Le Monde sul suicidio per anziani in Olanda

A cura di Carlo Troilo

Due cose mi colpiscono in particolare in questa  vicenda: la prima è il concetto che anche lo Stato (oltre ai medici) deve “dar prova di  compassione”; la seconda è che fra le ragioni della proposta vi è anche quella di evitare molti  suicidi.  Il governo  francese riconosce dunque il legame fra malattia e suicidio,  che invece molti medici italiani negano e su cui  l’istat sembra voler stendere un velo, eliminando dalle sue tabelle sui suicidi la voce “movente”.  

Anche in Olanda il partito dei “cristiani tradizionalisti” (che sono, per fortuna degli olandesi, una piccola minoranza) agita lo spettro di eutanasie che sarebbero legate a ragioni economiche (eliminare i vecchi ed il costo del loro mantenimento).  Ammesso che questa obiezione sia avanzata in buona fede, penso si possa rispondere con una legge in cui regole e controlli siano così stretti da impedire ogni ipotesi di abuso.  Del resto, che questo rigore nella “concessione” della eutanasia sia una barriera sufficiente contro ogni abuso è dimostrato dai rapporti annuali dei parlamenti belga e olandese, dai quali risulta che la maggioranza delle richieste di eutanasia viene respinta per mancanza dei requisiti richiesti. Per non dire della tanto deprecata (ma clandestinamente attuata) eutanasia dei minori legalizzata in Belgio: dopo due anni dalla entrata in vigore della legge, si è verificato un solo caso, riguardante (fra l’altro) un ragazzo di 17 anni, assai prossimo alla maggiore età.  Altro che “ slippery slope”.

LE MONDE  –   19 ottobre 2016

Titolo:  I Paesi Bassi pensano di autorizzare il suicidio  assistito per le persone anziane

Sommario:  L’eutanasia sarà facilitata al di là dei casi di malattie incurabili

Il governo olandese ha depositato qualche giorno  fa un  ddl che mira ad autorizzare le persona anziane – anche se non sofferenti – a mettere fine ai loro giorni con una assistenza esterna. Il testo, che dovrebbe ottenere il sostegno del Parlamento, è, secondo diverse  inchieste, approvato dalla maggioranza della popolazione.

La nozione di vita “compiuta” o “giunta al termine ” (voltooid leven) che potrebbe essere invocata dai richiedenti il suicidio assistito, è oggetto di intensi dibattiti in seno  alla società olandese da oltre 25 anni. La discussione è stata lanciata nel 1991 d un giurista, Huib Drion.  In un saggio che fece scalpore  sosteneva la causa di dispensare un medicinale in piena legalità alle persone desiderose di morire.  Un ministro della Sanità,Els Borst, membro  del partito riformatore D66, tentò invano  di tradurre in legge questa tesi.

Nel 2002, l’Olanda approvò una legge che escludeva l’idea della vita “compiuta”. In cambio, essa prevedeva la possibilità di una eutanasia qualora due medici constatassero una “sofferenza insopportabile e incurabile”, fisica o mentale. Circa 5.300 olandesi hanno ottenuto l’eutanasia nel 2014. Circa 3.900 soffrivano di un cancro incurabile, 41 di una malattia psichiatrica grave.

Vita compiuta

La mobilitazione è tuttavia proseguita ed ha avuto un picco nel 2008, grazie al processo intentato ad Albert Herings, che aveva somministrato una sostanza mortale alla madre di 99 anni. La donna aveva manifestato il desiderio di morire prima ancora di ammalarsi. Un tribunale ha condannato Herings ma non gli ha inflitto nessuna pena perché aveva agito “per carità”. La Corte d’Appello ha decretato la sospensione della azione penale  ed ora si attende che la Corte di Cassazione chiuda definitivamente la vicenda.

In questi anni, diverse organizzazioni hanno continuato a battersi per concedere l’eutanasia anche alle persone anziane.  Nel 2014, il governo nominò una commissione per approfondite il tema, incaricandola di verificare se le condizioni giuridiche che consentivano l’eutanasia potessero essere ampliate.  Composta da medici, scienziati, giuristi e presieduta da un sociologo e senatore, Paul  Schnabel, essa ha concluso, a febbraio, che la nozione di vita compiuta  non poteva  essere accettate.  Gli esperti ritenevano che la legge del 2002 apriva possibilità sufficienti per le persone desiderose di essere “eutanasizzate” e dicevano anche  di temere l’influenza di alcune famiglie su persone anziane, e dunque spesso divenute fragili

“Compassione” dello Stato

Il governo di coalizione guidato dal liberale Mark Rutte ha comunque deciso di andare avanti. Il progetto, depositati dal ministro della Sanità Edith Schippers, e della Giustizia, Ard van der Steur, intende riconoscere il diritto di morire alle persone per le quali la vita “è una sofferenza”. “La compassione non è solo compito dei medici, anche lo Stato deve dar prova di compassione”, hanno scritto in una lettera ai deputati i due ministri. Essi insistono anche sulla necessità di evitare alcuni suicidi, che si verificano in circostanze tragiche.

Le persone anziane che avranno il desiderio – cosciente  e deliberato –  di  por  fine ai loro giorni beneficeranno dell’aiuto  necessario fornito da “assistenti” il cui status non è ancora chiaramente  definito.  Come pure non lo è l’età a partire dalla quale una domanda potrà essere avanzata (senza dubbio, 75 anni).  Il governo dovrà anche fissare la lista dei criteri cui la domanda dovrà ottemperare. Al momento, si precisa solo che le famiglie saranno coinvolte nel processo, ma non potranno giocarvi un ruolo determinante.

Il progetto divide gli specialisti. Alcuni sono favorevoli, mentre altri dubitano di possibili abusi o del fatto che persone anziane scelgano la morte semplicemente per non essere più di peso ai propri familiari. Sul piano politico, gli oppositori sono in minoranza.  Uno di loro, Kees van der Ataaj, leader del partito politico riformato (SGP, cristiani fondamentalisti),  ritiene che ormai bisognerà tener  conto della possibilità che persone anziane “debbano difendersi per il fatto di essere ancora in vita”.

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