Quale pensiero ai radicali tutti
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SUI RADICALI.
Successivamente alla conferenza stampa di Demba Traoré, dovendo inserire nel Gruppo Facebook a Demba dedicato, un testo sui segretari (anche non radicali), però per Demba Traoré, il testo (da scrivere ancora) pure inserito nel finale di un libro dove sta bene, però come slegato, questi testi a legare il tutto, a renderlo pure in compiutezza. I testi scritti in poche ore, in un vaporetto veneziano, altre due a casa mia. Dopo aver preso appunti il pomeriggio e averci pensato la sera, al lavoro in una cucina, nell’affanno intimo o generale.
I testi come se sintetizzassero quello che penso sui radicali.
Ai radicali quale omaggio a quello che sono, io il radicale non esattamente radicale.
Testi forse nemmeno scritti bene, da correggere in seguito.
Il diversivo Ideale
Io di vita afona e monotona,
inquieta segreta,
l’anelo di vita sempre,
l’istinto alla vita?
Io che non ho amori o figli,
non gli interessi duri,
avendone altri
più forti, più tosti, puri forse?
L’Ideale radicale a dichiararlo
quale amante ideale d’ideali in dote,
addentro una relazione sentimentale
tacita e scrivana,
d’anima sovrana e più balzana?
L’amante nel cui cuore
riporre i sogni
nel bisogno dei sogni,
l’urlo della vita in altri pari compagni
confluenti
nel diversivo Ideale,
là dove la vita di vita a vita?
Radicale, quale il cimento,
l’Ideale tenace
di questo orgoglioso e amante?
Il segretario, l’aitante del momento.
Il cuore di voglie acceso,
di sospiri per ogni attesa di contesa.
Respiro
Nella vita di tutta una vita,
più testarda o più gagliarda,
il respiro che respira
ancora,
non sapendo come ci riesce
in questo mondo marcio, come?
L’anima che piange!
Il grido nella notte del cuore
d’ogni cuore possibile
in dote
alla prorpia voglia di vita,
d’Ideali ideali più Ideali
che altri come e chissà!
Il mondo attorno, come privo
di verità di volontà,
nelle sue indifferenze chiuso,
il pensiero
di mollare, a lasciare forse?
Qui e là, umanità.
Poi, di tutto questo travaglio,
la poesia radicale che fa?
Irrilevante, brontola
l’orgoglio d’un Ideale aitante?
La poesia osserva, analizza,
riflette
e non si genuflette ai fottuti particolari
che pure contano purché non s’impongano!
Poesia, pone il cuore a sé innanzi
e cammina avanti!
Verso il proprio lontano destino
per cuori altri.
La poesia, da tempo in politica
recita l’indomito verso:
diverso, altero, severo e più sincero.
Uscire dalla politica, forse.
Dalla poesia, il non possibile a dirsi.
Sarebbe lo smettere di respirare?
Poi, un cuore di poesia dice:
là dove tuona il cannone, tu sarai
come sai,
là dove il problema irrisolto grida
anelando intima risoluzione e guida.
La vita è difficile, la politica invivibile?
Te lo mozzano il respiro
ad ogni ora che il mondo gira?
Poesia, dice ad altri cuore
non proprio aitanti
“ Mollate voi, così facciamo prima!”
Respiro che respira poesia
pone il cuore palpitante a sé innanzi
e cammina verso il proprio destino
lontano, destino
al cuore chiaro, caro e vicino.
Destino d’ogni destino!
Poi, certo il radicale pure stravagante.
Budapest, aprile 1989
Perché è da tale raduno d’anime
che tanta mia opera
discende
e vive oggi di vita arcana.
Venezia, la radio.
“ Quale strana idea!” forse
il pensiero.
Eccitante, folle, provocante?
Solo una poetica stronzata, l’anno dopo?
Il mollare la presa, pure ideale,
sul cuore umano locale,
per battere
le ignote vie che mai sai?
Scetticismo, ritrosie, contrarietà?
Pure le mie, alternate a consenso diverso.
Dubitando, radicando.
Nel demone della riflessione, radicando.
L’atto politico poetico
di maggiore respiro
nella tenacia di tutta una vita
di partito che respira l’infinito.
Era azzardo, era follia
Budapest 1989,
era una grande scrittura
nella dirittura umana,
non facilmente indossabili,
i requisiti più esigenti
d’una poesia
bella, sensibile e dura.
Se non proprio della vita,
io il debitore
per ingegno, impegno e vita.
La voglia di radicale
Per quanto lo spirito si sottrae,
critico,
tra esigenze o più di urgenze,
d’intima indipendenza le sentenze,
alla propria coscienza
pure contro,
interiore dibattito incostante
di tutte le ore…
Cresce, non domabile.
Cresce, fiera
di tanto folle rigore,
coerente, nel loro cuore
più tenace,
più duro più l’ostacolo è duro,
come puro camminante
il radicale andante,
tra avversità di sorta in sorte,
avversità come fossero
la data dote
d’un Dio
più sornione o più umano,
io poeta distante
più anelante,
cresce e si leva
la difficile voglia di radicale.