La Rivoluzione Radicale (per il Grande Vecchio)

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Dario Schonberg
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   La Rivoluzione Radicale

Del testo, l’ispirazione dal significante del Partito Radicale, il suo nome come inteso: la ricerca delle radici del problema, l’andare alle sue origini nell’intenzione di una soluzione.

Rivoluzione liberale, socialista, comunista o quale altro termine?

Le radici sono la mia ambizione, in spirito neocopernicano.

Io propongo la Rivoluzione Radicale in quanto mi pare la più urgente.

Tra le tante, l’unica appetibile a questo cuore.

Chiaramente, una rivoluzione interiore.

Il mio cuore lo dico politicamente ignorante, distaccato, alieno, ipersensibile.

Recalcitrante se richiesto e partecipe invece per indole, se sotto accesa ispirazione.

Noi nelle nostre intrecciate problematiche, tra affanni, malanni e tutti gli impeti di lotta per la vita, è per viltà, interesse costituito, coalizzato pure, duro e ostile a dirsi in difesa dei suoi beni spesso i più volgari, per idiozia o per follia che vogliamo risolvere il problema in corso, da dove siamo?

Lungo le rive del fiume sovente sporche di sangue, di detriti, di melma umana, affollate da banalità quotidiane, il pretendere di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità, parlandone come se ci trovassimo umanamente alla foce, al punto d’arrivo dove il problema si dimena tra le angosce della estenuante non irrilevante cancrena?

La Rivoluzione Radicale questo atroce aspetto se lo nega.

Per questioni di mera sopravvivenza della propria coscienza, se cancrena fosse se la amputa.

Se malato il corpo, di spirito limpido e forte si muove verso la fonte da cui tanto scaturisce.

Perché per capire già un po’ intuisce la puzza originale da dove viene.

Però, vorrebbe risolvere, contribuire, fare la sua parte in questa vita: il solutore di rompicapi e guazzabugli.

Così, alle radici! alle radici! grida indicando dove anela il suo presentimento.

Siamo il prodotto di quanto ci vive o vogliamo essere il senso diverso del nostro autocontrollo al di sopra delle nostre umane agonie?

Così, la Rivoluzione Radicale.

La si propone ponendola in dono al Cuore Radicale, per la sua predisposizione a tale punto di vista sulla conflittualità delle cose umane.

Che il radicale così lo sia è mia supposizione.

Pure confortata da conoscenza diretta, l’esperienza sui fatti come appresi.

Poi, da dove viene la terminologia?

Chi me la ispira?

Quale senso o sentimento politico m’induce a scriverla?

Quale coerenza o rigore morale mi sostiene nel redigerla?

Comunque, non sia una radicale esclusiva, solo la sua predestinazione.

La Rivoluzione Radicale è tesa ad ogni aspetto dell’uomo: dalla scienza alla religione, dal sociale al privato d’ogni normale o diverso, dalle viltà quotidiane alla vita di tutte le vite.

L’aspirazione sia il giungere alla sorgente teorica perché tale lo sarà in continuazione, noi nelle nostre soggettive relative.

Lì approdati, analizzare/ analizzare/ analizzare.

Elaborare/ riflettere/ rielaborare.

E riflettere ancora nel continuo divenire d’ogni nozione.

Forse, non ci saranno mai le giuste eque soluzioni.

Non per chi continua a vivere e lottare da posizioni di foce.

Però, l’andare avanti per tentativi nell’oscurità.

Certo, guidati dalla luce del nostro cuore.

Però, a farlo, a tentarlo dal punto di vista della fonte da cui si presume il tutto sia nato, problema incasinato.

Irrisolvibile alla foce, a parte la legge del più forte del momento.

Discutere/ discutere/ discutere!

E ridiscutere ancora finché lo sfinimento non avrà indotto il problema a chinare la testa?

Noi siamo il problema, in noi giace la soluzione.

Per conoscerla, dobbiamo navigare verso la sorgente da cui tutto si diparte.

Se qualcosa vi pare inoppugnabile, fatto, dato, opinione, considerazione o storia umana, guardatevi!

Dove siete?

Dove lo collocate il vostro giudizio?

Rive del fiume, sorgente, foce, il mare aperto forse?

Laddove tutto si consuma in una stolida guerra dei tutti contro tutti?

Poi, la sorgente desunta è presunzione che sia tale.

L’esploratore d’animo genuino seguiterà a cercare ancora.

Perché mai dire sì: abbiamo capito e lo sappiamo.

Siamo nelle nostre soggettive relative.

Siamo inquinati per umane virtù vicine al benestante pensiero?

In tal senso, la vita al Distacco Totale.

Dai problemi, dalle cose, da noi stessi.

A vedere con altri occhi, con altri cuori in alto levati.

La non-conoscenza ci può aiutare in questi impeti di ricerca della verità alle sue radici.

Poi, è l’acqua stagnante, l’indolenza, il vivi e lascia vivere e crepiamo male insieme?

Gli interessi duri costituiti e coalizzati per convenienze, loro ci inganneranno finché siamo dove siamo perché è la loro natura di esigenza.

Perché ci bastiamo lottando con i denti per difendere i più vili dividendi?

La Rivoluzione Radicale non abbia limiti e confini entro l’ambito della coscienza umana.

Si ponga in perenne discussione occupandosi dell’uomo in ogni suo aspetto.

Non si fermi di fronte a Dio.

Non si blocchi dinnanzi alle certezze della scienza.

Non si arrenda a quanto noi stessi riteniamo di sapere nella nostra arroganza.

La non-conoscenza sia il suo cuore/ motore.

L’ansia di sapere, di vivere il proprio profondo senso, di essere partecipe alla vita, questa sia lo stimolo che ci smuove dallo stagno in cui si giace inerti e ci sproni ad ogni sorgente di questo mondo che spesso tende all’iracondo.

Non riuscirà mai a scoprire e capire la vera soddisfazione là dove sta: la foce, se non il mare aperto dove confluiscono tutte le fogne dell’ignoranza, dell’avidità, delle necessità tutte delle viltà quotidiane.

Noi siamo dove siamo.

Certo, vorremmo essere altrove.

Però, che facciamo per smuovere il nostro culo di pietra interiore?

Dio ci vede e ci osserva da dove tutto ebbe inizio?

Se Dio esiste, il sospetto è che abbia eletto instabile dimora sulla relativa riva di quello stesso fiume ignoto da cui tutti veniamo.

La sorgente potrà essere pure oltre a quel Dio, al di là della sua verità gridata e imposta?

Se la scientifica nozione ci dichiara la sua certezza dalle evidenti sue fortificazioni, lo scientifico spirito quale dentro mi sento la accetta per tale fino a sospetto, indizio o accenno di prova contraria.

L’attesa come irriducibile della confutazione?

Sempre dicendone il possibile sovvenire.

L’ambizione della verifica, l’indagine, l’analisi, il demone della riflessione poi all’arcione.

E nulla sia dato per certo, non vi sia legge perpetua che ci governi per sempre, limitandosi al contemporaneo che vive nella continua scoperta di se stesso, del mondo, della vita.

La Rivoluzione Radicale dall’istinto puro neocopernicano.

Viviamo su di una palla che gira, immersi nel respiro dell’universo.

Il granello di sabbia non è in grado di dedurre il Tutto.

Ci prova, si cimenta, lo contesta e lo discute.

Spirito scientifico sia, non l’arrogante umano come gli gira.

Quando tanto tende al tolemaico, il neocopernicano le ringhi pure tutte le sue nobili ragioni, se razionali si sentono nel suo cuore.

Il poeta può farlo! per stimolarne la reazione.

Il poeta può osare! rompere i coglioni a strappare una imprecazione?

Il poeta lo fa e agisce da poeta.

Il poeta vorrebbe essere più addentro nel Tutto, sapendosi solo misero mediocre granello di sabbia.

La sua vita è questa, qui manifesta.

La Rivoluzione Radicale sia l’indagine senza tregua su tutte le possibili radici della vita dello scibile umano.

Forse, siamo vite e affanni che sono solo lo sfogo onirico dell’ignoto sognatore delle nostre ore che altrove si dibatte tra le lenzuola: Dio, un alieno o altro dormiente?

Siamo il sogno dei sogni di qualcun altro?

La dico la Rivoluzione Radicale, senza pace fino a che non avrà ascoltato e denudato tutte le radici della vita.

Mai si spera, perché questo implica il senso della vita speso nella ricerca.

Nessun Luogo, Dotazione 14/ 8 – S.Elena 19/10/2012.

 

Dario Schonberg