La clausola democratica
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La clausola democratica
Idea o tentativo di conciliare volontà di rivolta popolare ed eventuali mani sul potere, colpi di stato ecc... Condizione: sana argomentazione e buone motivazioni. Come può convivere la presa illegittima del potere con le esigenze di democrazia che sempre e comunque la libertà di scegliere i propri rappresentanti?
Sì, nel tentativo di conciliare l’inconciliabile, le opposte tendenze e loro esigenze.
Ne la speranza di offrire una disperata formula per regolamentare fenomeni tipo colpi di stato, animi in rivolta o sollevazioni popolari.
Come accade ne la storia dell’uomo, accade la presa violenta del potere e quali le loro argomentazioni?
Spesso, contro le tirannie o governi corrotti o semplicemente indecenti e non tanto per il comune senso del pudore?
Beh, precisazione: qui non si allude all’Italia, per quanto rivoltante, fatiscente ed indisponente possa essere il suo governo nell’attuale.
Dunque, il fatto che chi prenda il potere abbia motivazioni serie e buone argomentazioni per farlo, a farlo con la forza e (moralmente) non facili ad esprimersi le altrui contrarietà?
Fidel Castro e Khomeini (se i ricordi dei fatti che furono non m’ingannano), per fare due nomi noti ed inequivocabili, avevano le loro ragioni, valide (secondo me), stante la situazione che era, hanno fatto pure bene!
Fossi io stato allora, a loro il mio sostegno.
Stante l’andazzo addentro lo stato delle cose.
Il loro errore: considerarsi indispensabili ed inamovibili, loro nel giusto a prescindere, il non mollare la mano sul potere, il non discendere le scale a rimettersi in gioco.
La clausola democratica prevede: sì, prendere il potere con la forza, quando il governo è a tutte le evidenze corrotto (sia pure democratico), impresentabile, pericoloso forse per le condizioni morali, sociali e la vita stessa della nazione, se non delle vere e proprie tirannie...
Potrebbe essere inevitabile, la rivolta, il colpo di stato, prima o poi.
Sì, prendere il potere con un atto violento, di forza ed illegittimo, va bene! concesso.
Condizione: che sulla moralità ostentata e l’argomentazione del suo atto, vi sia valutazione ed espressione di un soggetto internazionale (riconducibile ad ambito ONU) e che tale giudizio, dai rivoltosi, golpisti o nuovi poteri, giudizio quale che sia, giudizio accettato.
Che tale nuova forza, al potere addivenuta, governi e si proponga, facendo le sue leggi (tutto questo sì in stato effettivo di democrazia, solo l’ascesa al potere al di fuori delle regole democratiche), chiarendo le sue idee, il suo animo, il suo potere del momento a dimostrare quello che sa fare.
Lo faccia per quattro o cinque anni, il tempo concesso ad ogni legittimo potere democraticamente eletto, qui tempo concesso ad un iniziale atto di violenza.
In seguito, allo scadere dei quattro o cinque anni, che si rimetta in gioco nell’arena delle pubbliche opinioni.
A farsi valutare e giudicare sui suoi fatti.
L’atto dell’ascesa al potere illegittimo e violento? ma con un certo criterio? accettato.
Pure inevitabile considerata la situazione? accettato.
Perché qualcosa bisogna pur fare! il male peggiore non fare niente?
Così, qualcuno fa e prende il potere, bene! ma poi?
Nello spirito del conciliare le due esigenze, della realtà vigente e dolente e dell’ideale democratico arduo a morire, che il nuovo potere si sottoponga al giudizio popolare, quattro-cinque anni non di più, lo faccia rigorosamente, in modo ineccepibile e nella logica delle libere elezioni, informazione libera e possibile ogni sua documentazione.
Perché il potere che potere rimane, per arroganza, per diritto divino, rivoluzionario o per propria idiozia, è potere per definizione incapace di capire se stesso, i suoi errori, non in grado di correggersi, non più in grado di fare qualcosa di buono o sensato (se lo facesse, come per caso?)
I primi anni, preso il potere e fatte le sue cose, le sue modifiche, le correzioni, a migliorare o anche a peggiorare la realtà del momento? Comunque sia, qualcosa lo può fare.
In seguito, potere rimanendo, ma privo di critica, di contrasto, di confutazione, di dura logica e naturale opposizione, di verifica, il potere è che diventa il Grande Inutile e Pericoloso Coglione.
Quel potere, potere divenuto potere con un atto di forza, riluttante al rimettersi in gioco, da rimuovere a sua volta con la forza? Qui, non mi esprimo.
Sarebbe nell’interesse dello stato, dell’uomo e della vita d’ognuno, ma non mi esprimo.
Sarebbe perfino nell’interesse del potere stesso, ad indurlo a riflettere, a domandarsi: chi cazzo sono? che cazzo ho combinato? dove ho sbagliato?
Il potere che a questo si negasse, superbo, arrogante, tronfio, prepotente, pericoloso ed inutile, da definire, con rigore e buonsenso, di diritto, come Coglione, sull’imparziale dizionario della Storia.