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Dario Schonberg
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(PRIMA STESURA) 

 

   La Via Radicale

 

  L’atto dovuto

 

D’autore, nello scrivere per l’onore delle armi a chi si batte e duramente combatte, senza arrendersi, forse neppure la tentazione del mollare, per le cose fatte bene, con onestà, con rigore, come si deve e non come ci conviene, si scrive scrivendo pure il proprio cuore preso assai, acceso e coinvolto da tanto amore per il Puro Buonsenso.

Perché di Buonsenso davvero si tratta laddove vige e vive il “ Vivi e lascia vivere!”

Quindi, come fosse l’atto dovuto per l’animo radicale d’ogni aitante sfolgorante.

Si scrive per l’ingenuo militante che batte i marciapiedi con il suo cuore aperto, ne la speranza di poter cambiare il mondo o l’Italia solamente.

Il militante del marciapiede quale autentica Poesia in Movimento.

Si scrive per ogni dirigente o rappresentante storico che al pari del militante conosce, subisce e si batte addentro situazioni avverse.

Si scrive per l’animo incazzato, pure esagerato alle volte, comunque le motivazioni da animi altrui non colte.

Si scrive per chi ci mette la faccia, il nome, il cuore e pure il culo che poi sovente se lo prende in quel posto.

Si scrive soprattutto per il culo radicale, dolente non tanto per se stesso, più per le cose fatte male, come solo conviene a quello o altro interesse, più da irresponsabili, più da coglioni o da vigliacchi.

Poi, quale beffa, le pie ipocrisie, come pure accade.

Si scrive per l’animo dolente del coglione radicale che solitario si sente in questa vita vorace e da ogni interesse vile di più ingrigita la vita.

Si scrive per il radicale folle in questo mondo di logiche più fuori di lui dalla realtà agonizzante.

Si scrive per mio padre, al limite dell’insopportabile ormai, amato molto, però la radio a volte la spengo o cambio frequenza.

Forse, la sua colpa solo la vecchiaia, la perdita dello smalto dei tempi andati.

Si scrive per chi radicale potrebbe esserlo, pure lo è e non lo sa ancora.

Si scrive per il radicale che, in tanto altrove, sarebbe il razionale cittadino normale, mentre qui è il pazzo petulante e puntiglioso ossessivo che cerca una regola, un senso e cuori onesti con cui parlare.

Scrivo per lenire il dolore della solitudine di questo canto interiore che cerca il Bello nel Giusto, nella lealtà, nel rigore e nel comunque latitante Buonsenso.

Il radicale che non saprei dire se sia più causa o effetto di tanto amore per la verità.

Scrivo per il cuore o per il culo radicale, nel loro levarsi al di sopra di un mare di merda, per il solo fatto del sognare e volare più alto, a dichiararlo per spirituale, tentando di consegnargli la dura e sensibile definizione, sensuale consapevolezza e forte senso della compagnia lungo la sua Via già difficile, pure improba dove i tanti vanno dietro ai falsi aitanti, nel cuore loro affatto i benestanti.

Se lo spirito radicale sia folle, illuso o ingenuo, sia pure, però in lui è che mi riconosco.

Dato per spirituale, non un Dio o una religione con cui farsi scudo, non dietro tanto simbolo a celare il proprio lato umano nel lungo viaggio nella notte dell’umanità.

Spirituale, solo il rigore, il Puro Onesto Buonsenso, pure soggetto ad esasperazione.

Forse, sono solo le pippe dell’anima che la eccitano la scrittura di questo autore.

Il denaro, il potere, gli affari, il presenzialismo, le comodità e gli agi d’ogni convenienza, ognuno abbia le sue pippe di cui portare il vanto, non tutte consentite dal Canto della Legge addentro la regola d’un Pensiero Civile.

Spirituale, non il sacro cerimoniale domenicale, solo dignità, tenacia, fermezza, cuore, dedizione e l’orgoglio del Giusto.

Più spirito e meno religione.

Non il vile Paradiso poi, noi ora.

Un prete che non fosse accecato da pregiudizi a causa di alcune precise e decise tematiche, il prete forse lo direbbe che è spirituale questo essere che non anela e non cerca il compromesso o trattative con le viltà quotidiane, la Via Radicale.

Poi, il problema è tutto di dove e come si vive, l’habitat naturale entro cui proprio non ci si vuole specie in via di estinzione.

La colpa più grave che qui si imputa alla classe politica è l’aver seminato, coltivato e diffuso la sfiducia nei confronti dell’agire politico e delle sue esigenze, l’aver spinto, pure incitato le persone a dire “Sono tutti uguali!”

Per questa accusa sostanziata nei fatti, si vorrebbe ritenere non vi sia possibilità alcuna per il generoso giudizio di appello che sempre si chiede, per poi insultarlo senza la minima dignità d’una coerenza.

In politica, la fiducia, la credibilità quali doti preziose gettate e lasciate a marcire nel fango.

Nel definire la Via Radicale, a non dirla l’unica o la migliore, dicendola spirituale però il delineare il mondo sottostante tra grufolate, razzolii e cazzate.

Perché se la Via non lo è spirituale, per tale la rende e la manifesta poi la fogna che impunemente scorre nel suo discutibile rigoglio.

La personale percezione è quella della feccia che non sta nelle carceri che forse lo è, la feccia, però starebbe pagando in quanto presunta tale, dando esempio di espiazione, di dignità e rigore ai suoi pari che siedono dove si fanno le leggi per dire come si deve comportare l’Uomo Altro.

C’è chi il rispetto se lo guadagna con una condanna nemmeno sempre esemplare e chi si nega tramite ogni risorsa possibile per quantità di denari, avvocati e cavilli legali, pure dimorando nel crocevia delle leggi.

Provocatoria, estenuante, come da sempre pure ispiratrice, la lettura dei giornali.

Però se lo chieda il suo lettore: io che mi indigno sì spontaneamente, al loro posto, io cosa avrei fatto?

Di fronte a tale realtà, data per normale, perfino il suo banale, si vorrebbe dichiarare (e qui lo si fa) il proprio rispetto per le Brigate Rosse, i talebani afghani o altre dolcezze che le loro responsabilità le indossano e le vivono, pure con una certa improba dignità, così costoro se paragonati a chi dedito si dice ad ogni espediente utile pur di arraffare e vivere il proprio vergognoso bene a spese del Buonsenso e della collettività.

Brigate Rosse, talebani afghani e altri affanni, loro sono l’orrore, poi nella pretesa di non doverne nemmeno rispondere.

Qui, si vuole significare il relativo difficile confronto di fronte all’orrore contro cui è possibile reagire, il connettere per quanto doloroso sia, il pensare a cosa fare, possibile! così se lo si accosta al senso di nausea, al vomito provocato dall’ascolto del viscido putridume nel suo temerario arraffare.

Si vuole dire esplicitamente che le Brigate Rosse il loro tragico senso ce l’avevano, meritandosi, guadagnandoselo lo scontro legale con le loro attività, l’avversità a loro d’ogni animo ideale, pure il rispetto per le loro libere scelte, questo quando l’avvilente stolida classe politica che ci rappresenta questo senso non sa che cazzo sia, perché non ne dispone! e non può averlo se non si danna nella fatica e nell’impresa della onesta coscienza in ogni sua coerenza.

Il militante radicale lo dico l’irriducibile della legalità.

La pretesa onesta della Legge in lui vive, della nostra uguaglianza di fronte alla Legge.

Il Libro Grande che poi sarebbe solo mero contenitore, una non proprio vuota forma, però flebile e fragile e non di vera forte autentica ispirata vita, se non vi fossimo noi cari delinquenti o dolenti vittime e gli agenti in perenne servizio, tutti noi e d’insieme a dargli il senso, lo scopo e la meta: la vita della Legge nel suo Nerbo, in questo comune sentire lì redatto e stabilito.

Chiunque noi si sia nel nostro essere, se il palpito della Legge in noi batte e ci stimola e lo spinge il cammino, è per grazia, per causa e merito di tale intimo Bene che ognuno di noi potrà affermare con orgoglio “Io sono la Legge!”

Non il Libro nella sua sola e avvilita forma, se priva del nostro cuore.

Noi a consegnargli la responsabilità e la vita: il senso della Legge.

Poi, ognuno di noi è il duro durissimo caso umano a parte.

Siamo tutti attori nel grande teatro che è il mondo, dove noi la nostra vita poi come e di quali mollezze?

Ognuno è parte, ognuno la consegna la battuta all’altro, ognuno recita bene o male! e la vita prosegue la sua commedia che vive l’eterno dramma, spesso sfociando pure in tragedia.

Il Libro della Legge ci dirime e ci svela alle nostre coscienze, però è solo la forma.

Pure sentita per vile dormitorio qui, se forma non nobilitata da comportamento responsabile e coerente, ai sensi della giustizia e del sincero severo sempre.

Siamo solo noi che possiamo confidare e consegnare la nostra sostanza all’ambizione di quella forma.

Nel suo aspirare anche consapevolmente a volte, nel tendere al più duro confronto/ incontro, nel suo anelito di sollievo o di rimprovero, di punizione o di sincero commento, la vita sua come tesa ad abbeverarsi alla Coppa della Legge, in quello stimolo ognuno è la fiera anima della Legge che ansima per il possibile ricongiungimento, meta e risoluzione.

In tale considerazione, la puttana, il detenuto, il clandestino o altro soggetto oggetto di dubbia reputazione, loro se nella ricerca della giustizia giusta, condivisa e condivisibile, al pari d’un giudice o d’un poliziotto, lui o lei lo possono urlare con orgoglio “Io sono la Legge!”

Nel loro aspirare alla Legge, la sostanza a cercare la sua forma.

Ognuno che lo senta nel suo cuore può levarlo alto il Canto della Legge.

Nel militante radicale, il canto della Legge è la sua tendenza istintiva e naturale.

Non il vile Paradiso poi, noi ora.

Il fatto comune e frequente del fondare nuovi partiti ad oltranza viene percepito come ridicolo e patetico o per insolente.

Un partito che marci al passo coi tempi, mantenendo pure il rigore e la dignità delle proprie idee, il partito per quanto vecchio saprà sempre reggersi in piedi, sostenuto dal suo orgoglio non facilmente confutabile.

Non servono 200.000 iscritti se tanti possono indurre al dilapidare quanto di più prezioso vive nel politico, il bene della coerenza nei propri programmi che sempre dovrebbe comportare fiducia, rispetto e attenzione.

A tal fine, i 2000 sarebbero anche sufficienti, detti per numero ideale, non essendolo solo per la concomitanza di circostanze.

Si vorrebbe esortare il militante radicale a dire Vaffanculo a tutto e continuare il suo orgoglioso cammino, sempre avanti! pure la detta sua inclinazione: ponendo il suo cuore a sé innanzi.

Il militante radicale a camminare incontro al suo destino.

Tra le indifferenze, gli insulti, la derisione o soprusi di sorta, la Via Radicale è spirituale senza dubbio alcuno perché qui e così è che va avanti, tramite indomita spiritualità politica.

Tra gli altrui andazzi e sollazzi d’ogni genere di cazzo, sempre avanti! eretto, altero, severo e sincero.

Poi, il culo dolente per le cose fatte male da altri.

Privi di un Dio sotto le cui sottane parcheggiare il proprio pensiero, non la religione quale strumento di comunicazione.

Solo il continuo imperterrito rimettersi in discussione.

Non il vile Paradiso poi, noi ora.

Infine, la vita è meravigliosa se si vive in armoniosa rigorosa convivenza con la propria coscienza, per quanto dibattuta nel frangente d’ogni frangente.

Al militante del marciapiede più che al deputato, più del rappresentante storico, ritengo sia l’atto dovuto il riconoscimento dello spirituale suo essere, nonostante ogni nonostante.

Così, incitandolo pure ad aumentare il ritmo della sua andatura, in forsennato vigore.

La Via Radicale che il suo cuore lo dona al problema in perenne agguato sul suo cammino.

Se apprezzate queste parole, non voglio essere ringraziato per il mio dire, anche se detto dal cuore.

Sono io a prostrarmi a voi, quale omaggio al modello comportamentale qui detto Puro Ideale, tale da essermi di conforto e morale compagnia negli ultimi difficili tempi.

Sono io che ringrazio voi per la vostra dura e sensibile lezione di vita.

La Via Radicale è anche la mia strada, spirituale.

E la vita è meravigliosa davvero, culo dolente a parte.

Se Tortora per esperienza ebbe a confessare “Ero liberale perché ho studiato, sono radicale perché ho capito”, quale vostro non umile allievo io posso dire “ Spero di avere bene imparato!”

Nessun Luogo, Dotazione 14/ 8 – S.Elena 16/10/2012.

Nessun Luogo, Pizzeria Vecia Gina – S.Elena 21/10/2012.

 

 

Dario Schonberg