I nuovi Lea e la guerra dei 2 miliardi
I nuovi Lea e la guerra dei 2 miliardi
La richiesta: 113 mld nel 2017 e 115 nel 2018 - Lorenzin: "Difenderò le cifre del Def"
Avanti con prudenza. Aspettando di capire cosa accadrà con la prossima legge di Bilancio. L'intesa raggiunta mercoledì 7 settembre in Conferenza Stato-Regioni sui nuovi Livelli essenziali di assistenza non poteva prescindere dal nodo risorse. Perché gli 800 milioni blindati dalla scorsa legge di Stabilità - come dotazione strutturale e non una tantum, lo ricordiamo - potranno bastare, è la convinzione dei governatori, appena per questo scampolo di 2016. A regime i nuovi Lea - come si legge nel documento preparato dagli assessori in vista della conferenza delle Regioni che ha approvato la proposta di Dpcm all'unanimità - avranno bisogno di un'iniezione di denari ben più consistente.
Vincolata a doppio filo a un aumento complessivo di 2 miliardi del Fondo sanitario nazionale, per ciascuno degli anni 2017 e 2018. Una promessa contenuta nel Def di fine aprile, che rischia di trasformarsi in chimera (il nuovo anno portera in dote, forse, un miliardo?) davanti alle ultime slime al ribasso sull'andamento del Pil nazionale. Ma le Regioni battono cassa, affinché questi Livelli essenziali di assistenza, che tante promesse e novità contengono, non restino un libro dei sogni. E non si ripercuotano come un boomerang sulle casse regionali, sulla salute e, anche, sugli orientamenti alle urne dei cittadini. Intanto, la parola d'ordine è "cautela": va avviato immediatamente il processo di delisting che dovrà mandare in soffitta le prestazioni superate e riclassificare quelle inutilmente costose. Si parte con l'attuazione graduale del documento, tanto voluminoso quanto complesso. I governatori sono più che chiari: chiedono - con tanto di lettera alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin - che «il Dpcm venga adottato per l'anno 2016 e che per l'anno 2017 la Commissione nazionale per l'aggiornamento dei Lea e la promozione dell'appropriatezza nel Ssn (c. 566 della legge di Stabilità 2016, ndr) aggiorni entro il 30 novembre 2016 lo schema effettuando il delisting delle prestazioni "obsolete" e le integrazioni necessarie al fine di mantenere la compatibilità tra risorse e prestazioni da erogare in maniera omogenea sul territorio nazionale, secondo il setting assistenziale appropriato da finanziare in base all'indice di accesso al Fsn».
A sintetizzare la posizione, del resto già preannunciata nei mesi scorsi con un pre via libera ai Lea limitato all'anno in corso, è stato il presidente Stefano Bonaccini al termine della riunione che ha sancito l'Intesa: «Con il varo dei nuovi Lea in sanità - ha premesso - abbiamo alzato l'asticella della tutela della salute in Italia». Per poi aggiungere: «Sarà opportuna un'attuazione graduale, affidata al monitoraggio continuo della Commissione nazionale per la verifica dei Lea». E intanto l'assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera dava le stime: «Come Regioni riteniamo che per far fronte alla spesa servono complessivamente risorse pari a un miliardo e mezzo di euro l'anno, mentre il governo ha stanziato solo 800 mln. Su alcune prestazioni, particolarmente innovative e costose come l'adroterapia, andranno poi fatte ulteriori valutazioni scientifiche. I nuovi Lea - che mandano in soffitta la versione precedente, ferma al 2001 - nascono quindi "zoppi"?
Lorenzin difende il provvedimento e preferisce puntare i riflettori sull'effetto risparmio atteso da misure di spending sanitaria come la centralizzazione degli acquisti, che «libererà risorse da reinvestire in Sanità». Nonché dall'eliminazio-ne costante e progressiva delle cure più obsolete e dallo spostamento di molte prestazioni dal regime di ricovero all'ambulatorio. Con buona pace, aggiungiamo noi, dei cittadini che si troveranno a pagare maggiori ticket, quantificati nel nuovo Dpcm in 18 milioni di euro. Ma la ministra si spinge oltre: sarà paladina del Fsn, assicura. «Difenderò i 2 miliardi in più previsti per il Fondo sanitario nazionale nel Def 2017. Poi è ovvio che nelle fasi di Bilancio ognuno difende il proprio capitolo», ha annunciato a caldo dopo l'Intesa sul nuovo maxi-pacchetto di prestazioni che il servizio sanitario nazionale è tenuto a garantire a tutti i cittadini da nord a sud del Paese. Ma soprattutto la ministra ha tenuto a ricordare come il via libera al provvedimento - che per essere pienamente operativo deve andare al vaglio delle commissioni parlamentari competenti, alla firma del presidente del Consiglio e infine in Gazzetta ufficiale - inauguri «una nuova fase per milioni di pazienti in Italia, che potranno avere accesso a nuove terapie e cure».
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I contenuti. Il testo su cui mercoledì scorso è arrivata l'Intesa è «integralmente sostitutivo del Dpcm 29 novembre 2001 e di alcuni provvedimenti in vigore». E «diviene la fonte primaria per la definizione delle attività, dei servizi e delle prestazioni» garantite ai cittadini con le risorse pubbliche messe a disposizione dal Servizio sanitario nazionale». Innovazione e appropriatezza sono i due criteri-guida per la lettura del provvedimento, che articola le prestazioni tra prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera. Nel primo gruppo (cui si riferisce l'allegato 1 al provvedimento) rientrano sorveglianza delle malattie infettive e vaccinazione (viene recepito il nuovo Piano vaccini con tanto di calendario "esteso"), tutela della salute e della sicurezza degli ambienti, tutela dei luoghi di lavoro, salute animale e veterinaria, sicurezza alimentare, sorveglianza e prevenzione delle malattie croniche, inclusi la promozione di stili di vita sani ed i programmi di screening; attività medico-legali per finalità pubbliche.
Nel livello "assistenza distrettuale" rientrano invece attività sanitaria di base, continuità assistenziale, assistenza ai turisti; emergenza sanitaria territoriale; assistenza farmaceutica territoriale e ospedaliera erogata attraverso le farmacie convenzionate; assistenza integrativa intesa come erogazione di dispositivi medici monouso, di presidi per diabetici e di prodotti destinati ad un'alimentazione particolare (allegati 2 e 3); specialistica ambulatoriale (all. 4 e seguenti); protesica (allegati 2A e 2B); cure tennali (allegato 9). Al livello essenziale "assistenza ospedaliera" appartengono: pronto soccorso, ricovero ordinario per acuti (allegato 6A), day surgery (allegato 6B), day hospital, riabilitazione e lungodegenza post acuzie, attività trasfusionali, trapianti, centri antiveleni. Questa l'architettura del provvedimento, che si snoda in una lunga coda di allegati.
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Tra le novità di particolare rilievo per i cittadini, i due nomenclatori per la specialistica ambulatoriale e l'assistenza protesica, l'aggiornamento degli elenchi delle malattie rare e delle patologie croniche e invalidanti, le prestazioni di procreazione assistita omologa ed eterologa, il recepimento della legge sull'autismo, il già ricordato aggiornamento del calendario vaccinale con l'introduzione di anti papillomavims, esteso anche ai maschi, dell'anti meningococco e dell'anti pneumococco; l'estensione a tutti i nuovi nati dello screening neonatale esteso per le malattie metaboliche ereditarie; lo screening neonatale per la sordità e la cataratta congenite; l'introduzione nell'elenco delle malattie croniche di sei nuove patologie esenti, tra cui Bpco da moderata a molto grave, endometriosi moderata e grave e sindrome da talidomide; lo spostamento da "rara" a "cronica" di celiachia, sindrome di Down, connettiviti indifferenziate e sindrome Klinefelter.
Fonte: http://www.associazionelucacoscioni.it/rassegnastampa/i-nuovi-lea-e-la-guerra-dei-2-miliardi
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