Lettera a Rossi sull'assistenza religiosa cattolica nelle strutture di ricovero del servizio sanitario toscano
L'associazione radicale LiberaPisa aderisce con convinzione alla lettera inviata dall'ass. "Laicità e diritti" al presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi.
«Spett.le Presidente Rossi,
sulla questione degli assistenti spirituali assunti e stipendiati dalle ASL toscane, teniamo a farLe presente il nostro disappunto, anche per i reiterati tentativi recenti che hanno visto il Consiglio regionale intento a prorogare l’attuale stato di cose e per il quale abbiamo già più volte espresso forte dissenso. Non riteniamo infatti giusto, né opportuno, che nel garantire l’assistenza spirituale e religiosa ai ricoverati nella strutture ospedaliere toscane si debba procedere ancora, per quanto concerne solamente la confessione cattolica, con figure di personale stipendiato e remunerato così dai contribuenti toscani, sia da chi è credente, ma anche da coloro che cattolici non sono o che una fede non ce l’hanno proprio. Ci piacerebbe invece pensare che, chi si prodiga nell’offrire questo servizio, lo faccia esclusivamente sotto la spinta di una umana compassione, che soprattutto per una persona con fede religiosa, si tramuta di per sé in un compenso ben più valido di quello meramente pecuniario.
Dal punto di vista normativo, inoltre, con la riforma dell’articolo V della Costituzione, la materia sanitaria è diventata di esclusiva potestà delle regioni anche per quanto concerne l’organizzazione del personale, rendendo così non più applicabili gli atti normativi precedenti (DPR n.761/79), con i quali si prevedeva, in maniera comunque molto discutibile e anomala, l’obbligo di assunzione e remunerazione degli assistenti spirituali cattolici. Né ulteriormente può la tanto richiamata Legge n. 833 del 23 Dicembre 1978 affermando che “l'unità sanitaria locale provvede per l'ordinamento del servizio di assistenza religiosa cattolica d'intesa con gli ordinari diocesani competenti per territorio”, in quanto non fa alcun riferimento all’obbligo di remunerazione di questo servizio, mentre invece per quanto riguarda le convenzioni tra regioni e università, per esempio, questo aspetto remunerativo lo specifica chiaramente.
Non comprendiamo quindi perché la Regione debba pagare per questo servizio e soprattutto perché debba pagarlo così tanto. Infatti, volendo forzatamente fare un parallelo con quanto è previsto per i cappellani militari, la legge prevede per loro sì l’assunzione e la remunerazione, ma in misura non superiore alla diaria corrisposta dagli enti ecclesiastici agli esercenti il culto.
Addirittura, qualora il cappellano percepisca già la diaria dall’ente religioso da cui dipende, la stessa legge prevede che niente in più venga corrisposto dal Ministero della Difesa. Si parla certamente di cifre assai più umili di quelle che intervengono invece nell’attuale rapporto di dipendenza degli assistenti spirituali cattolici con le strutture ospedaliere.
Non può neanche non saltarci agli occhi la disparità di trattamento degli assistenti spirituali di religione cattolica da quelli di altre confessioni, per le quali esistono degli accordi stipulati con la regione, ma che prevedono specificatamente che questo tipo di servizio venga reso “senza oneri per la Regione”.
Reputiamo pertanto che, in questo periodo di forte recessione economica e di ingenti tagli ai servizi sociali e sanitari, non sia proprio il caso di continuare con questa particolare interpretazione del volontariato sociale in tema di assistenza religiosa agli ammalati, ma chiediamo alla Regione Toscana, e per suo tramite agli organi ecclesiastici cattolici, di provvedere a garantire il servizio senza più alcun onere per i contribuenti, così come avviene per le altre confessioni.»
Dario Marchi
Associazione "Laicità e Diritti"
Fonte: http://www.radicalipisa.it/node/354
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