Nessuna risposta
Paolo BRECCIA
Ritratto di Breccia
User offline. Last seen 4 years 48 weeks ago. Offline

Finalmente sono riuscito a leggermi i testi degli articoli di legge da abrogare per quanto riguarda i due quesiti referendari cosidetti dell'acqua. Il primo dei quali in realtà riguarda i pubblici servizi locali in generale anche se la maggiore incidenza lo avrà sui servizi di distribuzione idrica visto che comunque esclude elettricità, gas, trasporto locale su ferro.

 

ECCO LE MIE INTENZIONI DI VOTO

 

Sì al referendum 1(scheda rossa)

Abrogazione di tutto questo: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/riforma_servizi_pubblici/art23decretolegge112.pdf

Da quasi una decina d'anni mi scanno sulla questione acqua con associazioni ambientaliste e la gggente in difesa dell'attuale impianto normativo(Legge Galli del '94 e Testo Unico Enti Locali del 2000) che permette l'accesso dei privati in varie forme decidibili dagli Ambiti Territoriali Ottimali. E' sempre stato un argomento che mi affascina quello delle liberalizzazioni dei servizi dei cosidetti monopoli naturali. Ero perciò orientato verso il no prima di leggere il testo oggetto dell'abrogazione, anche se in effetti già prima di leggerlo non ho mai capito dell'esigenza del Decreto Ronchi essendo il settore già ben normato. Mi si è detto perchè l'impone la CE. Ma se fosse stato così la Corte Costituzionale non avrebbe ammesso la richiesta di abrogazione! Bene. Leggendo la legge, l'unica esigenza e novità che trovo è rendere obbligatoria la vendita del 40% minimo a privati le società che gestiscono i servizi pubblici locali[23bis-2b]. Certamente con molte eccezioni, in attesa di sapere i parametri della relativa Autorità per rendere tali eccezioni valide[23bis-4bis] e senza eccezioni per le società a maggioranza pubbliche quotate in borsa che dovranno cedere ai privati il 70% minimo[23bis-8d]! Oltre a ciò si parla anche di passare i beni immobili dagli attuali gestori ai nuovi[23bis-10i]. A che prezzo? A quello che stabilirà un mercato drogato da tanta roba in vendita insieme e pochi acquirenti preparati. Insomma credo che non di liberalizzazione, non di privatizzazione, ma di sacco di Roma si tratta. E poi? Poi i gestori in quota privata sanno che non avranno la spada di Damocle della ripublicizzazione(come avvenuto a Parigi) e potranno anche limitarsi a gestire gli utili fottendosene dei disservizi senza temere nè un concorrente, essendo un monopolio naturale, nè un giudizio degli elettori, essendo privati, nè di fatto lo scioglimento del contratto, non potendosene occupare più una società ad intero capitale pubblico dell'ATO. Con un decreto legge del genere società italiane multiutility quotate oggi in borsa tipo HERA, ACEA, ecc. non sarebbero forse neanche nate. Da liberale perciò dico meglio difendere l'attuale impianto normativo votando sì e chiedere piuttosto al proprio ATO di privatizzare prima che siano costretti a farlo, non da un decreto di un ente superiore del tutto slegato dalla dinamica territoriale, ma dai bilanci disastrosi e dal conseguente aumento del prelievo finanziario sulll'utenza.

TUEL: http://www.altalex.com/index.php?idnot=34433#titolo

Legge Galli: http://www.gruppo183.org/acqua/legislazione/legge%2036%20del%2094.pdf

 

No al referendum 2(scheda gialla)

Se votando sì al referendum di prima significa mantenere l'attuale impianto normativo, votando sì a questo significa tornare indietro di 15 anni! Infatti cancellando quelle righe del decreto 152 del 2006 che prevede la remunerazione per il capitale investito dal gestore fino a un massimo del 7 per cento, si cancella anche quella parte di legge Galli del '94 che si occupa delle tariffe[13-2]. Questo è il vero referendum "comunista" che vuole di fatto ripubblicizzare l'acqua, impedire di fatto di entrare ai privati e continuare a disperderla per le tubature fatiscenti. Oltretutto da ambientalista, ritengo veramente l'acqua un bene prezioso, non a chiacchiere. Se in un sistema tariffario la si pagasse un pò di più, forse si sprecherebbe molto di meno. Cominciando da me che sto tre ore sotto la doccia e non la chiudo quando mi insapono. E credo sia abitudine molto comune delle utenze tassate a forfait.

 

Sì al referendum 3(scheda grigia)

«Investire 30 miliardi di euro pubblici per ottenere il 4% di consumo finale di energia tra vent'anni non ha senso economico, in assenza di qualunque quadro complessivo di bisogno energetico nel nostro Paese». Questo sono parole di Emma Bonino e dicono tutto. E per brevità tralascio i vari discorsi sulll'uranio ma rimando al seguente: http://petrolio.blogosfere.it/2006/08/centrali-nuclea.html

 

Sì al referendum 4(scheda verde)

Neanche l'ho letto, voto sì.