Conoscenza e referendum
Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso dei Radicali relativo al c.d. referendum trivelle. Si lamentava, tra l’altro, che la fissazione della data al 17 aprile anziché in una successiva - mediante accorpamento con le elezioni amministrative e conseguente risparmio di denaro pubblico - non consentisse ai cittadini una esauriente informazione.
A fronte dell’iniziativa radicale, fondatamente argomentata, volta a valorizzare il principio liberale “conoscere per deliberare”, questo è - in sintesi - lo scarno risultato: secondo il Tribunale, il periodo di tempo intercorrente tra la decisione della data del referendum e la consultazione “non appare insuscettibile – di per sé – di offrire una corretta esecuzione del disposto del provvedimento e, più in particolare, non appare – di per sé – inidoneo a garantire una corretta informativa degli elettori”. Oltre al linguaggio involuto, con cui una certa "burocrazia" giuridica sembra sopperire all’assenza di contenuti, si rileva che il Tar non spiega i motivi per cui il “diritto alla conoscenza” dei votanti sarebbe stato rispettato.
Se argomentazioni chiare ed esaustive consentono agli interessati di valutare la fondatezza della pronuncia, l’ordinanza in discorso apporta alla conoscenza scarso valore aggiunto. Inoltre, è singolare la ragione per cui i giudici hanno rigettato la questione relativa all’accorpamento delle date: manca una norma che lo imponga o comunque riveli l’orientamento del legislatore in tal senso. Evidentemente, le esigenze di risparmio per le casse dell’erario – e per la collettività cui appartengono le relative risorse - non rivestono rilevanza né per il governo né per il Tribunale. Forse, in questo caso, i motivi non badare a spese sono altri. Resta il dubbio.
Fonte: http://www.radicalparty.org/it/content/conoscenza-e-referendum-0
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