Democrazia, libertà e sicurezza secondo la garante francese dei diritti dei detenuti
In una recente intervista a La Nouvelle République, la garante francese dei luoghi di privazione della libertà, Adeline Hazan – una storia politica con il Partito socialista, già sindaco di Reims e magistrato – afferma che “una democrazia non può permettersi di propendere verso un obiettivo di sicurezza a danno delle libertà individuali”. Lo dice da un punto d’osservazione particolare, quello del carcere, alla luce del rischio di radicalizzazione islamica e dei riflessi securitari che ne conseguono.
“Tra le persone detenute in relazione a fatti di terrorismo, solo il 16% ha avuto precedenti esperienze detentive” spiega la Hazan. Ma soprattutto, alla domanda se il carcere favorisca il radicalismo islamico risponde: “Sì, è possibile, dal momento che vi è un terribile sovraffollamento negli istituti di pena, con quattro detenuti in una cella per due e dal momento che le attività per i detenuti sono insufficienti. Questa situazione genera tensione…Può verificarsi una forma di violenza psicologica per cui, persone più vulnerabili, possono farsi reclutare nelle fila del radicalismo islamico”.
Come a dire, il rispetto dei principi dello Stato di Diritto nei luoghi di reclusione è il miglior antidoto al radicalismo islamico.
Nel giugno 2013 Marco Pannella e Matteo Angioli avevano incontrato a Parigi il predecessore della Hazan, Jean-Marie Delarue. Qui il video dell'incontro e la trascrizione dell'intervista.
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