Anarcocapitalismo? Domenco Letizia: I libertari devono sperimentare

Domenco Letizia

Apprendo con grande piacere che è in corso un dibattito sull’ attualità dell’anarco-capitalismo, dibattito iniziato da Giuseppe De Bellis, proseguito da Luca Fusari, con riflessioni e argomentazioni di valore interessante. Giuseppe analizza dei concetti dal punto di vista sia storico che politico dando voce alle contraddizioni che il sistema sociale attuale ha dato alle parole anarchia e capitalismo. Il termine anarchia ( o quello libertario, De Andrè diceva: “Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l’hanno fatto diventare un termine orrendo… In realtà vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità” ) ha una lunga tradizione che affonda anche nell’individualismo americano di matrice liberale, nel pensiero di Berneri e nella corrente gradualista e non-violenta e alla luce di tali considerazioni il termine va recuperato riattualizzato e modernizzato. Diverso il discorso sul capitalismo, come giustamente sottolineato, il capitalismo per colpa dei governi e delle interferenze statali è divenuto burocrazia, affarismo e clientelismo oltre che identificato con lo sfruttamento.
Altra metodologia se utilizziamo il termine mercato, il libero mercato o scambio, argomentazioni utilizzate anche dai neo-mutualisti che influiscono anche sulla sinistra politica, insomma, da queste considerazioni si può iniziare un dibattito almeno culturale che per certi versi comunque porta ad argomentare e studiare il pensiero valutando e valorizzando il lavoro della scuola austriaca soprattutto se analizziamo l’individualismo metodologico che nega la visione secondo la quale la “collettività” sarebbe un ente autonomo in grado di prendere decisioni e mina alle fondamenta tutte le teorie dogmatiche ed economiche imposte, per due motivi.
Il primo è che gli uomini sono dotati di conoscenza limitata e fallibile; il secondo è che le azioni intenzionali conducono molto spesso a effetti non intenzionali. Ne derivano due conclusioni che chi vuole cambiare il mondo dovrebbe tenere a mente.
La prima è che “solo laddove sia possibile sperimentare un gran numero di modi diversi di fare le cose si otterrà una varietà di esperienze, di conoscenze e di capacità individuali tali da consentire, attraverso la selezione ininterrotta delle più efficaci fra queste, un miglioramento costante”.
Considerazioni che conducono al possibilismo economico, da queste considerazioni i libertari attraverso un metodo sperimentale, aperto e volontarista devono partire per diffondere idee, libertà e antistatalismo illustrando che lo statalismo ha negato la visione e la realizzazione di diverse società e organizzazioni sociali, che una volta ritiratosi lo stato usciranno e spunteranno in competizione tra loro, creando libertà di scelta di aderire liberamente e volontariamente a qualsiasi modello sociale ed economico si condivida. (Rivista "Enlcave" n 50, Gennaio 2011)

Fonte: http://www.radicalicaserta.com/index.php?option=com_content&view=article&id=12:anarcocapitalismo-domenco-letiziai-libertari-devono-sperimentare&catid=3:coscioni-caserta&Itemid=15

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