) letterina del capo di gabinetto del ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, che, riferendosi erroneamente all’impiego di 40 detenuti, invita il sindaco a lasciar perdere, “pur riconoscendo l’importanza di reintegrare...”.
È, però, davvero singolare che proprio il ministero delle Pari opportunità mostri volutamente di ignorare l’esistenza del principio rieducativo della pena (articolo 27 della Costituzione), ignori l’esistenza delle regole penitenziarie europee che ribadiscono tale principio, ignori, in particolare la sentenza 313 del 1990 della Corte costituzionale che definisce il principio della rieducazione “qualità essenziale della pena (qualità essenziali e generali che caratterizzano la pena nel suo contenuto ontologico”), affermazioni e principi cogenti, non mere formule di cortesia. Quale garante dei detenuti per la Regione Campania, penso perciò che occorra fare alcune riflessioni dettate dal buon senso, altre di carattere più istituzionale. 1) In questo momento nel carcere di Vallo della Lucania non vi sono pedofili.
Sarà pure un caso, ma ciò basta a escludere che ve ne siano nelle strade di Castelnuovo e comunque, pur se colpevoli di un reato tra i più odiosi, anche i pedofili sono titolari di diritti costituzionalmente garantiti. 2) In Italia non esiste, per fortuna, la pena di morte, né è previsto l’ergastolo per i reati a sfondo sessuale. 3) Dunque i detenuti prescelti, dieci in tutto (ne saranno di volta in volta occupati cinque), sono tutti in procinto di terminare la pena. Perciò, progetto di reinserimento o no, tra poco saranno comunque in libertà.
4) Il Comune di Castelnuovo, come tutti gli altri, non ha fondi: il progetto di giustizia riparativa offre un servizio utile ai cittadini, garantendo la manutenzione delle strade a titolo gratuito. 5) Il sindaco e la direttrice del carcere si dimostrano coscienziosi funzionari dello Stato, se fanno accettare ai detenuti il principio di giustizia riparativa. 6) La loro iniziativa istituzionale non è certo frutto di una estemporanea invenzione: è certamente passata al vaglio del Prap e della magistratura di sorveglianza. 7) Non solo i detenuti, ma anche i cittadini liberi vanno educati alla conoscenza e alla pratica dei principi costituzionali che coincidono con quelli più ampi di solidarietà laica e cristiana. 8) Non si tratta infine solo di solidarietà ma anche di sicurezza sociale, perché è chiaro che un ex detenuto che si sente riaccettato sarà più motivato a non ripetere atti delittuosi.
9) L’aggettivo “pari” non ammette i più e i meno. Le opportunità non possono essere meno o più pari, sono pari e basta. Cogliamo dunque l’improvvido intervento ministeriale per meditare tutti sull’impegnativa regola costituzionale della solidarietà e soprattutto dell’uguaglianza nei diritti e dello sforzo civico che deve guidare la coscienza dei cittadini nell’anelito a realizzarla: nella vicenda che ci occupa “pari opportunità” significa anche consentire attraverso il lavoro, su cui è fondata la Repubblica, a tutti i soggetti che possono beneficiarne, di accedere alle forme riparatorie alternative.
E, considerata l’importanza e la serietà della iniziativa, vogliamo credere che il ministro sia stato male informato e da un disguido sia sorto l’invito a desistere dall’attuare il progetto descritto. Se è così, allora tutti noi facciamo un contro invito, anzi davvero un invito. Il giorno di inizio del lavoro dei detenuti saranno presenti, oltre al garante dei detenuti, il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno, esponenti della Caritas, dell’associazione “Il Carcere possibile”, dell’associazione “Oltre le sbarre” e altre associazioni che si occupano di tutela della legalità della pena e dei diritti fondamentali di tutti i cittadini, in qualunque situazione, anche di estremo svantaggio, si trovino diritti.
Venga anche Lei, onorevole ministro Carfagna; la sua presenza darà ulteriore dignità all’iniziativa, testimonierà la presenza dello Stato accanto a chi ne garantisce, attraverso le sue articolazioni, il funzionamento, dimostrerà che esiste una tensione ideale nelle istituzioni, ribadirà che il fondamento solidaristico repubblicano impone di garantire piena dignità ai soggetti che, nel percorso detentivo hanno evidenziato segni di ravvedimento, rassicurerà la cittadinanza e darà speranza di redenzione e reinserimento a chi ha sbagliato. Ministro l’aspettiamo.
Adriana Tocco, garante dei detenuti per la Regione Campania interviene in un articolo su Repubblica sul progetto presentato dal Comune di Castelnuovo Cilento che coinvolge i detenuti del carcere di Vallo della Lucania rispondendo al ministro Mara Carfagna.
Nei giorni scorsi, infatti, il ministero delle Pari opportunità è intervenuto in merito all’iniziativa promossa dal Comune di Castelnuovo e dalla direttrice dell’istituto penitenziario di Vallo della Lucania. L’iniziativa prevede che dieci detenuti dell’istituto di Vallo, che accoglie persone condannate per reati sessuali, si adoperino alla pulizia delle strade e dei giardini di Castelnuovo. Già tempo fa parte degli abitanti si era manifestata contraria e ora Tocco riferisce che il ministro Carfagna voglia appoggiare questa parte della popolazione con una lettera in cui, facendo erroneamente riferimento all’impiego di 40 detenuti, invita il sindaco a lasciar perdere “pur riconoscendo l’importanza di reintegrare”.
Tocco continua dicendo: “È però davvero singolare che proprio il ministero delle Pari opportunità mostri volutamente di ignorare l’esistenza del principio rieducativo della pena, ignori l’esistenza delle regole penitenziarie europee che ribadiscono tale principio, ignori, in particolare, la sentenza 313 del 1990 della Corte costituzionale che definisce il principio della rieducazione qualità essenziale della pena, affermazioni e principi cogenti, non mere formule di cortesia”. La garante conclude: “Venga anche Lei, ministro Carfagna; la sua presenza darà ulteriore dignità all’iniziativa”.
Carfagna: passo falso sui detenuti da rieducare, di Adriana Tocco (La Repubblica)
Il ministero delle Pari opportunità interviene, senza averne peraltro alcuna titolarità, in merito a una iniziativa meritevole e in linea con tutte le indicazioni nazionali e internazionali, presa dalla direttrice dell’Istituto penitenziario di Vallo della Lucania (che accoglie persone condannate per reati sessuali) e dal sindaco di Castelnuovo Cilento.
L’iniziativa prevede che dieci detenuti, in concreta applicazione del principio di giustizia riparativa e dell’intento rieducativo della pena, puliscano e tengano in ordine strade e giardini di quel centro. Parte degli abitanti, forse mal informati e in base, spiace evidenziarlo, a una serie di intuibili pregiudizi e, forse, di rivalità di natura politica, si sono manifestati contrari, sono insorte le associazioni antipedofilia, convocate anche da altre parti d’Italia. Infine, ultima chicca, giunge la cortese (in apparenza) letterina del capo di gabinetto del ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, che, riferendosi erroneamente all’impiego di 40 detenuti, invita il sindaco a lasciar perdere, “pur riconoscendo l’importanza di reintegrare...”.
È, però, davvero singolare che proprio il ministero delle Pari opportunità mostri volutamente di ignorare l’esistenza del principio rieducativo della pena (articolo 27 della Costituzione), ignori l’esistenza delle regole penitenziarie europee che ribadiscono tale principio, ignori, in particolare la sentenza 313 del 1990 della Corte costituzionale che definisce il principio della rieducazione “qualità essenziale della pena (qualità essenziali e generali che caratterizzano la pena nel suo contenuto ontologico”), affermazioni e principi cogenti, non mere formule di cortesia. Quale garante dei detenuti per la Regione Campania, penso perciò che occorra fare alcune riflessioni dettate dal buon senso, altre di carattere più istituzionale. 1) In questo momento nel carcere di Vallo della Lucania non vi sono pedofili.
Sarà pure un caso, ma ciò basta a escludere che ve ne siano nelle strade di Castelnuovo e comunque, pur se colpevoli di un reato tra i più odiosi, anche i pedofili sono titolari di diritti costituzionalmente garantiti. 2) In Italia non esiste, per fortuna, la pena di morte, né è previsto l’ergastolo per i reati a sfondo sessuale. 3) Dunque i detenuti prescelti, dieci in tutto (ne saranno di volta in volta occupati cinque), sono tutti in procinto di terminare la pena. Perciò, progetto di reinserimento o no, tra poco saranno comunque in libertà.
4) Il Comune di Castelnuovo, come tutti gli altri, non ha fondi: il progetto di giustizia riparativa offre un servizio utile ai cittadini, garantendo la manutenzione delle strade a titolo gratuito. 5) Il sindaco e la direttrice del carcere si dimostrano coscienziosi funzionari dello Stato, se fanno accettare ai detenuti il principio di giustizia riparativa. 6) La loro iniziativa istituzionale non è certo frutto di una estemporanea invenzione: è certamente passata al vaglio del Prap e della magistratura di sorveglianza. 7) Non solo i detenuti, ma anche i cittadini liberi vanno educati alla conoscenza e alla pratica dei principi costituzionali che coincidono con quelli più ampi di solidarietà laica e cristiana. 8) Non si tratta infine solo di solidarietà ma anche di sicurezza sociale, perché è chiaro che un ex detenuto che si sente riaccettato sarà più motivato a non ripetere atti delittuosi.
9) L’aggettivo “pari” non ammette i più e i meno. Le opportunità non possono essere meno o più pari, sono pari e basta. Cogliamo dunque l’improvvido intervento ministeriale per meditare tutti sull’impegnativa regola costituzionale della solidarietà e soprattutto dell’uguaglianza nei diritti e dello sforzo civico che deve guidare la coscienza dei cittadini nell’anelito a realizzarla: nella vicenda che ci occupa “pari opportunità” significa anche consentire attraverso il lavoro, su cui è fondata la Repubblica, a tutti i soggetti che possono beneficiarne, di accedere alle forme riparatorie alternative.
E, considerata l’importanza e la serietà della iniziativa, vogliamo credere che il ministro sia stato male informato e da un disguido sia sorto l’invito a desistere dall’attuare il progetto descritto. Se è così, allora tutti noi facciamo un contro invito, anzi davvero un invito. Il giorno di inizio del lavoro dei detenuti saranno presenti, oltre al garante dei detenuti, il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno, esponenti della Caritas, dell’associazione “Il Carcere possibile”, dell’associazione “Oltre le sbarre” e altre associazioni che si occupano di tutela della legalità della pena e dei diritti fondamentali di tutti i cittadini, in qualunque situazione, anche di estremo svantaggio, si trovino diritti.
Venga anche Lei, onorevole ministro Carfagna; la sua presenza darà ulteriore dignità all’iniziativa, testimonierà la presenza dello Stato accanto a chi ne garantisce, attraverso le sue articolazioni, il funzionamento, dimostrerà che esiste una tensione ideale nelle istituzioni, ribadirà che il fondamento solidaristico repubblicano impone di garantire piena dignità ai soggetti che, nel percorso detentivo hanno evidenziato segni di ravvedimento, rassicurerà la cittadinanza e darà speranza di redenzione e reinserimento a chi ha sbagliato. Ministro l’aspettiamo.
Fonte: http://detenutoignoto.blogspot.com/2011/05/salerno-progetto-reinserimento-sex.html
- Login to post comments