Se la scienza finisce in tribunale

Se la scienza finisce in tribunale

l'Espresso
15 Lug 2016
Giovanni Bignami

Je suis Ilaria Capua. Come la grande maggioranza degli scienziati italiani, mi sento profondamente colpito dalla vicenda della virologa. Deputata della Repubblica, è appena stata liberata dall'incubo di una inchiesta tanto infondata quanto insopportabilmente stiracchiata nel tempo e per vari motivi anche nello spazio. Infatti, i vari "tronconi" sono ora finiti in parte per decorrenza dei termini ma, soprattutto, per «non luogo a procedere». Cioè, dopo dieci anni circa di indagini, quando il giudice è finalmente entrato nel merito ha subito visto che non c'era materia neanche per un rinvio a giudizio per la scienziata. No comment.

Nel frattempo la vita di Ilaria è stata quella che ci si può aspettare per una persona indagata, tra l'altro, per reati come la "procurata epidemia", punibile con l'ergastolo, e quindi sbattuta in prima pagina da giornali e settimanali. Negli ultimi tre anni ha subito un linciaggio pubblico in rete, con insulti irripetibili, e un trattamento spesso equivalente dai suoi colleghi deputati, anche nella settima Commissione alla Camera, dove era vicepresidente di garanzia.

Gli atti parlamentari, però, dimostrano che Capua, quasi sempre in splendido isolamento, da quando era stata eletta col governo Monti aveva fatto un lavoro egregio in difesa della ricerca italiana. Avevo sentito Ilaria parlare di virus e vaccini nel 2012 ad una "Repubblica delle Idee", grazie a quel grande comunicatore che è Riccardo Luna. L'anno dopo, l'avevo vista a Cernobbio con Mario Monti, nella cui squadra era ormai lanciata in politica. Avevo intuito che avremmo avuto, rara avis, qualcuno che capiva di ricerca, in grado di difenderla dove è necessario, in Parlamento.

Come scienziato e gestore di ricerca pubblica, ho poi visto Capua fare con competenza e con passione, per tre anni consecutivi, il lavoro critico di relatrice sui contenuti e sui drammatici ritardi dei decreti Miur per la assegnazione dei fondi agli Enti di Ricerca, insistendo sulla meritocrazia e sull'importanza della valutazione indipendente. O riuscire a portare a casa lo sgravio Imu per gli enti di ricerca Onlus, o le mozioni su antibiotico-resistenza o su Xylella e il disseccamento degli ulivi di Puglia (altro episodio incredibile) e molto altro.

Il tutto mentre Ilaria perdeva otto chili e cercava di tenere insieme una famiglia sballottata da una inchiesta fasulla ma della quale era kafkianamente tenuta all'oscuro: mai interrogata sull'argomento, ha detto, dal Grande Inquisitore Giancarlo Capaldo, al quale magari spiegare, con bella maniera, che di virus ce ne sono tanti e uno non vale l'altro, anche se hanno nomi simili... Dettagli da scienziati.

Il Cardinale Bellarmino prima, e i Padri Inquisitori poi, invece, sapevano benissimo che Galileo aveva ragione nel merito, proprio perché lo avevano interrogato e sentito esperti veri, gli astronomi del Collegio Romano. Ma poi procedettero per ordine del Papa. Non credo che oggi, al di sopra della giustizia italiana, ci sia un papa incazzato con il suo vecchio amico Galileo per la sua disobbedienza e timoroso delle conseguenze internazionali, come era Urbano VIII nel 1633. Se così fosse, sarebbe quasi meglio.

Fatto sta che Ilaria, qualche mese fa, non ce l'ha più fatta. Ha dato corso a quello che mi aveva annunciato qualche tempo prima, in quella succursale della buvette parlamentare che è Illy Caffè a Roma. Ha accettato una bella offerta di una università americana. Lasciata Padova e date le dimissioni dalla Camera (ripeto: dimissioni dalla Camera, senza neanche l'ombra non dico di condanna, ma di un rinvio a giudizio), adesso è in Florida, con la famiglia. Prima di partire, però, ha pubblicato un libro "L'Abbecedario di Montecitorio", che vivamente consiglio a chi cercasse di capire come funziona il nostro sistema parlamentare. La lettura mostra anche come sia disperata la battaglia a sostegno della ricerca e della scienza, contro un oscurantismo ed una diffusa ignoranza che fanno paura. Aridateci Bellarmino, appunto, che almeno sapeva leggere e scrivere.

Conosco Ilaria e so che continuerà a collaborare con gruppi italiani. Io covo anche la speranza che la Camera respinga le sue dimissioni: può ancora farlo, e sarebbe un riconoscimento nel merito, non un gesto di solidarietà.

Oui, je suis Ilaria Capua. Soprattutto, perché il problema della antíscienza o addirittura dell'attacco alla scienza, in Italia, è ben più grande del caso Ilaria, considerata moderna "untrice" armata di virus. È di pochi giorni fa l'incredibile sentenza che ordina un risarcimento per i genitori di un povero bambino autistico, che sarebbe diventato tale, secondo i giudici, perché vaccinato. Bastava una scorsa anche superficiale, magari con qualcuno che se ne intende (perché no?), della letteratura e delle cronache, anche internazionali, per vedere che una simile correlazione è falsa, non esiste: è noto che chi l'aveva ipotizzata ha commesso un falso scientifico e i relativi lavori sono stati ritirati con tante scuse. Adesso tutto il mondo ci ride dietro, naturalmente.

Ma lo stesso è vero per il caso Xylella, la malattia degli ulivi, dove gli scienziati che stavano facendo il loro lavoro, in buona fede e che poi si è rivelato giusto, sono stati inquisiti dall'autorità giudiziaria, con grave danno pratico (per le richieste di fondi europei, per esempio) e di immagine. "Nature", la rivista scientifica più prestigiosa al mondo, non ha avuto dubbi al riguardo, e anche l'Accademia dei Lincei ha preso posizione, invano. E poco prima, la penosa, squallida storia di "stamina" con i finanziamenti a quell'illusore di disperati di Vannoni? e qualche anno fa Di Bella? Anche in questi casi, interventi di inquirenti a gamba tesa (ragionando appunto coi piedi...), spesso sotto la spinta del protagonismo o della emotività popolare da Bar Sport.

Oui, je suis Ilaria Capua. Anche se sono un fisico, a differenza di lei, devo anch'io subire attitudini irrazionali, da Bar Sport come da salotto buono, su cambiamento climatico, produzione di energia o, peggio, su energia nucleare, una delle grandi scoperte scientifiche della storia, dove l'ignoranza è pari solo alla malafede. Come nel caso più generale della irrazionalità antievoluzionistica, sia di matrice religiosa sia di pura ignoranza o tutt'e due. Non so se sia vero, ma pare che Sarah Palin, ex candidata a presidente Usa, antievoluzionista e sventolatrice di Bibbie, a domanda sui fossili, imbarazzanti testimoni di qualcosa di più vecchio di qualche millennio, abbia risposto che fu Dio a nasconderli sottoterra, per mettere alla prova la fede di noi peccatori... E Trump potrebbe essere ancora peggio. Non a caso, proprio negli Usa è appena uscito "The War on Science", uno splendido saggio sulla antiscienza organizzata, dal negare la relazione sigarette-cancro al proporre il "disegno intelligente" e molto altro. Anche i ricchi piangono.

Ma torniamo a noi. Sono soprattutto un astrofisico, umiliato tutte le mattine quando la Rai, pagata anche dalle mie tasse, trasmette gli oroscopi. Perciò estrapolo, e immagino per l'Italia un futuro giudiziario da incubo, nel quale una prova seria, come per esempio il Dna, verrà messa alla pari con il segno zodiacale di nascita: si parla tanto di tutt'e due le cose, meriteranno bene una considerazione simile, o no? «Signor giudice, quest'uomo è dell'Ariete e per il giorno del delitto il suo oroscopo è chiaro: non voleva far del male». «Buon punto avvocato: Dna o meno, concedo le attenuanti astrologiche». Non ci siamo ancora, ma chissà.

http://www.associazionelucacoscioni.it/rassegnastampa/se-la-scienza-finisce-tribunale

Fonte: http://www.associazionelucacoscioni.it/rassegnastampa/se-la-scienza-finisce-tribunale