Apologia del volantinaggio
di Cosimo Scarinzi
È sempre stato mio fermo convincimento che un volantinaggio alla settimana e, se possibile, anche più d’uno, sia assolutamente opportuno per tenere tonici ed in forma i militanti. Apparentemente si tratta di un’attività che non richiede particolari competenze, di un mero lavoro esecutivo. Basta avere una certa prontezza, tenere i volantini in modo che non si appiccichino l’uno all’altro, porgerli non troppo lentamente né troppo velocemente e il gioco sembrerebbe fatto.
Credo però che questa relativa facilità possa trarre in inganno. Certamente basta una certa scioltezza ma per godere appieno del volantinaggio può essere utile un rapporto più strutturato con il suo svolgimento. Se posso permettermi un paragone un po’ forte, chiunque può bere del buon vino ma il pieno apprezzamento delle qualità del vino stesso richiede un percorso di apprendimento che è esso stesso fonte di piacere.
Si tratta allora di conoscere bene il percorso che porta al prodotto finito, il volantino, e quello che ne fa uno strumento volto a specifici obiettivi.
Molto schematicamente bisogna avere contezza:
di alcuni accorgimenti grafici. Il volantino deve essere comunicativo, contenere informazioni ma non essere pesante, vedere un rapporto fra spazio stampato e spazio bianco non repulsivo, attrarre l’attenzione mediante titoli accattivanti e disegni gradevoli, creare
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