Premio Carver 2009, libro sulle carceri, primo testo aggiunto
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"Da adesso, chiunque tue sia" è stato premiato nel 2009, sezione poesia.
In realtà, per il suo impegno civile, che di poesia poca (praticamente un saggio).
Libro pubblicato nel 2008, ora ripreso in mano.
Vi sono stati aggiunti due testi che ritengo interesanti e che qui propongo.
Testi solo sul mio computer, ma buoni per eventual ristampa.
Testi non definitivi essendo stati scritti da poco (i due testi qui su Forum Radicali Italiani).
Associazione Home Sweet Home
STATUTO
Se vuoi liberare te stesso, libera gli altri
1) Il libero carcere del mondo è reale, consta, vive.
D’analogie tra il detenuto nelle patrie galere e l’uomo contemporaneo come prigioniero nelle casalinghe celle, corpi, stanze e vite.
Là dove, tra ipocrisie e finzioni, a vivere si persevera, da detenuti dentro.
In questa società di merda, il detenuto vero, l’uomo più sincero?
2) L’associazione si fonda su tre precise proposte politiche, sociali, morali e pure ideali.
A) l’elettorato attivo di tutti i detenuti, quale il reato o la condanna, a votare dal proprio luogo di residenza, votando e scegliendo il proprio preferito tra una rosa di detenuti.
Portare l’eletto in Parlamento quale Rappresentante di tutti i detenuti dello stato, il fine.
B) l’elettorato passivo, ne l’ideale, valido per ogni detenuto che, in tale possibile ruolo, aspirante, si propone per poter realizzare la condizione politica di cui A.
C) la depenalizzazione del reato di evasione.
Non più sanzionandolo il gesto puro e semplice.
La sanzione tuttavia rimanendo per chi porta atto di violenza o danno a edifici, cosa o persone.
Politico simbolismo d’ogni detenuto (fuori o dentro), attualmente duramente ed ideologicamente represso, come a piegare dentro ogni sognatore?
3) Giunto, eventualmente e totalmente (A, B e C), in meta, il punto 2, l’associazione deciderà se lo sciogliersi (non avendo più un fine per cui battersi) o continuare a vivere nei cuori costretti e ristretti, individuando altre battaglie e seguitando l’impegno suo per le vite interiori detenute nelle case, come e mai di meno lo spendersi suo per anime e corpi nelle galere, le condizioni di detenzione dei tutti, i diritti e doveri d’ognuno sempre.
4) Il detenuto, tramite HSH, a prendere idealmente in mano la propria condizione, innocente o colpevole… a prescindere, a farne occasione e stimolo e risorsa per altre interiori vite, incoraggiato e sollecitato in tal senso.
Quale la condanna (o la detenzione preventiva, perlomeno discutibile), non a protestare la propria innocenza o supplicare o pietire l’attenzione altrui per il disagio della sua vita ora, dove e come.
Il detenuto, tramite HSH, potrà battersi in prima persona, se possibile, se lo vuole, o delegare il suo animo al Rappresentante eletto con sbocco, sfogo, arena ideale e pubblica risorsa del Parlamento nazionale (nel locale dell’Associazione HSH internazionale).
5) Il carcere come luogo, intento ed ambizione di rieducazione?
L’associazione, volgendosi a scettici, disillusi, riottosi, emarginati o comunque fuori nell’intimo loro pensiero civile, la HSH a dire: questo è un modo, la proposta pure possibile (in teoria).
Di ambizioni rieducative (come pure semplicemente educative, anche per chi liberamente circola per le strade, detenuto dentro), di valenze come inaudite?
6) Pensiero malizioso e pure suggestivo: se un problema vive, in ambito carcerario, direttori delle carceri stesse, funzionari vari, assistenti sociali o guardie, financo le più deplorevolmente sadiche, a chi potranno rivolgersi?
Al Rappresentante dei detenuti, tra detenuti votato e tra loro eletto.
I detenuti, come fossero di nuovo pensiero, sotto il peso ideale di questa loro responsabilità, portati, stimolati e possibilitati dentro, sì: indotti al comprendere i punti di vista altrui del caso, le loro realtà, le loro vite pure come fossero al carcere condannate.
In ideale interagire, gli uni a dialogare e volti ad intuire, a scrutare e forse capire cosa c’è nell’altro.
7) L’uomo contemporaneo prigioniero nelle proprie città, case e pareti, che le stanze concettuali arrivano fino ad un certo punto, a volte se ne restano inerti, altre… si sforzano e non ce la fanno o, sfiduciate, crollano su se stesse, cadendo tra frustrazioni e depressioni o concedendosi a più facili diversivi quali le tentazioni e le aspirazioni per Successo, Soldi e Sesso (che sì, comuqnue, ma non ad ogni costo e non per tutto un prezzo).
Così supponendo di ingannare la propria realtà interiore, riuscendoci solo in parte e a tempo.
Il detenuto, tramite HSH, a volgersi a l’uomo parimenti nella condizione reclusa del libero carcere del mondo.
Il detenuto, a darsi da fare per liberarlo dalle sue metaforiche sbarre, potendolo fare con la HSH, perché se vuoi liberare te stesso (metafora), adoprarti devi a gli altri liberare.
Il detenuto, in prigione costretto e ristretto, non avendo molto diversivo, la HSH il suo diversivo e, la sofferta detenzione reale, quale condizione ideale a tal fine e di non misteriosa o sfuggente risorsa.
8) Il detenuto, tramite HSH e Rappresentante, a battersi per le difficili condizioni del genere umano tutto perché… che altro avrebbe da fare per aggirare il tempo e, come e al meglio, il tempo, a poterlo raggirare?
Un detenuto, un rappresentante, un popolo.
9) Il mondo oltre la porta della tua cella…
Tu, sei solo una parte del problema (l’umanità tutta essendolo).
L’uomo com’è, chi è, chi potendo anche essere (nelle alternative del suo cuore).
Il detenuto, dedicandosi a risolvere e rieducare, lui, l’uomo presunto libero e circolante, così facendo, le chiavi in mano come le avesse, per risolvere se stesso.
E la condizione reclusa si dice proprio ideale che, se tu fossi solo una metafora, tra stanchezza, la nessuna voglia di pensarci o adoprarsi o le vie dell’ispirazione e dell’esplorazione come ingolfate, sì ti alzeresti nel tuo corpo e la accenderesti la televisione, due passi, il bar, il cinema, le macchine, lo shopping, gadget e giochini vari o altre sì ingannevoli risorse fuggevoli soluzioni alla tua interiore?
Malinconiche e non esplicite fregature.
10) La HSH è uno strumento, una possibile chiave della vita, vera risorsa e luogo di raduno, di incontro e di dialogo, di lotta, di conoscenza e di lotta, per condizioni recluse le più varie e più diversamente sofferenti, siano tali gli stati d’animo di effettiva galera o le metafore dell’alienazione e della detenzione sempre più incombente, più avviluppante, realistica e futuribile.
Venezia, Dotazione 14/ 8 – S.Elena, 8/8/2011.