Rivolta Gandhiana - Proposte
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Proposta per attività di Rivolta Gandhiana.
Precisando subito: Democrazia, Trasparenza, Responsabilità.
Secondo la legge rigorosamente.
L’arma la non-violenza.
Precisazione perché alcuni dubbi potrebbero...
L’idea da un foglietto appeso su di una bacheca a Venezia, con la stella delle Brigate Rosse.
Le Brigate Rosse l’ispirazione? A farlo altrimenti.
Sovversiva sì, ma contro le cose come sono e come vanno.
Contro il disordine costituito.
Qualche giudice o poliziotto (potrebbe succedere?) ad approvare con convinzione?
La chicca nel Presidente d’Onore.
Associazione per opinioni di destra, di sinistra e centro, per qualunque identità politica.
Anche per i radicali naturalmente.
Per i radicali soprattutto, considerato che lo spunto parte dal congresso del 2009.
Tuttavia, non (NON) per radicali piagnoni (a prescindere dalla fondatezza delle lamentele).
La Dichiarazione d’Intenti de Le Brigate Rotte
Associazione rigorosamente sovversiva, l’ineccepibile ricercando
al nostro cuore
Noi siamo gli irriducibili della legalità, d’incipit subito.
Così, già a condizionare ogni istintiva, prevenuta o prematura critica.
Gli irriducibili, così a definirci e troppo modesti per cercare più forte ed adeguato termine?
Noi, il braccio operativo del Rotto Rotto Rotto Club, in propria responsabile autonomia comunque.
Noi, qui nel dirci in nitore interiore di esplicita dizione.
Noi, tra satira, ironia d’autore e l’amara realtà sociale, politica e filosofica, nonché spirituale.
Noi, sì combattenti nel momento d’ogni momento.
Noi compresi addentro empiti di Democrazia, Trasparenza, Responsabilità.
Noi, volti a sovvertire il disordine costituito tra irresponsabilità e le illegalità tutte diffuse, sedimentate, poi assuefatte e normalizzate e pure organizzate?
In noi, come già dichiarato ad ogni esterrefatto, la ricerca strenua ed irriducibile della responsabilità e della legalità d’ogni fottuto giorno in ogni cellula del fottuto Male che vive, noi che così ci speriamo a resistere, dannandoci tra le difficoltà e le tentazioni sempre del quieto proseguire nel vivi e lascia vivere?
La legge il nostro duro copione di ferro sostanziale e vitale per ogni parte in recitare.
La non-violenza il nostro armamento ideale e possente e d’interiore respiro arma, come sempre si dovrebbe, in tutti e verso i tutti (in politica almeno e rigorosamente).
Tuttavia, ripetendoci all’estenuazione possibilmente: sovversiva associazione alle cose come sono e come vanno, di merda! noi nel nostro rigore e nel valore del nostro umore.
Qui, noi a farci carico de l’onere ereditato, del gravame morale e legale che su di noi rimane (nel senso e nel significato) de Le Rosse, antiche ed irrisolte, noi facendolo altrimenti, noi a proporre e mai volti ad imporre.
Noi pure in ricordo delle vittime de Le Rosse, a prescindere dalle ragioni di chiunque fosse sul campo che, un assassinio, comunque è una tragedia e l’uomo più non potrà difendere le proprie ragioni, nel più grande ed immane cozzo delle ragioni tutte.
Le Rosse colpevoli nel non aver saputo parlare a loro dentro, riuscendo solo a colpirli nella carne e, così ponendo fine al tempo umano, il segno del fallimento di un’ideologia?
Noi, a questa società di merda! là dove prospera il profitto d’ogni tipo e ad ogni costo e l’azione dei Disposti a Tutto pur di raggiungere il proprio fine, non sempre e forse raramente nobile d’animo e di cuore offerto al mondo, non al dare quanto all’arraffare?
Comunque, sì di Rivolta Gandhiana e ferocemente gandhiana (perché pure la non-violenza sa e può essere dura, durissima e tantissima).
E facendoci l’onere de Le Rosse d’ispirazione, vorremmo anche significare che pure il Male può essere utile e servire alla causa del presunto Bene, come tale ci speriamo, ma che noi lo si sia... ad altri il dovere, il mestiere ed il piacere sofferto della critica e del commento, del giudizio, della sentenza forse?
Noi qui, i nostri cuori sull’incudine delle Responsabilità.
Le Brigate Rosse, la loro azione come fosse ebbra d’azione, folle di convincimento e di autogiustificazione?
Loro, l’odio per le ingiustizie, per i soprusi e le iniquità sociali e non l’amore per la verità d’ogni possibile nel proprio relativo cuore?
Noi che pure siamo tra disperazione ed esaltazione, noi vogliamo farlo meglio, ricercando l’ineccepibile, l’ineccepibile cercandolo anche dal punto di vista del senso morale generale oltre che nell’ovvio legale.
Noi, come fossimo sodomizzati (metaforicamente, lo siamo veramente? sì, che alle volte...)
Sodomizzati non sempre e non da tutti, ma quando, tali e sì dolenti, in noi lo siamo?
Noi, sotto molestia come, quando le altrui proterve ed avvilenti ragioni su di noi tese (noi e loro stessi sì avvilenti).
Noi, idealmente sottobraccio a meglio argomentate e più nobili e più oneste ragioni (buone secondo Questi Noi, nel tutto è soggettivo e relativo).
Noi che lo prendiamo per mano il nostro dolente culo interiore e lo evidenziamo, qui ponendolo: in Primo Piano.
Noi che non ci pretendiamo infallibili, intoccabili o integerrimi e d’incertezze, invece, detti e fatti, di debolezze ed esitazioni pure nel cimento d’ogni pensiero?
Noi che, nel cruciale momento che vive, tuttavia a muoverci, perché il fare qualcosa! qualsiasi cosa fare! ma che fare sia, si dice la sola lecita e suggestiva e coerente speranza nel dirsi addentro la più grande Disperanza?
Chi ne conviene, ne convenga! se tiene spirito, audacia e poetica licenza.
Noi che siamo e ci dichiariamo di sensibilità laica.
Noi dal senso morale che, qui, più non respira e s’aggrappa, disperatamente s’appiglia nel gesto, a brandelli di legge e d’ogni altra provveduta d’appigli e per noi degna ragione.
Noi come siamo, lo siamo! noi che a voi così ci volgiamo.
Abbiamo ragioni? Torti dentro di noi, li abbiamo? Pregiudizi forse?
Noi, a chiedercelo nella propria acerrima intima inquisizione.
Noi, di esasperato esacerbato rumore interiore che, non sempre tutto e per tale, tanto si manifesta.
Sì, noi non ad imporci, a questo sommamente restii, quanto a proporci ne l’agone de la pubblica opinione.
Noi a metterci in discussione? Noi che siamo a tono? Lo siamo davvero?
Noi a dire che il Bene ed il Male abitano la stessa anima e al contempo.
Il Bene, il Male che possono mutare e divenire tutt’altro, sotto il segno del caso, di Dio o del destino.
E lo ribadiamo per chi ci avesse frainteso: Le Rosse incompiute e mai sapute nelle loro possibilità, mai provate d’altre più suggestive e salutari tentazioni, noi a rilevare nell’immaginario collettivo, noi nel nostro sovversivo, alle cose come sono e come vanno.
Sovversivo analizzato, meditato, coltivato addentro la legge del proprio cuore.
Sovversivo cuore, a non ripeterci sulla strada degli altrui errori (che a qualcosa servono).
Noi, d’alternativa più folle forse? nei termini, nei requisiti e nei pilastri conclamati sopra già citati e vantati, se non interiormente cantati, di Democrazia, Trasparenza e Responsabilità, nonché di Legge e di non-violenza.
Di argomentazioni e di stimoli, di incentivi e sommovimenti.
Noi, su Le Rosse, di riscossa, di riscatto e di redenzione.
Non solo per Le Rosse o per i nostri cuori più dolenti, noi anche per il peccato o per il reato di cui ogni altrui cuore si possa essere macchiato.
Noi così proposti al mondo che, se Le Rosse così avessero fatto a suo tempo, quante carte da giocare nel loro cuore invece del solo Terrore?
Ora, noi facendolo secondo la Legge e con l’applauso (pure seccato ed irritato forse?) della critica e della Legge in Vigore?
Le Rosse, come fossero destinate a perdersi nella loro sterile rabbia e la fantasia delle proprie illusioni?
Noi che siamo sempre e lo resistiamo, in sensibilità laica.
La pace, la giustizia, la verità, il bene a tutti comune, noi anelando d’impossibile forse?
Noi, qui convenuti e aderenti ai detti intenti, noi presumendoci all’altezza di tanta ambizione.
Noi che puntiamo apertamente a La Strategia della Tensione.
Noi esibendoci con chiarezza, responsabilità, somma ironia e condotta che, speriamo, dai molti possa essere recensita come esemplare.
Noi, i pubblici, morali e severi combattenti, contro i pregiudizi, le ipocrisie, le connivenze di usi, abusi e soprusi, l’irresponsabilità dilagante e le tutte Disarmonie a tentare di conciliare, al meglio accordarle e tentare l’intonarle?
Noi, nel Presidente d’Onore del momento, del Rotto Rotto Rotto Club, dal momento politico o sociale di volta di eletto stelo, il senso riposto, chiunque sia ad occuparne la simbolica chiave di lettura.
Noi che cerchiamo giustizia sì ed alieni da spirito di vendetta.
Verità, le verità che... le verità tutte, come sono?
Noi si spera a tono e l’importante sia il qualcosa fare! qualsiasi cosa fare! ma che fare sia.
A farlo, quando il momento si ritiene sia quello giusto, senza pretendere di poter fare la giusta cosa.
Noi, la giusta cosa cercandola comunque, ad altri poi a proporla e mai ad imporla.
Noi sì, animosi e, del più vasto contesto, vivi e d’aitanti dentro.
Sì, comunque in speranza, ne la più grande Disperanza che ci smuove incontro a tutte le prove della vita, del cuore e della ragione.
Qui, l’ispirazione, una notte in Venezia, da un foglietto appeso da qualche parte, la stella a cinque punte disegnata e pensieri a macinare il loro grano, d’alternative possibili, poesia e vivida, audace ed illimitata fantasia?
Le responsabilità e le gesta che hanno saputo d’atroce e forse pure di follia, del farlo facile, violento, come viene viene e... quali le loro ragioni?
Perché, dietro ad una stella, c’è sempre una ragione e non è detto che debba essere per definizione folle, più o meno d’argomentazione la ragione, più o meno rozza, ambizioni d’espressione, di comunicazione, di vita a forme varie di disperazione nel non saperlo fare altrimenti?
Il problema: da quella stella e le sue ignote ragioni, presumibili e teoricamente pure deducibili, come dire il proprio dire altrimenti e di più ineccepibili sensi, con quali mezzi, metodi e tecnica a dire il proprio urgente ed insorgente urlo interiore?
Il Bene, il Male! e tutto si trasforma e diviene e muta senza tregua, con speranza ne la Disperanza e senza una avvertibile e sensibile fine del dolore de le Cose.
Noi, nel nostro destino nel lungo cammino.
Noi, a tutti voi, voi il cuore a noi tanto lontano?
D’invece, noi nel nostro cuore, a dirci al vostro interiore vicino.
Venezia, 6/2/2011 – S.Elena, Dotazione 14/ 8.
Nota.
Tra il 1980-1982, dopo l’apparizione d’una Daniela, avevo scritto un testo poetico sulle Brigate Rosse.
Non sufficientemente critico e nemmeno proprio il loro esaltante.
Il titolo era “Sodomia di stato” e, le Brigate Rosse, come se avessero la vita in corpo.
Oggi, lo scriverei del tutto diverso, supponendo di mantenere il senso al nocciolo di quello che allora volevo dire (forse, qui questo avendo fatto).
Comunque, tra le prime cose da me scritte.
Oggi, da le Brigate Rosse a le Brigate Rotte?
Curiosa la forma di quel testo lontano, un doppio sonetto incrociato (scritto veramente male, immagino, ma curioso).
Nota ulteriore.
Questo testo ora, scritto soprattutto per i radicali, purché non piagnoni, per toglierli di bocca il tono di tante argomentazioni che sa di petulante e che disturba, lamentazione continua e protratta che, se avvicinata a questo testo, stonerebbe vero?
Non solo per una prospettiva di sinistra, ma per chiunque vi voglia aderire, quali le sue idee politiche e le opinioni, orientamenti, abitudini e comportamenti, però... NON per radicali piagnoni.
Rotto Rotto Rotto Club
Statuto
Rivolta Gandhiana? Sì, ma... come? Mezzi, metodi, tecniche e di intensità quali?
Comunque, rivolta che a dirsi sia in termini ed ambiti di legge, di senso morale alto
e di possibile incisivo cammino nel cuore dell'uomo a noi più lontano e più vicino,
fosse pure uomo in disparte, come indifferente, e non sogno che sogna, anelante,
un dicibile Movimento a dirsi ed esprimersi, in lui concepibile?
1) Democrazia, Trasparenza, Responsabilità.
I nostri pilastri e nostre fondamenta su cui erigere le nostre verità (sempre soggettive e relative).
Noi di senso, d’orgoglio, di dignità e di forza e fierezza interiore.
La non-violenza a dirsi tutto il nostro armamento, affiancato da franchezza di argomentazione, di parola e di dura analisi sui fatti che fatti sono stati, lo sono ora e fatti ancora saranno.
Da Le Rosse, le fatiche loro antiche, rozze, impetuose, in loro presuntuose ed irrisolte, la certa e dichiarata ispirazione e mai l’azione.
La legge sia il nostro copione in ogni situazione ed agone.
La legge a noi di sprone interiore ed ulteriore.
Empito d’umano cuore, a riconoscersi, riprodursi e volgersi ai sensi del mondo ne lo spirito de l’Internazionale del non-violento Terrore, ideale associazione in Altrove e sostenuta dai medesimi ideali e fondamentali qui sopra citati, precisati, pure amati, cantati e vantati.
L’Associazione Le Brigate Rotte (la non-violenza il suo esplicito pane) il nostro ideale braccio operativo in non generica sua azione, tesa e protesa a riscossa, riscatto e redenzione (anche per Le irrisolte Rosse).
2) De lo Stato delle Cose, noi la fotografia in nostra realtà?
Come pure tentativo d’antidoto, di cura e di altro e più ottimistico umore?
Noi, nel nostro cuore, cuore soggettivo e relativo sempre.
Noi, tuttavia, a dirci quale buco del culo dolente.
Fosse pure interiore buco del culo, dolente di senso e come di giustizia privato, ma non insensibile a tutte le altrui accorate, disperate e travagliate grida anelanti versi, sensi, giorni e note di giustizia?
E Rotte pure le palle! dal vivere altrui lo Stato delle Cose su stonate note.
Congresso Radicali Italiani 2009: intenti, parole e spirito di Rivolta?
Non-violenta, responsabile ed esigente senso di Rivolta?
Ne lo Stato delle Cose, Rivolta a le cose come sono (di merda) e come vanno, dove?
3) Ipotesi di Sodomia di Stato?
Da parte di sue rappresentanze o istituzioni o funzioni ne lo stato-contenitore confluenti o ad esse, invece, fatta la violenza, noi sì partecipi ed offesi e noi compresi nel loro dolore?
Quale che sia il Senso dello Stato del momento, di tutto il responsabile governante.
Che fa male! duole! e soffre il nostro buco del culo interiore (sodomia).
Siano interferenze di poteri o intrusioni ne l’altrui privato, siano derive da inefficienze o indomite burocrazie, se non a dirsi quale atto, gratuito o come motivato, di vera ed intollerabile improntitudine ad altro uomo, a prescindere dal come l’uomo dentro fatto.
Il buco del culo interiore a dichiarare tutto il nostro dolore?
4) In noi, il possibile e libero ed ospitale e più generale censimento derivante da doglianze di sodomie portate da destra, da sinistra, dal centro o d’altri cuori sì imperterriti e da altrui protervia afflitti.
Nessun pregiudizio o prevenzione a dichiararsi dal nostro cuore, a condizione: purché vi sia, nel dolente, concreta motivazione d’animo e sensata e giusta argomentazione.
Perché se vi accogliessimo senza criterio, la nostra la colpa che tale non vuole a voi dirsi, vi lasceremmo nella vostra inconsapevole confusione interiore, noi che il vostro dolore lo vorremmo dipanare, dirimere o almeno l’aiutarvi in tal senso.
Ragioni? torti? com’è stato? e perché? Da altri punti di vista, forse...
Voi, come siete? come state in voi? come vi ponete nel vostro dolore?
Perché noi siamo di sensibilità laica in ogni nostro linimento, supporto o ponderata reazione.
5) Noi siamo (presumiamo, lo speriamo! e tali ci presentiamo) d’insolito e supposto proposto senso morale di tutto spessore.
Di dirittura morale in più avanzata e generale ma non generica spina dorsale.
6) Noi, Rotti nel nostro interiore, in Sodomia di Stato o per altre disdicevoli sodomie conclamate (non sessuali), eleggiamo a nostra ideale affinità e di senso d’affetto, politico, poetico, filosofico ed etico affetto, l’omosessuale (o la lesbica pure, pur essendo lei fuori contesto) quando il potere non lo ama e d’ostile più o meno sottile si dice e la Sodomia di Stato, invece, non sempre o raramente è che la condanna?
E se l’affronta, lo Stato sulla Sodomia di Stato, con quali capacità e quali doti di discussione nell’argomentazione?
Perché... omosessuale, se tu, nel tuo, sei felice, noi siamo di tutt’altro affanno (che sa di danno).
7) Noi...
Noi che vorremmo essere la possibile vasellina a lenire le ingiuste, immotivate sodomie di stato, come pure quelle ragionate, plausibili ed inevitabili nell’accadimento, sodomie di stato sempre, d’ambizione siamo sul redimere questo vero e sostanziale peccato, laico considerato il peccato o anche in altrove di retorica definizione.
Pure come, d’ideale nostra manifestazione, noi presenti là dove vive tutto il reato! noi quale sintomo, idea ed azione di anelante giustizia.
Redento il peccato, accertata e proclamata la verità, là dove il reato...
Fatto questo, se questo veramente avessimo noi fatto...
Non ci appagherà, non ci consolerà, non basterà al nostro cuore in atto dichiarato.
L’ulteriore ambizione: seguire la questione in nostra conseguente attenzione.
E pure tendiamo a l’essere nostro quali metagiurisprudenziali dolenti e vitali sostenenti.
9) Come ogni Club di rispetto tiene Presidente...
Noi pure, noi il nostro Presidente! ma chi esso possa... e come...
Del locale governo del momento, il premier o altro personaggio o funzionario eminente, come pure lo sconosciuto possibile uomo della strada che sia, per il Club, qui cittadino non irrilevante nel simbolismo d’occasione, ad essere il nostro ideale Presidente d’Onore, da noi tale riconosciuto ed eletto (chi nel caso).
Nel Presidente d’Onore simbolico, non la persona quanto il problema (che nella persona stessa potrebbe giacere la causa o la colpa dello stesso, nel simbolismo forte l’evidenziazione e la ricerca comunque di soluzione).
Presidente, eventualmente, a rotazione, secondo il cimento d’ogni momento politico e sociale o d’altro sale.
La soggettiva di ogni aderente al Club, fosse pure nella prospettiva del suo segretario o Presidente d’Onore, a non imporsi alla oggettiva se non in aperta, franca e libera discussione e sua programmatica conclusione.
L’oggettiva a ribattere e considerare le soggettive tutte degli aderenti, del segretario o del Presidente d’Onore eletto, discutendone.
Il Premier (o altri) a prenderlo nel culo dalla situazione? nel caso del caso?
La sodomia, se portata a funzionario dello stato, ricevuta in nome dello stato, per conto dello stato?
Ebbene, noi vorremmo... noi, essere per tutti loro la vasellina d’eccezione, ad attutire ogni legale o ambigua che sia, indebita, se non l’ignobile intrusione, sia pure fosse d’inevitabile e non contenibile profusione.
Vasellina noi, di profilattico anche, contro la possibile influenza, corruzione o degenerazione o solo di sfiducia a dirsi nell’animo conseguente a tanta intrusione, come vorremmo esibirci nel nostro senso morale di spessore e fustigatore del caso nel caso (in sensibilità laica, non-violenta, di criterio, per rimedi e soluzioni a dirsi).
Questo, a condizione che lo stesso Presidente d’Onore, il segretario o altro aderente, non abbia ad applicare, su di noi o su altri al di fuori di noi, la misura della sua misura, senza bussare?
Senza chiedere: scusate, posso entrare? D’audacia, posso osare?
Senza chiedere parere, opinione, senza analizzare consenso o dissenso?
Nel Presidente d’Onore, simbolico e pure di possibile contrarietà sulla sua avvenuta nomina, pieno Diritto di Parola che abbia nel nostro seno, purché, il suo dire nel suo dirsi, pertinente sia a fini, sensi e tematiche del Club stesso e relativo suo statuto.
Nel caso il Presidente d’Onore acceda al Diritto di Parola, nella suprema considerazione “Tutto è soggettivo e tutto è relativo”, sappia che potrà eventualmente (pure doverosamente e rigorosamente) essere sottoposto a libera e puntigliosa confutazione, nella sempre necessità di chiare parole e chiari rapporti, in ragione di future risolte e non più aggrovigliate matasse (ne l’anelito de lo scioglierle).
Diritto di Parola e replica e libere e responsabili confutazioni ancora, a dare senso, regola e misura là dove la loro carenza soffre e si manifesta.
10) Il Vaffanculo Politico a vivere in noi, quando ragionevole e, in alcuni, forse oltraggioso, il dire del particolare e franco dire del suo dire?
E quando la Sodomia è di Stato... perché se viene dal privato... non è l’oltraggioso medesimo nel venire dallo Stato.
Il Vaffanculo Politico non fine a se stesso, ma volto alla ricerca di nuove, inaudite, impervie e maestose strade nei labirinti dell’infinito, là nell’anima di ognuno.
Il Vaffanculo che Etico pure saprebbe essere e, tale e d’epico nell’Etico addentro, potrebbe rivelarsi, come pure responsabile nel dire del suo dire, all’interno del misterioso enigma d’ogni pronunciato Vaffanculo possibile.
Responsabile il Vaffanculo, per dove ti manda che... non vuole essere gratuito, non ti lascia solo là dove ti indirizza (solo con le tue ragioni, agli altri le tue portate e come motivate?)
Il Vaffanculo che, responsabile, sempre lo è e comunque, il Vaffanculo nel suo dunque.
Venezia, 22/1/2011 – Dotazione 14/ 8, S.Elena.
Il decalogo del Brigatista (Rotto)
1) Siamo in Sodomia di Stato, lo siamo?
Che ognuno la propria opinione ha e la vostra come sta?
Noi, Rotti per davvero, noi nel nostro vero.
Rotti come, da istituzioni, governi, regolamenti e burocrazie che...
Che pure loro... rotte da privati e indecenti interessi d’altri intenti?
Di destra, di sinistra o di centro siano i cuori d’uomini, dentro a noi... come di subita violenza?
E chi, a noi, di solidarietà, d’empatia... che non ci basta! noi in altri cercando l’impegno civile e l’elevato senso morale.
Che ci rompono pure le palle! o le ovaie ci rompono.
Comunque sia, siamo di sensibilità laica.
Comunque, tu sei lo Stato, il suo senso in te, questo pure se lo eludi o lo trafiggi d’umore di cuore... tu sei lo Stato e pure tuo il peso d’ogni peccato o d’ogni reato.
2) Lo Stato delle Cose (come sono e come vanno), il disordine costituito.
Tra irresponsabilità ed illegalità diffuse e poi radicate e pure assuefatte nella normalizzazione...
Problemi, affanni, guai veri o presunti (a discuterne)...
Lo strazio e lo scempio di verità che le proprie ragioni al cielo le grida e...
C’è qualcuno?
Qualcuno c’è che ascolti le nostre, di dolore, ripetute grida?
3) Noi, qui nel dirci: Le Brigate Rotte.
Da Le Rosse antiche ed irrisolte, l’ispirazione.
Tra ironia e satira o l’amara realtà...
Noi, di seria serissima qualità (si spera).
E di una data concretezza anche?
Di poesia e fantasia e rabbia e forza e vigore, mai di sterili vendette.
E siamo sempre e comunque di sensibilità laica.
4) Noi ci dichiariamo in Democrazia, Trasparenza, Responsabilità.
La non-violenza il nostro esclusivo armamento.
L’analisi, l’elaborazione, la meditazione, l’iniziativa a reagire, sui fatti che siano stati, fatti che sono e fatti ancora saranno.
La legge è il nostro copione addentro una sceneggiatura di ferro.
5) Noi che contiamo, come chiunque conta ne la resa generale dei conti.
Noi che conteremmo di più, nel momento cruciale, e veramente a contare solo se...
Se fossimo un tantinello più violenti, incazzati, esacerbati o disperati?
Solo così, nel momento non banale, noi a contare davvero?
6) Noi che contiamo, come chiunque conta ne la resa generale dei conti.
Noi che conteremmo di più, nel momento fatale, e veramente a contare solo se...
Che se ne fottono! e potremmo incidere, di più e meglio e tanto smuovere, solo se toccassimo il potere nelle sue tasche, nei sonanti e nei suoi conti, ne la più materiale e meno onorevole, ma sostanziale resa dei conti?
Qui, a giocare la carta de l’Obiezione Legale Costruttiva.
7) Non siamo e non ci riteniamo infallibili.
Siamo costituiti d’incertezze e di dubbi, tra le altre doti, ma siamo anche l’esito del come il nostro intimo violato si sente.
L’a noi dentro che cerca soluzioni, vie d’uscita e vita cerca alla propria vita.
E siamo ancora e sempre di sensibilità laica.
Stiamo tutti cercando la propria Strategia della Tensione d’intima associazione, ne la generale aggregazione delle idee d’ogni idea.
Coltivandola in noi, la Tensione, ne la continua ed imperterrita ricerca dell’ineccepibile legale e pure morale, forse non proprio integerrima la ricerca, non riuscendoci tutti e non sempre, pur impegnandosi, comunque con un che d’acerrimo?
Che per l’integerrimo si chiede e si anela aiuto, sostegno, consiglio e conforto (e dura e severa critica, lei fondamentale).
9) Sappiamo del nostro dover essere conseguenti alle conseguenze tutte derivate da ogni nostro pensiero, gesto di reazione, fatto d’espressione, più o meno suggestivo, in noi insorto nella nostra sì detta dannazione.
Noi, tra azione e meditazione, nel pubblico agone.
10) Il potere è il potere! e se conta per voi, intimi sudditi o cittadini che siate o d’indifferente sentire nel vostro percepire...
Il potere che se non conta un cazzo, non volendolo, non cercandolo il rispetto e la considerazione d’altro petto, limitandosi ad esigerne le mere formalità...
Invece, di sensi di responsabilità e di sostenuto onere noi a dire, nel dirci dolenti e come fossero nostre le colpe de le altrui colpe?
Il potere vero è, d’ognuno, il suo Grande Grande Grande Cuore, vero?
Qui noi, tesi a riscossa, riscatto e redenzione.
Noi, cuore vasto, possente e tenace di respiro, noi siamo il potere che qui, tale e vero, si dice e si pretende, tentando di supplire alle altrui latitanti responsabilità.
Certo, nei limiti delle nostre possibilità, come nell’illimitatezza presunta e poetica delle nostre inaudite risorse tutte.
E senza dubbio alcuno... siamo di sensibilità laica per sempre.
Venezia, 26/1/2011 – Dotazione 14/ 8, S.Elena.
Lettera alle BR (le Brigate di evoluta concezione)
Come avrebbero dovuto pure Le Rosse, d’irrisolte le loro volte,
se buone ragioni nelle ragioni che, in loro, ragioni comunque erano
Quel che è stato, è stato!
Si poteva fare altrimenti?
I medesimi argomenti sia pure, ma di vigore che, v’è dubbio? sarebbe stato maggiore, ne la forza interiore che era loro e loro non era perché...
Sì, l’odio per l’ingiustizia, ma l’odio che acceca, invece che l’amore, l’impegno e la ricerca della verità nel proprio cuore?
Le Rosse, d’irrisolte e perdute le loro volte.
Qui ed ora, alternative, le armi, non le indigeste pallottole di piombo, ma pillole di non-violenza (in politica, rigorosamente e sempre – detto da non-violento affatto).
Loro, Le Rosse, un fallimento?
L’umano fallimento, della ragione più che politico.
Che anche se avessero trionfato, avrebbero perso comunque?
Ne la violenza e ne l’imposizione, sì si vince.
Vincendo relativamente.
Ne la legge e di non-violenza, forse pure in relativo... si prevale quando si prevale, raramente?
Però, tendendo al vincere, se non per sempre, più a lungo almeno.
Ora, alla platea: convenitene pure, se avete fiato.
Dunque, Le Rotte oggi.
Voi voialtri, Le Brigate Rotte.
Democrazia, Trasparenza, Responsabilità.
Che il ripeterlo, onde equivoci evitare, mai sarà abbastanza?
La legge il copione di ferro ne l’ambito di ogni e qualsiasi agire.
Eventualmente, se si ritiene, la Disobbedienza Civile, sia Attiva o sia Passiva, condizione che sia: responsabile e in stato di dialogo con la legge.
La legge il copione di ferro, comunque.
Le Rotte, di sensibilità laica fatte e sì dichiarate.
Non infallibili e non integerrime, per loro... tali, in loro non le pretese.
Dubbi, incertezze, esitazioni...
Il fare comunque! il fare qualcosa! il fare qualsiasi cosa purché fare sia (a fare nei termini sopra e pure altrove delineati).
Di senso morale elevato e di tutto spessore, si presume.
I combattenti contro pregiudizi, ipocrisie, false o superficiali e temporanee convenienze e quant’altro?
Di non-violenza e Responsabilità armati e fortificati, dentro.
L’ineccepibile cercando nel proprio cuore, mettendosi e sentendosi sempre in discussione e, solo così, de l’ineccepibile, possibilità de l’esplorare e l’addentrarvisi nelle sue carni, a perfezione lambire forse, per rimetterla ulteriormente in gioco ne l’arena della pubblica opinione.
In un continuo divenire sempre e comunque.
Voi, a tutti a rispondere, idealmente, delle conseguenze derivanti dal proprio essere conseguenti alle realtà del momento, quali che siano le realtà e come loro da voi interpretate.
Sì, esattamente: Democrazia, Trasparenza, Responsabilità.
Nel più grande ed immane cozzo delle ragioni tutte, voi le vostre di ragioni, come da voi innalzate e recitate sulle intime pubbliche barricate.
Tra riscossa, riscatto e redenzione (anche per Le Rosse, l’autore avendone l’ispirazione, a sostenere e reggere il peso e l’onere morale di irresponsabili, presuntuose e passate gesta, facendone altro ed altrimenti d’intenso).
Riscossa, riscatto e redenzione...
Più che per voi stessi, per gli altri e per ogni situazione che richieda la poesia e l’azione del vostro cuore.
Sia che, a voi attorno, viva il peccato o si commetta il reato.
Di senso morale inusitato e non moralista d’accatto o d’occasione.
Dissenso? Consenso? Di varie complesse e suscitate argomentazioni?
Io autore, poeta, filosofo, scrittore ed io da Rioba Lavapiatti... io ricerco solo la ragione ultima d’ogni volta sul fondale di tutte le altre ragioni, loro nelle loro volte di volta, a Ideale Congresso perennemente riunite (lo Stato Congressuale pure nel sofferente durante della cucina, lì l’autore impicciato e come dannato).
Oh, siate e siatelo sempre: di sensibilità laica, nel gesto, nel verso e ne la pronuncia (l’ineccepibile ancora e sempre ricercando, d’ineccepibile morale oltre che lo strettamente legale).
Il potere non vive nel potere che di mero potere vive e, così, a stento spesso sopravvive?
Il vero potere dimora nel Grande Grande Grande Cuore, il vostro forse?
Venezia 6/2/2011 – S.Elena, Dotazione 14/ 8.
Lettera ai sensi d’Europa
Come se scritta fosse dal cuore stesso delle BR
Qui, si scrive e si prosegue e si persevera, sperando in un altro e diverso e più sensibile ascolto europeo d’ambizione, la nostra casa del domani (e come Noi domani?)
Non tanto il sentire che, per sentire, pure in queste paraggi sì ci sentono.
No, l’ascolto assai e piuttosto.
A Questi Noi, come fosse, in noi, l’interiore altrui maltolto.
Di legge, di legalità e di senso morale...
Di responsabilità e diritti e doveri pure che...
Strazio e scempio, addentro un desolato senso di rovina più generale.
E di volonterosa disperazione! noi che pure si vorrebbe...
In tutta lealtà e correttezza verso il senso comune che si vorrebbe...
E conti, per gli altri, ne la resa dei conti quotidiana, solo se sei violento?
Un Frutto Maturo, di rabbia, di frustrazioni e dolore, di disperazione ed esacerbato al punto che...
Sì, così a contare?
Perché solo allora il possibile risultare nella altrui attenzione?
E conti, pure, se a toccare vai i soldi là dove, il potere, i soldi li tiene e, a volte/ spesso, anche se li tiene?
Noi che contare vorremmo nel mesto giungere della sera.
Quando il quotidiano resoconto della vita, vita politica o vita che sia solamente, piange e ci dice tutto e ci mostra nel pur vivo delle possibilità nostre non confortate da realtà indigesta, come di fatta disonesta, causa altrui fervori e d’altro interesse interessati gli altri cuori.
Noi, a contare nel pallottoliere della resa dei conti più generale?
Fuori tempo massimo?
Fuori di condizione, fuori di speranza, fuori di poetica licenza e fuori da ogni possibilità del poter intervenire e fare veramente qualcosa, di concreto?
Noi, non accettiamo lo Stato delle Cose come sono e come vanno.
Il vivi e lascia vivere in noi non prospera che c’indigna e ci motiva al volgerci, d’avverso animo, a le cose sempre come sono e come vanno! inesorabilmente nel non-senso e nel non-significato.
Noi che non ammettiamo neppure la nostra impotenza addentro una più grande e folle, ormai, Disperanza?
Noi, abbiamo pensato di condurre il canto, malinconico e vibrante di vita, la poesia delle nostre doglianze ai sensi più elevati e responsabili (e forse anche più seri) di un’Europa che, sia pure nella complessità dei suoi problemi di vita di comunità e di sopravvivenza in ogni coscienza, nel cuore del suo cuore...
Oh, Europa che vicina e lontana sei, accanto al nostro cuore sei.
Europa che ci possa ascoltare degnamente e non solo il vano e sordo sentire le perorazioni nobili d’animo e sensate di motivo e d’argomentazione.
Europa, il suo cuore non il cuore, come qui accade (e ci devasta), il battito che non sa capire, non riesce, non può o non vuole, qui che si elude o trama o gioca contro il proprio ascolto?
Noi, puntiamo apertamente alla Strategia della Tensione.
Rigorosamente non-violenta, democratica, trasparente, responsabile e tesa e d’intensità tutta nell’animo attento, là dove da sensi elevati attirato ed interessato.
Strategia d’altro costrutto, d’altro rigore e d’altro clamore.
Siamo di senso morale che, qui dove siamo, più non respira e s’aggrappa e disperatamente si tiene agli intimi ed ultimi brandelli di legge e di ragioni straziate e dolenti.
Quel che ne rimane.
Dolenti, causa gli eterni impenitenti.
Noi ci volgiamo all’Europa.
Noi che crediamo nell’Europa.
Noi che speriamo, in Europa, europeo atto di presenza.
D’ascolto e non solo il vano e sordo sentire il nostro dire (crediamo pure bene intonato nei motivi, negli argomenti e di coerente rigore interiore).
Non d’ineccepibile dato di fatto, noi nel nostro senso, ma sì come... de l’ineccepibile, la ricerca ne la ricerca interiore sempre.
Noi portiamo il nostro cuore nel cuore dell’Europa, il nostro offrendolo al suo giudizio quale che valutazione sia.
Noi che attenzione ed equa sentenza chiediamo e ci speriamo e, in tale meravigliosa posa, ci poniamo, nel cuore dell’Europa e... Europa, ti aspettiamo?
L’attesa del colpo o del battito europeo che dica: sì, anche noi ci siamo!
Venezia, 26/1/2011 – Dotazione 14/ 8, S.Elena.