"Mai più bambini in carcere? Solo parole. Così com'è, la legge non cambia le cose"

di RITA BERNARDINI*

ROMA - Con il testo approvato mercoledì scorso dalla Camera dei Deputati sulla tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori, lo slogan 'mai più bambini in carcere' lanciato dal Ministro Alfano due anni fa è destinato a rimanere lettera morta.

L'''eccezionale rilevanza" c'è quasi sempre. Si tratta, infatti, di un provvedimento che non risolve certo il problema di quelle detenute madri, magari nomadi e recidive, in carcere aspettando un processo, o perché condannate in via definitiva. I loro bambini, infatti continueranno a rimanere chiusi negli istituti di pena, perché rispetto a questa tipologia di detenute esisterà sempre l'esigenza cautelare di "eccezionale rilevanza" o il pericolo di reiterazione di ulteriori delitti o quello di fuga, che non consentirà loro di scontare la custodia cautelare o la reclusione presso un istituto a custodia attenuata o presso una casa famiglia.

L'articolo 4-bis dell'Ordinamento.
In materia di tutela del rapporto tra detenuta madre e minore, i deputati della maggioranza e della opposizione hanno pensato bene di confermare l'infame regime del doppio binario processuale, sulla base del quale una detenuta madre condannata per un delitto di cui all'art. 4-bis dell'ordinamento penitenziario, non potrà scontare in nessun caso il primo terzo della pena al di fuori delle mura del carcere, come se i bambini di queste donne - ha aggiunto -fossero colpevoli per i delitti, per quanto gravi, commessi dalle loro madri.

Una legge senza copertura finanziaria. Ma ammettiamo pure che una detenuta avesse tutti i requisiti soggettivi e oggettivi richiesti da questo provvedimento, anche in quel caso madre e figlio non potrebbero mai uscire dal carcere per andare negli istituti a custodia attenuata, visto e considerato che fino al 2014 ciò sarà possibile solo nei limiti dei posti disponibili. Il rischio insomma è che anche nei suoi aspetti positivi questo provvedimento non potrà essere pienamente applicato a causa della scarsa copertura finanziaria.

L'aspetto della recidiva. Le Associazioni che abbiamo audito in Commissione Giustizia ci avevano ammonito soprattutto sull'aspetto della recidiva di nomadi e tossicodipendenti e su quanto fosse importante seguire percorsi individualizzati (e meno costosi per le casse dello Stato e delle istituzioni locali) di reinserimento sociale per queste madri e i loro bambini, ma un'impostazione securitaria che nulla ha a che fare con la vera sicurezza dei cittadini, ha impedito di ascoltare quelle parole di saggezza.

Solo un titolo, manca lo svolgimento. Per tutti questi motivi come radicali - pur avendo la nostra delegazione presentato una proposta di legge su questa materia elaborata in collaborazione con l'Associazione Il Detenuto Ignoto 1 - ci siamo astenuti al momento della votazione. Insomma, rimane poco più del titolo del tema "mai più bambini in carcere", manca lo svolgimento e, soprattutto, una convincente e giusta soluzione del problema.

* Rita Bernardini, deputata radicale eletta nelle liste del Pd, membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati

La conferenza stampa. Le ragioni del dissenso dei Radicali alla legge, approvata alla Camera quasi all'unanimità, che permetterebbe alle donne con figli fino a 6 anni di non varcare la soglia del carcere, verrano illustrate durante una conferenza stampa nella giornata dell'8 marzo nella sede del Partito Radicale, in via di Torre Argentina 76.

Fonte: http://detenutoignoto.blogspot.com/2011/03/mai-piu-bambini-in-carcere-solo.html

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