Diritto alla conoscenza e Consiglio di Stato
Il diritto alla conoscenza, oggetto di un’intensa azione condotta dal Partito Radicale in sedi nazionali e internazionali, funzionale a consentire ai cittadini di ottenere in modo trasparente informazioni circa le decisioni del Governo e di altri soggetti istituzionali, ha trovato nei giorni scorsi un significativo riconoscimento.
Infatti, il Consiglio di Stato, esprimendosi in sede consultiva sullo schema di decreto legislativo in tema di “Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza”, ha espressamente rilevato la necessità di una valorizzazione adeguata del diritto di conoscenza in vista di una effettiva disclosure. A tal fine, richiamando quanto già sostenuto in dottrina, il Consiglio ha affermato che il diritto dei cittadini di richiedere dati e documenti alle amministrazioni deve trovare rispondenza nell’obbligo a carico di queste ultime di esplicitare i motivi posti a base dell’eventuale diniego. Invece, con la previsione di un silenzio-rigetto – e, dunque, in assenza dell’obbligo di giustificare il rifiuto – ai sensi del decreto in discorso, la domanda di trasparenza rischia di tradursi in un’opacità legalizzata: al cittadino non resterebbe altro che l’onerosa incombenza di agire in giudizio per vedere riconosciute le proprie ragioni, senza peraltro sapere quelle per cui l’amministrazione gli ha negato determinate informazioni.
Il Partito Radicale afferma da tempo che il diritto alla conoscenza è strumento essenziale per scelte consapevoli e per un effettivo controllo democratico in uno Stato improntato a legalità e trasparenza: il richiamato parere del Consiglio di Stato rappresenta, in questo senso, un importante passo avanti.
Vitalba Azzollini, giurista. Pubblica articoli, tra gli altri, su La Voce, Strade e paper per l'Istituto Bruno Leoni.
Fonte: http://www.radicalparty.org/it/content/diritto-alla-conoscenza-e-consiglio-di-stato
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