Addio periferie, la sinistra vince soltanto nei salotti

di Pietro Treccagnoli da il Mattino, 25-01-2011

Vomero, Arenella, ma pure Chiaia, Posillipo e San Ferdinando sono le ultime Stalingrado della sinistra napoletana. Libero Mancuso, il candidato dei vendoliani, ha sfondato nei quartieri borghesi ed è rimasto al palo nelle periferie e nei quartieri più popolari del centro storico. A prima vista, potrebbe essere letto come un risultato bizzarro. Ma, invece, è la prova, l’ennesima, che la sinistra da tempo ha cambiato pelle. Dovrebbe riadattare Marx, alle classi e alla lotta dei classe ai tempi del bunga bunga: borghesi di tutto il mondo unitevi, perché quel che resta del proletariato sta da altre parti. Sarebbe fin troppo facile tirare fuori dal ripostiglio dei ricordi l’etichetta derisoria di radical-chic, di sinistra salottiera, di caviar gauche, ma in verità, storicamente, prima il Pci, poi Pds e Ds, è stato soprattutto un partito collinare. Lassù c’era il ceto pensante, fatto di professionisti, insegnanti, piccola e media borghesia, elettorato sufficientemente acculturato, ma poco propenso al proselitismo e alla militanza, a sporcarsi le mani con le il lazzaronismo che tiene in pugno tutto quanto alligna GiùNapoli. Le tabelle delle primarie per la scelta del candidato del centrosinistra alla successione della Iervolino, sono eloquenti. I settemila voti per Mancuso arrivano in gran parte dalla cosiddetta Napoli bene. Dunque, il candidato di Sinistra ecologia e libertà ha vinto all’Arenella, al Vomero e a San Giuseppe (nel centro storico), si è piazzato alle spalle di Umberto Ranieri all’Avvocata, a Chiaia (con pochi voti di scarto), a Posillipo, a San Ferdinando e all’Avvocata (unico quartiere in gran parte popolare), ed è arrivato ultimo a Pianura, Piscinola, Poggioreale, Mercato, Stella, Vicaria e San Giovanni a Teduccio dove ha incassato appena 15 voti, il suo risultato peggiore. A Ponticelli è riuscito a superare Oddati di appena tre voti. Qualche anno fa è stata coniata la definizione di certo medio riflessivo per indicare il corpaccione dell’elettorato di sinistra. Un ceto sospeso tra rabbia, nostalgia e impotenza. Ma di fronte al risultato delle primarie ha prevalso la rabbia. Il comitato di Mancuso, le varie associazioni sostenitrici e i partiti (Sinistra ecologia e libertà e Federazione della Sinistra) hanno ringraziato chi ha votato per l’ex magistrato (ora avvocato penalista) ed ex assessore a Bologna ai tempi di Sergio Cofferati, ma il commento di Mancuso è stato tranchant e rancoroso: «Un voto che ci ha portato a prevalere nei quartieri dove ha vinto il voto libero e consapevole». E i suoi sostenitori, in una nota hanno calcato la mano: «Chiediamo che si esaminino le puntuali contestazioni, in merito a evidenti e fondati inquinamenti del voto determinatesi in alcuni seggi della città, come anche altri candidati hanno denunciato». L’effetto Vendola, che altrove aveva premiato i candidati outsider fuori del Pd, a Napoli (come a Bologna) è rimasto fermo al palo. Quando il gioco di fa duro, c’è poco da riflettere. Ma su Facebook e in altri social network la rabbia e la delusione dei sostenitori di Mancuso oscillano tra due opposti: c’è chi dichiara che non andrà a votare Andrea Cozzolino e chi invece suggerisce all’ex-magistrato di candidarsi comunque, da solo. Perché, poi, a conti fatti, ceto riflessivo o propositivo, consapevole o inconsapevole, libero o soggiogato, settemila voti, di questi tempi, sono un patrimonio da non disperdersi e un pacchetto di voti che pesa.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=3280

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