Materiale scadente: «I nostri bisturi non tagliano»
Materiale scadente: «I nostri bisturi non tagliano»
«I bisturi non tagliano più» a causa della loro «mediocre qualità» con conseguenze «sia estetiche perché si perde la famosa precisione chirurgica, sia infettive». E una denuncia pesantissima quella che arriva dal professor Diego Piazza, presidente dell'Acoi, Associazione chirurghi ospedalieri italiani.
Tocca a lui raccogliere «migliaia di segnalazioni da tutta Italia» e puntare il dito contro una prassi che definisce «antieconomica»: «In uno stesso intervento, in questo modo, può essere necessario utilizzare tre bisturi, cosa che non si verificherebbe con un buon bisturi che, al contrario, potrebbe essere impiegato più volte durante la stessa operazione. La ricerca di un prezzo sempre più basso ha ridotto drasticamente la qualità».
La denuncia segue quella del professor Francesco Corcione, presidente della Società italiana di chirurgia sui guanti impiegati in sala operatoria (troppo sottili e quindi pericolosi) e alla vigilia della rivoluzione nella fornitura degli strumenti nella Pubblica amministrazione. I medici ospedalieri fanno parte dei dipendenti pubblici e saranno loro a dover sperimentare le grandi novità della centrale unica di acquisto. Che poi unica non è anche se le cifre parlano da sole: da 35.000 centrali di spesa attuali si passa a 33. Il tutto dovrebbe portare a un risparmio, in ambito di spese sanitarie, di circa il 15-20% secondo il ministro Lorenzin.
Ed è proprio il ministero a intervenire. «Nelle procedure per gli acquisti di forniture sanitarie esistono gare per l'offerta più vantaggiosa ma l'aspetto qualitativo è primario». Questa la precisazione del direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute Renato Botti. «L'obiettivo del ministero che sta lavorando con i colleghi dell'Economia — ha aggiunto — è individuare centri di competenza in grado di acquistare bene». Un altro tema fondamentale «è garantire un approccio sempre più completo che tenga in considerazione il mondo professionale che va coinvolto in questi processi».
Il nuovo corso prevede, a marzo, il lancio del primo bando per l'acquisto della siringa «nazionale», il cui costo dovrà essere identico in tutte le regioni. Una gara da 60-70 milioni di euro. Poi verranno investite di questi cambiamenti 14 categorie merceologiche dell'ambito sanitario per un totale di 12,8 miliardi di spesa stimata. Per la Sanità ad acquistare saranno la Con-sip (centrale acquisti della Pa) e le 20 centrali regionali, a fronte delle oltre 200 aziende sanitarie che fino a oggi hanno fatto gare in modo autonomo. Il problema resta quello legato alla qualità. Non solo siringhe, ma anche bisturi, cannule, stent, persino valvole cardiache o semplici garle. In tutti i casi la qualità, in ambito medico, non può essere secondaria.
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