“Stop Etat d'urgence!” Manifestazioni nonviolente in Francia contro lo Stato di emergenza permanente
Quasi ventimila persone si sono radunate sabato scorso a Parigi e in altre 70 città, tra cui Lione, Marsiglia, Tolosa e Strasburgo, al grido di Stop Etat d'urgence. La manifestazione indetta da sindacati, tra cui della magistratura e associazioni per la protezione dei diritti umani - ha chiesto la revoca immediata dello “Stato di Emergenza” dichiarato da François Hollande sulla scia degli attacchi del 13 novembre a Parigi e Saint-Denis, già prorogato per tre mesi e con il rischio di essere esteso oltre il 26 febbraio e diventare così un sistema permanente “d'eccezione”, di controllo della cittadinanza e di repressione della popolazione.
Perquisizioni senza mandato, espulsioni, arresti preventivi, coprifuoco, sorveglianza capillare dei luoghi pubblici e dei mezzi d’informazione, sospensione della libertà personale e del diritto alla manifestazione, ecco cosa comporta lo Stato d'urgenza; un dispositivo di “Ragion di Stato”, legalizzato nel 1955 durante la guerra d’indipendenza dell’Algeria e tirato fuori come un coniglio dal cilindro nel 2005, durante le rivolte delle banlieue.
Da novembre 2015 in Francia è aumentata le discriminazione nei confronti di quelle popolazioni già stigmatizzate a causa della loro origine o religione. E il 79% degli intervistati francesi sono inclini all'emergenza perenne. Dopo la Turchia, anche la Francia ci mostra gli effetti devastanti di una politica securitaria di stampo nazional-populista che concorre alla creazione del nemico “esterno” per imporre al suo “interno” una svolta di regime militare.
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