I vagabondi della Speranza
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Immigrati, i Vagabondi della Speranza
Immigrati, ladri e clandestini o Vagabondi della Speranza?
Per possibile associazione non solo di sostegno, di aiuto, di lotta o di documentazione.
Per adunata di anime attiva anche sulle cause del fenomeno, cause ed effetti a collegare. Supponendo di seminare, suggerire o insinuare nell’animo umano il germe della comprensione.
Volta ad aiutarli, a battersi per i loro diritti o fornire loro informazioni e documentazione.
Anche questo, come altre lodevoli e notevoli associazioni.
Tuttavia, consapevole che servirebbe fino ad un certo punto, ma non a risolvere il problema, ho pensato ad un’associazione che si volgesse anche alle cause.
A collegare cause ed effetti, ad evidenziare la sostanza del problema, quali che siano le cause, di volta in volta.
Considerando l’ovvia impossibilità di risolverle, le cause, almeno a tentare di arginarle o provare a legare cause ed effetti, contribuendo alla consapevolezza del problema, seminando umanità e comprensione?
Associazione a richiedere molto più impegno, risorse economiche, umane, conoscenze ecc...
La questione immigrati, come altri problemi da me considerati, vista idealmente dalla posizione della luna, ad inquadrare l’uomo nella sua globalità, sempre con un certo amore per i particolari.
Il nome suggerito per l’associazione si riferisce a casa mia.
Nell’esigenza di trovare un termine breve ed adeguato, io avendo una casa (in proprietà), ma in essa come a disagio, estraneo, fuori posto, io come casa mia fosse il mondo, io l’ipotetico Vagabondo della Speranza, pur rimanendo come inchiodato sul posto, così argomentando... questo il nome dell’associazione.
Se associazione domani sarà, se volete un altro nome, trovatevelo!
Associazione Dotazione 14/ 8 – Lo Statuto
Associazione di coscienze libere e consapevoli e volte ai Vagabondi della Speranza
1) Considerando che l’aiutare il singolo immigrato, gruppi sparuti o più ampie collettività, no non serve più di tanto e relativamente serve, relativamente davvero...
Riflettendo sui cuori, nel proprio sangue e sui propri interessi chiusi i cuori, asserragliati, rintanati, il loro cuore come tutto in difesa del loro avere, notevole o come inutile e vano che sia, averi idealmente collocati tra un senso di ricchezza e di miseria d’insieme (la valutazione a cambiare a seconda dal come e dal dove, tanto avere, lo si guardi e lo si consideri)...
Ammettendo la loro ragione (di codesti cuori, la ragione delle loro ragioni e dal loro punto di vista), ragione sì e ragione sempre e comunque relativa in un più ampio contesto che, a sua volta, in altro contesto ancora compreso si dice e...
Nell’incontestabile fluire in crescendo di sempre nuovi cuori e nuove braccia d’immigrati...
Nell’impotenza come del governare il fenomeno e nelle ondate disperate di codesta immigrazione...
Ebbene, a che serve l’aiutare il singolo immigrato? i gruppi sparuti o le collettività?
Nell’immaginazione, ogni pezzo di pane, d’acqua un sorso o posto di lavoro o di umana considerazione... come una lacrima d’uomo giusto, interna alla implacabile pioggia che cade sul mondo, inducendo a disperazione e povertà e, comunque, ai rancori i cuori d’ogni cuore?
Così, interrogandosi e risposte in sé cercando nella notte del cuore dell’umanità, quest’associazione si costituisce e si propone, oltre alla normale ovvia competenza (attività analoga ad altre simili associazioni sul tema), s’impone l’andare alle fonti del problema dell’immigrazione, ammessa e governata alla meglio o malvista, ostacolata, osteggiata anche, nella pluralità delle soluzioni nelle società dal fenomeno interessate e nelle loro conseguenti legislazioni.
L’associazione volta alle origini degli immigrati, là dove tutto nasce (forse e probabilmente e realisticamente, influenzato pure da questi noi, noi seduti nelle nostre case, sui nostri cuori seduti, negli agi e nei disagi vissuti e, certo, davanti all’ineluttabile delle televisioni).
L’associazione si propone di collegare effetti e cause, come le cause con i loro effetti.
Questo l’intento che presiede a tutte le proprie altre e più normali, più quotidiane e più limitate attività in seno ad un’associazione sul problema immigrazione fondata, come noi siamo e come a tutti voi ci poniamo.
2) L’associazione si dice consapevole dell’improbabilità ovvia di risolvere, sia pure temporaneamente, la questione e, tuttavia, la speranza dimora nel suo fare, l’agire che sia, ma qualcosa fare che fare sia davvero.
Più che a risolvere, volgendosi alla fonte, il tentare di arginare, il provare a contenere il problema in misura che si dica meno dolente perché, se a questo non si dovesse provvedere, la misura come incontrollata, a dirsi madre di continua ed ulteriore ed insostenibile drammatica intensità, sì nei termini già noti oggi.
E domani come ad esplodere sul nostro cuore asserragliato o come indifferente?
L’attività dell’associazione compresa in un quadro globale del fenomeno.
Il risolvere alla fonte, il muoversi, il fare, nel nostro stesso interesse qui dichiarato, interesse a rivelarsi pure nel favore dei cuori chiusi in se stessi e lì schierati (il favore a questi cuori non facilmente spiegabile se i cuori non si dicano almeno disposti al tentare e sforzarsi di comprendere).
Perché... tu, cosa sei disposto a capire?
Quanto e come ad abbandonare la rassicurante dolcezza di quello che ritieni di assolutamente sapere?
Perché, alla fine, che cazzo sai?
Questo, in consapevolezza che, se il problema lo si vuole evitare, nascondere o confonderne i dati e le carte, irrisolto, il problema, in logica e stringente conseguenza, prima o poi e, forse, già domani? ecco, busserà alla nostra porta e d’insoluta violenza, da irrisolto problema quale sarà, busserà e se ancora lo evaderemo, presumendoci al sicuro nel nostro avvizzito cuore o nel comfort delle nostre case, le nostre responsabilità ad eludere come pure il nostro interesse che vero e sincero interesse qui si dice, il problema irromperà con tutte le sue ossa e le sue angosce nella nostra malaccorta dimora.
E non si sa esattamente con quali effetti e quali devastazioni (un buon pessimismo potrebbe indurci a maggiore accortezza nelle opinioni e nelle relative azioni).
Comunque, non riuscendo a risolvere il problema, nel dubbio se potremmo almeno contenerlo, attenuarlo o alleviarne gli effetti (a noi popoli e noi territori, come a loro immigrati l’alleviarlo), si spera d’essere in grado di evidenziare il nerbo nel problema e portarne a conoscenza i noti cuori, loro disposti a difesa del proprio territorio e tutti i fatti interessi, cuori nelle relative certezze ed incerte sicurezze rifugiatisi in un atto di disperato e cieco timore (e giammai al sicuro nel fondo delle loro anime).
Supponendo, così agendo l’associazione, di spargere e seminare un senso di comprensione pur sempre alla base di ogni possibile soluzione di ogni problema in questo fottuto mondo.
3) L’associazione dichiara la responsabilità, di sé consapevole, nelle proprie individuali coscienze aderenti a questo meditato e sofferto statuto, responsabilità diffusa.
E se coscienza si attiva e ci pensa e il suo cuore pure prende a battere...
L’ambizione dell’ambito dell’associazione non ha limiti o confini prestabiliti o dichiarati.
Il problema è nel genere umano e l’uomo è nel mondo.
4) L’associazione si pone la regola di non consegnare denari, luoghi indove dormire o alimenti a singole persone, gruppi o collettività.
L’associazione è volta al problema nel suo volto generale e le sue tutte ramificazioni, giungendo ed osando scandagliare l’abisso dietro ad ogni dettaglio del suo volto, volto come si presenta al mondo.
L’associazione non teme l’abisso, solo è angosciata da paure e pregiudizi altrui che, su detto abisso e sul suo volto come si presenta esteriormente, discettano, giudicano e sentenziano e, spesso, lo fanno senza aver offerto, alla sostanza del problema, sguardo vero e sguardo a se stesso sincero.
5) L’associazione, tuttavia, si dice di sostegno morale esplicito e sostanziale nei fatti, nell’offrire documentazione ed informazioni ampie e pertinenti agli immigrati tutti che ne facciano richiesta nelle modalità altrove previste, questo a prescindere dalla loro provenienza, la religione, le convinzioni o le attività politiche e sociali, la cultura o le possibilità economiche e professionali.
Quale che sia l’immigrato, su loro richiesta, documentazione ed informazioni a disposizione a prescindere e senza pretendere l’imporre loro condizionamento (ritenendolo immorale e scorretto), alla sola condizione che si seguano le formalità previste nell’accesso a documentazione ed informazioni del caso.
Nessun condizionamento, comunque invitando al rispetto altrui e reciproco, alla pacifica convivenza e la riflessione sempre necessaria su ogni aspetto della vita.
Da noi considerata anche l’assistenza legale, individuale o collettiva, nel contesto generale.
6) L’attività politica dell’associazione è volta a migliorare le condizioni e la vita degli immigrati, nell’ambito e nei termini presumibili dalla lettura di questo statuto.
In ogni sede politica, legislativa, sociale o culturale.
L’associazione nel limite delle sue possibilità.
7) Se l’associazione si impone di non consegnare soldi, posti-letto o alimenti, ad immigrati sia pure d’incerta sorte e di difficile se non drammatico presente, tuttavia si riserva di farlo in particolari casi, prendendosene carico fino alla effettiva conclusione della loro storia politica o legale.
La riserva, la cura e la tutela legale, nei confronti di persone che possano considerarsi momenti chiave, simbolo e politico strumento di volta (inteso nel senso più nobile e più ideale) per situazioni di possibile evoluzione politica, legislativa, sociale o culturale e di beneficio al contesto più generale degli immigrati tutti.
Come pure a dirsi di sollievo alle società in cui, bene o male, gli immigrati inseriti o, lì, a vivere come a vivere o solo di passaggio?
Questo proponimento da considerarsi interno all’associazione e fondato e sorretto dalle sue eventuali intuizioni.
L’associazione si propone l’attività di studio e di monitoraggio sul fenomeno immigrazione.
L’attività, nell’anelito del testo di questo statuto, là dove gli effetti più si evidenziano, come nei luoghi dove vivono e prosperano le cause d’ogni effetto che tanto turba e disturba le coscienze altrui, come fossero sonni nella relativa loro tranquillità o d’avvinti nei problemi più vari e compositi della propria vita di corpi e di coscienze.
Nelle possibilità offerte alla vita dell’associazione.
9) L’associazione si propone, di conflitto o di collaborazione, verso altre associazioni vive ed attive là dove il fenomeno immigrazione vive nei suoi effetti come nelle sue cause.
In conflitto o collaborazione e dipende dall’approccio altrui al fenomeno stesso, come gli altri intendano curarlo, arginarlo o, improbabilmente, il risolverlo.
L’associazione non ha alcuna intenzione di sovrapporsi ad altre preesistenti affinità riunite ed attive in tema o al fenomeno collegate nel loro essere.
L’associazione è volta a comprendere, a combattere le cause e lenire gli effetti là dove sofferenti, pure a risolvere idealmente nel possibile impossibile che, in teoria, nel fare e nell’impegno, possibile sempre può dirsi e farsi.
In conflitto o in collaborazione, ma in totale trasparenza, in piena coscienza e coerenza interiore sull’argomento.
10) Se noi siamo il problema, in noi la soluzione.
Ad ognuno di noi addentro, il cuore della propria coscienza.
La nostra responsabilità comunque ad espandersi nel vivo del nostro pensiero.
Noi siamo volti al futuro del genere umano.
Gli uomini tutti e, idealmente, che nessuno ne sia escluso.
Nel Bene e nel Male, nella speranza più accesa o la più intensa disperazione, la vita e la morte e l’impossibile di ogni momento pure possibile.
Nota.
Nell’esigenza di dare all’associazione un nome secco ed efficace, non riuscendo a trovarne uno adeguato, ho scelto le parole Dotazione 14/ 8.
Il termine si riferisce al mio appartamento (la definizione a dire come io la mia casa la concepisco).
Argomentato nel senso che io, qui, mi sento a disagio, estraneo e come fuori posto (non in una casa che possa dire mia).
Io come se fossi ed appartenessi al mondo, io stesso il Vagabondo della Speranza in queste pagine rappresentato, io pur rimanendo in questa casa o questa città come inchiodato.
Il decalogo dell’Immigrato
Immigrato che sia in Italia, in Europa, nel mondo, su Marte e pure a Plutone oltre
1) Da dove vieni e perché a noi vieni?
Dove stai andando e con quale animo?
E soprattutto... chi tu sei?
Quale uomo o donna tu sia, chi tu sei dentro di te?
2) Leggi, regole, abitudini del luogo ove il tuo piede cammina, rispettale.
Sono sale e dirittura morale ad ogni spina dorsale (la maggior parte delle volte).
Se le ritieni ingiuste, antiquate o non adeguate ai tempi, opera per il loro cambiamento e fallo in spirito democratico, in un senso di vita più ampio e generale, il tuo contributo.
3) Leggi, regole, abitudini tue (o della tua gente) cerca e lotta per in te conservarle, pure tentando di conciliare conflitti e collisioni di culture.
Le culture d’ogni fronte umano, nei loro contenuti che, in qualche loro parte, ingiuste, antiquate o non adeguate potrebbero esserlo e, tali, a dirsi solo nella tua visione, come al pronunciarsi e manifestarsi, tali, solo negli sguardi a te dati dalla terra dove cammini: è questione di prospettive.
Il dialogo, sia pure dialogo conflittuale, sia volto al fine di venirne a capo con generale soddisfazione.
Rifletti e ancora chiediti: chi tu sei e chi sono le nuove moltitudini a te attorno?
Dove il tuo piede cammina, la tua anima anche.
E di pari sostanziale passo.
4) Tu, alla nuova terra, là dove il tuo piede con la tua anima a camminare si ritrova, la tua conoscenza, il tuo cuore e le tue mani come in dono.
E tutto il tuo significato pure, quale inaudito dono ai sensi del nuovo mondo.
Non a prendere! che pure prendi, ma prendendo addentro le leggi naturali della vita, quanto al cooperare in comune conflittuale e pacifica convivenza.
5) E cammina! retto cammina, contro ogni traversia e difficoltà che la dignità e l’orgoglio tuo la vorrebbero contestare o spezzare, in alternativa.
La dignità e l’orgoglio del tuo essere uomo (o donna), a prescindere da chi tu sia a te dentro.
6) Umiltà tuttavia, la sua dose (sempre necessaria).
Umiltà addentro la relatività di dignità ed orgoglio che sono tuoi.
Tu che, ora, sei entrato e ti appresti a vivere in un mondo altro e a te nuovo.
Terra ignota terra! e pure essa relativa nella sua realtà.
Terra ignota terra! relativa nel suo a te porsi, come terra relativa si dice nel suo stare addentro ad un mondo più grande e più complesso, pure relativo (nel suo riporsi sempre in universi ulteriori).
7) Tuo, sia il diritto ed il dovere del conoscere (e dell’accedere alla loro conoscenza) la lingua, le leggi e le regole dove il tuo piede con la tua anima cammina.
Ne l’interesse de la sì calpestata terra dal tuo cuore in esplorazione, come nel tuo interesse pure (farmaci, buste-paga e le possibilità tutte della vita).
Come obbligo sia da parte dello stato indove il tuo senso di vita.
Come diritto e dovere e puro buonsenso da parte tua.
8) Il tuo diritto e dovere vive e si dice, si dichiara volto alla tua dignità, alla tua vita.
Il vivere secondo una norma data a consegnare senso, linearità e dirittura.
Vita come intesa in senso più ampio e generale, vita dalle molte definizioni e significati e di molteplici interpretazioni.
E qual’è il tuo diritto e quale il tuo dovere?
Rifletti, comprendi, provaci e sii te stesso, al tuo meglio!
Tuo è il diritto alla speranza (tra sogni, illusioni e le altrui ipocrisie, di vita speranza).
9) Ognuno/ a è cittadino/ a ne l’ambizione del mondo.
E l’umanità tutta il suo ideale fratello.
E che ognuno di questo ne sia consapevole.
10) E cammini! come sospeso tra il Tutto ed il Nulla, tra l’impossibile ed il pure possibile d’ogni sogno, incubo, speranza o disperazione.
E che il mio cuore d’autore sia con te.