Il CENSIS, occupandosi di Alzheimer, parli anche di scelte di fine vita

Il CENSIS, occupandosi di Alzheimer, parli anche di scelte di fine vita

Carlo Troilo
22 Feb 2016

Di Carlo Troilo, Consigliere Generale dell'Associazione Luca Coscioni

Grazie ad una ricerca e ad un  convegno promosso dal CENSIS (QUI il programma)  sarà possibile fare il  punto su quello che potremmo definire “il flagello del secolo”, l’Alzheimer.

Il titolo del convegno – “L’impatto economico e sociale della malattia di Alzheimer” -  dice chiaramente  quale sarà il contenuto delle relazioni e degli interventi.  L’iniziativa dovrebbe essere di sprone al governo ad affrontare con un piano impegnativo – come sta facendo il governo francese – questo dramma che in Italia coinvolge, fra malati e caregivers, alcuni milioni di persone, abbandonate alla propria disperazione.

Mi sembra opportuno ricordare che il convegno cade  in un momento “storico” del dibattito sulle scelte di fine vita: per la prima volta da quando Loris Fortuna, nel lontano 1985, presentò   la sua  proposta di legge sulla eutanasia, il Parlamento sta affrontando  i temi del fine vita. In questa prima fase, le commissioni competenti della Camera stanno discutendo del testamento biologico; dal 2 marzo inizieranno ad occuparsi  di eutanasia.

Penso che il CENSIS arricchirebbe il suo convegno se aggiungesse nel programma un intervento sul tema “Alzheimer e Dichiarazione Anticipate di Trattamento” o  “Alzheimer ed eutanasia”.

Credo di essere stato il primo ad affrontare questo tema nel mio libro “Liberi di morire”, pubblicato nel marzo del 2012 con una prefazione di Emma Bonino.   

Quando il testamento biologico e l’eutanasia saranno approvati dal nostro Parlamento, i  malati di Alzheimer – sostenevo in estrema sintesi – dovrebbero essere fra i primi “aventi diritto” a formulare le loro Dichiarazioni Anticipate di Trattamento o a chiedere   l’eutanasia.  Perché sì un malato terminale  e  no un malato inguaribile e condannato ad anni di “non vita”, come nel caso dei malati di Alzheimer?

Faccio una ipotesi surreale, ma utile per capirsi: se l’eutanasia fosse legalizzata ed ognuno di noi  dovesse indicare “ora per allora” una - ed una sola – situazione che ci rendesse “aventi diritto” alla eutanasia, fra una malattia terminale e l’Alzheimer penso che tutti noi “sceglieremmo” l’Alzheimer, perché ad un malato terminale resta poco tempo da vivere, magari senza dolori grazie alle cure palliative, mentre l’Alzheimer  condanna – e con noi condanna i nostri cari – ad anni e anni di “non vita”. 

La mia proposta si basava – e si basa - soprattutto sul concetto di “dignità della vita”, cui fa riferimento esplicito l’articolo 32 della nostra Costituzione, quando afferma che nessuna legge può andare contro “il rispetto della persona umana”.  Un principio così riassunto da Umberto Veronesi:  “A ciascuna persona va concesso di morire mantenendo il proprio stile di vita, entro il quale può non rientrare, ad esempio, la perdita di autonomia e la perdita della dignità”. 

Chiunque dovesse avere, come è capitato a me, la sventura di visitare  un pensionato per malati di Alzheimer, resterebbe agghiacciato dinanzi a questi “morti viventi” e si chiederebbe, come Primo Levi, “se questi sono uomini”.

So bene che è un tema molto delicato e complesso, al punto che anche autorevoli amici radicali espressero le loro perplessità dinanzi alla mia proposta, paventando fra l’altro il pericolo di una “slippery road” nel concreto agire del sistema sanitario.

Ma proprio per queste sue caratteristiche, perché non affrontarlo apertamente e serenamente?

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http://www.associazionelucacoscioni.it/comunicato/il-censis-occupandosi-di-alzheimer-parli-anche-di-scelte-di-fine-vita

Fonte: http://www.associazionelucacoscioni.it/comunicato/il-censis-occupandosi-di-alzheimer-parli-anche-di-scelte-di-fine-vita